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una recensioneoltre la lavagna

24/04/2017

Assunta Morrone, "Ritorno alla Grande Gravina Bianca"

di Anna Di Iulio

Lo scorso marzo è uscito il secondo libro della trilogia fiabesca dedicata al falco grillaio Eustachio Naumann di Assunta Morrone.  Ritorno alla Grande Gravina Bianca è illustrato da Jole Savino ed edito da Falco Editore. Il libro segue Le Montagne che camminano, dove incontriamo per la prima volta il protagonista, Eustachio, principe del regno di Grillonia, che si smarrisce tra le montagne di Alimenia durante la stagionale migrazione verso la Prateria del Sole e, solo, abbandonato dal gruppo, deve fare i conti con i suoi limiti, primo fra tutti la sua ancora scarsa abilità per il volo. Ma Eustachio, se non ha le ali ancora adatte, ha il cuore "spiccato", libero di volare alto nei desideri, e può entrare così, come nella migliore tradizione favolistica, nell'impossibile.

Impossibile sembrerebbe, infatti, tornare a casa, alla Grande Gravina Bianca, ambientarsi in un territorio alieno, passare l'inverno in un luogo gelido e innevato, avere rapporti con gli altri animali che lo considerano uno straniero. 

Ma, come chiede Cristina Campo nel suo Gli imperdonabili " A chi va nelle fiabe sorte meravigliosa? A colui che senza speranza si affida all'insperabile", Eustachio si affida a Giò del Pantano soprannominato Lupo Grigio. Se gli altri personaggi della fiaba sono tutti animali antropomorfizzati, Giò è l'unico umano che abita nel territorio di Alimenia. È il buon genio che porterà Eustachio pian piano alla conoscenza del mondo e di sé, e inizierà con lui una relazione che atterrà a un nuovo ordine di rapporti e di scambi: l'umano e l'animalesco si incontrano in uno scambio arricchente e fruttuoso. "Ho imparato da lui che basta guardarsi con attenzione e si diventa uguali anche quando si è diversi". La stessa esperienza Eustachio la vive con l' eroina del racconto, Tina. Tina è un falco pellegrino femmina dalle dimensioni più possenti, ma il nostro eroe non ne ha mai considerato la differenza e quando Giò glielo fa notare esclama: "Tina non è un falco come me?" Influenzata da questa serena accettazione, Tina, da petulante e sciocchina falchetta  nello svolgersi della storia diventerà riflessiva, ingegnosa e saggia e sarà risolutiva in più circostanze critiche. 

Mi piace molto che la scrittrice l’abbia resa fuori dagli stereotipi  di genere, essa è una vera personaggia, in un gruppo nutrito di altre presenze,  tutte memorabili, grazie anche alle illustrazioni di Jole Savino che ci aiutano a visualizzarle meglio. Non solo. La disegnatrice non descrive semplicemente la storia, la interpreta con sensibilità, scavando nella sua e nella nostra psiche e con audacia, a volte, ci svela ciò che la scrittura ancora non dice.
Sulle copertine dei due testi troviamo rappresentato  Eustachio: nel primo è ancora un falchetto antropomorfizzato, nel secondo, se non fosse per il becco, è un ragazzino di oggi. Questa metamorfosi è un'anticipazione di ciò che seguirà nel prossimo episodio? Oppure e inoltre un modo per dire che se frequentiamo le altre specie non possiamo non vedere le somiglianze che ci accomunano e che ci uniscono?

Sicuramente nei due racconti c'è l'idea che sia possibile conoscersi pienamente solo attraverso la relazione con gli altri e che solo insieme ci si possa misurare con i problemi che ci affliggono. L'autrice affronta la complessità della vita, il Bene e il Male, mescolando avventura, mistero, emozioni con forza e fiducia e con un salutare ottimismo.
La lingua è piena di sfumature: poetica la descrizione della bellezza delle montagne; divertente la presentazione del Barone Vincenzo Ortivo di Renatt detto Vivì; enigmatico il silenzio del cane Black; entusiasmante la battaglia contro la strega Perfida Fetida e i  Liquombi; delicata la narrazione della storia d'amore tra Eustachio e Tina; metaforica  la difficoltà di volare di Eustachio...
l volo appare come metafora dell'azione maieutica dell'educazione: far crescere le ali, addestrarle al volo, attrezzarsi con strumenti adatti a superare le difficoltà, e cadere, cadere spesso, perché si impara anche dagli errori, ci rimanda anche alle esperienze dell'autrice che è una dirigente scolastico, ed è stata a  lungo insegnante.

Infatti i libri per l'infanzia non sono pura evasione o scappatoia per eludere i problemi, al contrario sono altamente formativi, un alimento indispensabile per crescere, una bussola per orientarsi nel mondo. E, concluderei, questo vale non solo per bambine e bambini. Credo infatti con Nadia Terranova che, come adulti "non  smettere mai di leggerli è il regalo più clandestino, colto e immaginifico che possiamo farci."

Assunta Morrone, Eustachio Naumann. Ritorno alla Grande Gravina Bianca, Falco Editore, Cosenza, 2017, Euro 10.

 

Scrive...

Anna Di Iulio A lungo insegnante di Inglese di scuola secondaria di II grado; membro del Direttivo del CIDI di Pescara.