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una recensioneoltre la lavagna

16/02/2019

"Dieci donne insegnanti tra passato prossimo e futuro anteriore"

di Nadia Blardone

Ognuno di noi ha qualcosa da raccontare, quando si parla di scuola.
Nel rapporto con l’esperienza scolastica, almeno come studenti o genitori, avvertiamo il forte legame con le scelte della nostra vita. Pertanto la composizione del racconto sulla scuola è mutevole a seconda delle vicende individuali di chi le testimonia.

Questo libro ci offre uno sguardo particolare, toccante e competente che è, ugualmente,  personale e collettivo, storico nello sviluppo temporale e politico nelle criticità che evidenzia.
Dieci insegnanti, non casualmente donne legate al collettivo sindacale di sinistra, restituiscono il racconto frammentato e la riflessione corale del passaggio e del sostare nella scuola, prima come allieve e poi come docenti in ambiti diversi. Un viaggio che coincide, per larga parte, con il tempo delle loro vite.
Lo fanno con la modalità dello scambio che non  pone limitazioni, con attenzione e cura per l’ascolto, con atteggiamento di ricerca che fa spazio e lascia emergere i singoli episodi.

Dall’analisi dei ricordi  viene ricostruito un quadro comune dove ritrovare, quasi con un soprassalto, insieme all’odore di gesso e calamaio delle aule di bambini, i luoghi della Torino perduta di anni lontani, il fermento rivoluzionario che ha spinto e sostenuto chi ha incominciato a insegnare con la convinzione di  migliorare il mondo, anche “ l’orizzonte di senso” delle scelte compiute.
Il vissuto, che in questo libro guida e accompagna nell’itinerario scolastico, si  caratterizza nel confronto continuo con le esigenze mutevoli dei bisogni educativi e sociali, attraverso i cambiamenti: da un modello di scuola trasmissiva, selettiva, all’apertura innovativa, alla sperimentazione metodologica e didattica, all’attuazione delle riforme e degli ordinamenti accompagnata dalle varie fasi di fermento propositivo, di spinta anticipatoria, di crisi di transizione e talvolta di forza nel rifiuto.

Vengono ripercorse e rivisitate le tappe che hanno caratterizzato il percorso evolutivo in anni cruciali per la scuola italiana. Fra le tante: l’avvio della scuola media unica, il nuovo esame di maturità, la rappresentatività degli organi collegiali nel nuovo rapporto con le famiglie,  l’integrazione scolastica degli alunni disabili nel processo che era iniziato con l’abolizione delle classi speciali, fino all’autonomia scolastica che sembrava  portare la promessa di apertura alla responsabilità di ogni istituzione scolastica nella scelta dei percorsi formativi e nell’organizzazione didattica.

Ogni fase raccontata ha in sé l’incontro con la profondità della domanda di autenticità che riconduce a questioni sempre aperte: come si costruisce una comunità educativa? Quali sono le caratteristiche formative che pongono la base di una comunità professionale? Da quale tipo di vincoli si è liberi nell’insegnamento e come si definisce una scuola inclusiva e laica?
Il filo conduttore è il rispecchiamento della scuola nel cambiamento culturale del paese. Il libro è narrazione inserita nella trasformazione sociale, intrecciata alla rivoluzione pedagogica che ha mutato le relazioni educative e la didattica. Contestualmente è storia della maturazione personale e professionale delle autrici inserita nella criticità dei vari passaggi e nella complessità delle scelte che, prima di diventare intellettuali e politiche, sono incarnate nelle loro vite.

Avvertiamo, nel leggere, la tensione civile e culturale che le  ha condotte a maturare e a riconoscere la matrice che ancora le accomuna e che le ha formate, prima come cittadine e poi come insegnanti: l’appartenenza ai principi di uguaglianza, la difesa dei diritti dei più deboli, il riconoscimento delle pari opportunità educative.
Si colgono, con immedesimazione emotiva, gli snodi che hanno indirizzato le loro svolte, la radice che ha fatto sì che, come insegnanti, fossero “da una parte”,  che è quella della piena inclusione delle differenze, della non umiliazione, della cooperazione.

E poi si avverte il senso del lavoro di insegnante condotto come esercizio continuo di ricerca per l’innovazione e il miglioramento, della scuola come laboratorio al servizio della giustizia e dell’equità sociale.
Per chi non ha lavorato nella scuola entrare in queste pagine vuol dire trovare un mondo che comunque gli appartiene, inevitabilmente legato ai nodi evolutivi della propria identità, non solo culturale.
Chi vi ha svolto a lungo la propria professione può ritrovare un personale “album fotografico” dove ogni immagine riconduce alle ragioni del proprio impegno.

Esiste infatti la consapevolezza di un grande privilegio nell’entrare ogni giorno a lavorare in una scuola: la connessione fra il quotidiano agire professionale e il gesto politico, inteso come tensione verso la garanzia di successo formativo per ogni alunno affidato.
Grazie dunque alle dieci autrici che ci ricordano, in modo molto ben documentato, che la scuola è il luogo della continua disponibilità a porsi nuove domande, nel costante interrogarsi con il divenire della realtà circostante.

Le risposte educative, oggi come nel passato, sono infatti temporanee: già nel nascere si presentano aperte a future, nuove sfide.

AA.VV. Dieci donne insegnanti* tra passato prossimo e futuro anteriore,
Giancarlo Zedde Editore, 2018,
Pagine 240 pagine
Euro 18

* Concetta Abbà, Renata Campini, Anna Casucci, Fiorenza Ciastellardi, Margherita Dotta Rosso,
Carla Fantozzi, Anna Garelli, Antonia Inghingalo, Fulvia Porro, Sandra Rinaudo