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una recensioneoltre la lavagna

02/12/2016

Eleonora Aquilini, "I programmi scolastici di scienze nell’Italia unita. Dal 1860 al 1955 "

di Leonardo Barsantini

Dalla lettura del testo di Eleonora Aquilini – I programmi scolastici di scienze nell’Italia unita. Dal 1860 al 1955 - si evince con chiarezza quanta scuola di oggi sia radicata nella scuola di ieri, dove per ieri si intende un cammino lungo centocinquant’anni.

La scuola italiana del 1860 deve fare i conti con problemi enormi, primo fra tutti quello dell’analfabetismo di massa che raggiunge punte vertiginose in alcune zone d’Italia. Un compito non facile quello di elevare il livello culturale del Paese, almeno nel “Leggere, scrivere e far di conto”, se per la maggioranza dei giovani le conoscenze di base sono compresse nei primi due anni (la sezione inferiore e superiore) e la prassi didattica concepisce l’alunno come imitatore del maestro.
I fortissimi vincoli di spesa, l’opposizione della cultura contadina e le resistenze dei parroci completano il quadro delle difficoltà di una scuola che si muove nel solco di una proposta “didattica che risente del pedantismo e dogmatismo dei Gesuiti”. Per i pochi che ci arriveranno, Eleonora Aquilini ci informa che “L’insegnamento delle scienze fisiche e naturali compare in quarta (la nostra quinta) insieme a quello di storia, oltre ad un ampliamento della geografia. Sono questi insegnamenti concepiti come compresi nella lettura”, e prosegue “Possiamo dire che ancora oggi molta parte dell’insegnamento scientifico è rimasto lì, alla lettura, ed è cioè opposto alla concezione dell’insegnamento delle scienze come sperimentale e laboratoriale”. Come non essere d’accordo con questa osservazione.

Finalmente nel 1888 compaiono i programmi di scienze la cui "Premessa" definisce in modo chiaro, per usare le parole di Eleonora Aquilini, “il rapporto fra idee, concetti e parole che deve essere costruito e definito nell’insegnamento”. Le considerazioni riportate nella Premessa sono così attuali che la scuola non le ha ancora accolte completamente.
Le scienze entrano nei programmi della scuola come “Scienze e Igiene”. Aquilini osserva che “Le indicazioni della Premessa restano di grande significatività per la scuola primaria e per tutto il primo ciclo. Infatti, le fenomenologie semplici, studiabili senza far riferimento a leggi e teorie complicate, le osservazioni, gli esperimenti, i confronti che portano a descrivere (o a constatare) dovrebbero costituire “il fare scienze” in questi livelli scolari. Le scienze nella scuola primaria necessitano dello spirito del Positivismo”.

Il nuovo secolo porta con sé i programmi del 1905 e un’estensione dell’obbligo scolastico, peraltro poco rispettata. Eleonora Aquilini riporta il seguente passaggio tratto da questi programmi: “È un falso metodo che colpisce l’attività conoscitiva nella sua vera e viva radice, quello che trascura quello che si può osservare direttamente, per sostituirvi nozioni verbali di cose remote e senza il sussidio di adeguate rappresentazioni…”, ed evidenzia con chiarezza la, purtroppo, sempre attuale forza della parola del libro di testo come unico strumento di conoscenza in ambito scientifico e il metodo dogmatico che porta gli studenti a costruire il noto per mezzo dell’ignoto.
La forza del libro di testo è però trasversale a tutte le epoche se pensiamo che la storia della scuola italiana ha visto libri di testo ristampati per oltre cinquant’anni. Aquilini ci mette anche in guardia dal cadere nell’esaltazione del passato perché la scuola di cui si parla ha pur sempre forti caratteri nozionistici e tende a trasformare la scuola elementare in “una piccola scuola professionale”, soprattutto nell’insegnamento di Igiene. Oggi parlare di igiene nei programmi scolastici può stupirci, ma dobbiamo ricordare che l’Igiene pone le sue basi scientifiche proprio alla fine dell’ottocento e, a quanto pare, nel 1905 è pronta a entrare nella scuola italiana.  

Negli anni venti del secolo scorso la scuola positivista passa il testimone all’idealismo. Nella "Premessa" ai programmi della scuola elementare fanno la loro apparizione i “concetti di “spirito” che si manifesta e di “anime” che vengono a contatto”, e, naturalmente, scompaiono i programmi di scienze. La scuola che ha come compito quello di collegarsi a processi puramente spirituali tiene in scarsa considerazione le discipline scientifiche e sperimentali, fra l’altro definite pseudoscienze. L’acuto giudizio di Eleonora Aquilini mette a confronto, con una battuta, positivismo e idealismo: “Dal criticabile positivismo che metteva al centro le cose siamo passati ad un modo di vedere che le rende accessorie e in un certo senso le esclude dall’orizzonte dell’insegnamento. Ancora le stiamo ricercando”. 

La visione idealista lascia il passo alla fascistizzazione della scuola dall’infanzia all’adolescenza permettendo all’Opera nazionale balilla - apparato di carattere paramilitare - di interferire, con le organizzazioni dei balilla, degli avanguardisti, delle piccole e giovani italiane, con i compiti educativi della scuola italiana. È in quest’epoca che il libro di testo diventa libro di stato e si dovrà attendere la seconda guerra mondiale per avere una nuova scuola e nuovi programmi. Eleonora Aquilini ci fornisce una lettura dei programmi del dopoguerra dalla quale “emerge chiaramente il ruolo che deve avere la scuola nella rinascita della nazione: quella di educare gli alunni alla cultura e al lavoro. Il linguaggio più che ispirato da ideali pedagogici è sostenuto da ideali civici”.
La scuola prende di nuovo le distanze dal positivismo e l’apprendimento delle scienze passa ancora attraverso un atteggiamento spirituale. Una curiosità, si introduce una nuova proposta didattica: la ricerca di notizie e dati su libri e su enciclopedie. Questa diventerà uno standard (la famosa “ricerca”), per chi, come me, ha frequentato la scuola elementare nella seconda metà degli anni sessanta, ma forse anche per chi l’ha frequentata dopo. 

L’ultima tappa di questo interessante percorso sono i programmi del 1955 che “raccolgono le idee maturate in campo pedagogico e psicologico in Europa e in America dagli inizi del Novecento, ma sono anche determinati dalla nuova Costituzione dello Stato”. Eleonora Aquilini rintraccia in questi programmi le proposte didattiche pluridisciplinari ancora oggi presenti nella nostra scuola e il tentativo di piegare le materie sull’alunno. Questo tentativo non ha mai veramente raggiunto il suo scopo, ma questi programmi, come quelli che li hanno preceduti e tutti questi centocinquant’anni di scuola italiana, riassunti in questo volume, hanno un profondo valore per comprendere la scuola di oggi. 

Eleonora Aquilini – I programmi scolastici di scienze nell’Italia unita. Dal 1860 al 1955, Aracne editrice, 2016, pp. 48, in volume 7 euro, in pdf 4,3 euro.