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una recensioneoltre la lavagna

16/11/2018

A. Amendola, B. Gigli, A.M. Monti, "Adolescenti nella rete"

di M. Gloria Calì

Uscito a Ottobre per i tipi de “L’asino d’oro”, il libro conduce un’analisi ampia e approfondita sul rapporto tra adolescenti e uso della rete. Va subito precisata una differenza fondamentale tra Rete (in inglese “Net”, cioè Internet) e Web, che non sono la stessa cosa. L’uso del maiuscolo ci aiuta a chiarire che si tratta di “cose” diverse: esiste infatti, un sistema di archiviazione e costruzione di contenuti smaterializzati (il Web) e un sistema di “trasporto” a distanza (Internet) che consente di spostarsi tra quei contenuti smaterializzati (parole, frasi, immagini, suoni…) e di comporli, ricomporli e/o condividerli.

L’apparente “leggerezza” di questi due mondi, la facilità d’uso che diventa, altrettanto facilmente, uso competente, il costo ormai basso di accesso, l’abbondanza e la funzionalità delle app, ha permesso che per  gli adolescenti contemporanei occidentali la frequenza della Rete non sia più aggiuntiva, ma strutturale, rispetto al loro universo cognitivo, relazionale, emotivo. “Per gli adolescenti, i due piani del reale e del virtuale non sono modalità di vita contrapposte, ma si sovrappongono in modo naturale e con un buon equilibrio”, leggiamo nel testo. La stessa cosa scrive Alessandro. Baricco, nel suo “The game” (2018)[1]: a un adolescente non puoi chiedere di scindere l’identità reale da quella “non reale” (o virtuale…) perché egli è autentico in entrambe le posture.
La spontaneità di queste posture non evita agli adolescenti i rischi, i quali sono esposti da Amendola, Gigli e Monti attraverso il ricorso a come la pedagogia, la psicologia dell’età evolutiva e le più recenti ricerche nell’ambito delle neuroscienze abbiano delineato un profilo molto plasmabile dell’adolescente, che è aperto a molte possibilità di crescita, ma risulta anche vulnerabile agli aspetti più pervasivi dell’uso incontrollato e inconsapevole e del Web e della Rete.

Gli autori, quindi, evidenziano con chiarezza le nuove forme assunte dal disagio adolescenziale, e, per far sì che il lettore adulto, con una qualsiasi funzione educativa (genitoriale, docente…) acquisisca padronanza dei termini e delle strutture il testo è intervallato da utili glossari di termini tecnici sulle forme d’interazione che gli adolescenti praticano sia per conoscere e verificare saperi sia per comunicare attraverso la rete con coetanei sconosciuti e non, sulle forme di dipendenza, sulle patologie nei vari stadi. Altrettanto utili sono i “casi” di devianze a volte patologiche che il libro racconta, calando la teoria scientifica del disagio nell’esperienza, spesso dolorosa, delle persone.

Emerge attraverso la lettura del libro, per poi assumere forma di dichiarazione conclusiva esplicita, che le cosiddette “conseguenze negative” del rapporto tra adolescenti e rete siano in realtà dovute non al mezzo, ma al contesto: le povertà affettive, in primo luogo, causano una naturale ricerca di sostituti delle figure di riferimento “in carne ed ossa”, di conferme nei confronti della propria identità fragile e incerta; le povertà culturali e sociali, d’altro canto, accentuano la difficoltà di costruzione del sé propria dell’adolescente, che, indubbiamente, interagisce con gli aspetti emotivi del finto scambio, costruendo comunicazioni spesso aggressive, offensive, crudeli. In entrambi i casi, il libro non insiste sul problema del disagio adolescenziale trattandolo come se fosse “nuovo”, ma nell’aumentato potenziale di rischio insito in un complesso di strumenti e spazi che sono sempre più complessi e non facilmente controllabili. Anche questa mancanza di filtri critici da parte degli adolescenti, più volte segnalata nel saggio, insieme alla difficoltà da parte degli adulti di intercettare nel magma dei siti e dei social chi davvero pericolosamente interagisce, è riscontrabile ancora in Baricco: nel rapporto tra singolo e “Rete” non c’è più bisogno di mediatori, di “sacerdoti”, come lui li definisce, i quali, invece, erano indispensabili per accedere ad alcuni “mondi” con cui il soggetto si relaziona nell’esercizio della sua socialità: Educazione, Conoscenza, Potere…

Così come è strutturale l’uso del web e della rete nella realtà contemporanea, altrettanto strutturale dev’essere l’approccio positivo nei confronti del problema, e in questo il libro aiuta nella costruzione della consapevolezza personale e professionale. Dopo la disamina articolata delle negatività reali e potenziali, il libro è disseminato di paragrafi intitolati “Cosa fare”, in cui, a specifici aspetti problematici (apprendimenti, bullismo, dipendenza) sono affiancate piste di soluzione, che consistono, in tutti i casi, in un diverso atteggiamento da parte degli adulti, più attenti, attrezzati, disposti a collaborare tra di loro (docenti formati adeguatamente; alleanze scuola-famiglia; psicoterapia). 

Il paragrafo conclusivo ha un titolo che spalanca una finestra su una nuova umanità possibile, di cui questi adolescenti contemporanei possono essere gli antesignani, solo, però se gli adulti a cui essi sono affidati prestano loro un’onesta e disinteressata attenzione, diventando capaci di affiancarli senza soffocarli e se, come scrivono gli autori, “ci si aprisse a idee nuove, che riconoscano quello che è veramente importante per gli esseri umani”.

Note

1. La stessa cosa scrive Alessandro. Baricco, nel suo “The game”, uscito a settembre 2018, che può costituire una cornice generale al libro di cui discutiamo, in quanto traccia un complesso quadro storico e storico-sociale della vita di oggi dal punto di vista dell’”oltremondo”, come l’autore definisce la “realtà virtuale”. 

A. Amendola, B. Gigli, A.M. Monti,
Adolescenti nella rete,
L’Asino d’oro, Roma, 2018
pagg. 158, Euro 14,00
ISBN: 8864434739