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13/01/2020

Giuliano Spirito, “Un gioco nell’aria" - Intervista all'autore

a cura di insegnare

Il titolo del libro suscita immediatamente una prima domanda: quando, dove, come si incontrano matematica e letteratura?

S. Alcuni luoghi meno sorprendenti dove matematica e letteratura si incontrano sono le pagine di scrittori come Calvino, Borges, Queneau, che utilizzano esplicitamente, per le loro narrazioni, suggestioni che della matematica sono tributarie. Quando Calvino nelle Città invisibili scrive per l’appunto di città che sono “specchio” di altre, o quando Borges in Finzioni ipotizza una biblioteca universale che si identifichi con l’universo e quindi con la numerosità illimitata di possibili intrecci e scambi, quando Queneau, nel suo Centomila miliardi di poesie, propone una macchina combinatoria per produrre sonetti in numero strabiliante, è chiaro che questi scrittori stanno giocando con idee e persino tecniche che dalla matematica sono ispirate…

Però, ben oltre Calvino, Borges e Queneau, nel libro ci sono moltissimi scrittori che nelle loro opere, per usare la tua immagine, non fanno esplicitamente questo gioco…

S. Verissimo. Però è anche vero che è il grande Thomas Mann, sia pure di passaggio e all’interno di un romanzo “minore”, a darci la definizione più bella di matematica che io conosca: “un gioco nell’aria, o forse fuori dell’aria, in regioni senza polvere comunque…”. Così come è  lo scrittore umorista Achille Campanile, che, pur senza richiamare esplicitamente la logica, suggerisce splendidi e spiazzanti paradossi (ed è noto quanto questi siano cruciali nel pensiero logico-matematico).
Sempre Campanile,  citando un aforisma di  Lord Brummel secondo cui si è tanto più eleganti quanto più si riesce a passare inosservati, rileva che, se è vero che il nobile inglese, dando ancora un’ultima prova di buon gusto, aveva voluto per disposizione testamentaria  che il suo funerale fosse inosservato,  “la cosa incuriosì talmente che tutta Londra era lì a vedere come riusciva bene a passare inosservato”. Insomma, scrittori molto diversi tra loro, ma ugualmente lontani da ispirazioni e curiosità matematiche, ci fanno apprezzare e godere di aspetti e risonanze che alla matematica danno sapore e colore…

Dunque il lettore si deve aspettare un saggio sui legami, prevedibili o anche imprevedibili, tra matematica e letteratura…

S. Se il lettore si aspettasse un dotto e raffinato saggio su questi temi, resterebbe profondamente deluso (o sensibilmente sollevato, dipende dalle sue inclinazioni…).  In realtà ciò che si troverà davanti è una sorta di antologia di passi letterari in cui gli scrittori di mia scelta entrano in qualche modo in risonanza con idee e concetti della matematica. Ma metto in avviso il lettore su questo: la mia è un’antologia “egotica”, il cui “curatore” risulta piuttosto invadente: le scelte letterarie sono motivate principalmente dalle mie propensioni e dai miei gusti; propongo un  personale  percorso che si articola intorno ad alcuni concetti fondanti della matematica, dove, non avendo certo le pretese di essere considerato un critico letterario, sottolineo aspetti e tematiche degli scrittori funzionali alle mie in-tenzioni. Né mi trattengo dal chiosare, dall’interpolare, dall’aggiungere continuamente commenti e note a margine. 

Nel libro ci sono anche alcune schede di matematica, in cui si espongono nozioni di base in forma piana e divulgativa: a quale tipo di lettore il libro si rivolge?

S. Il libro nasce da due passioni. La passione per la matematica, o meglio per quella matematica che ho frequentato di più e che ha permeato di più la mia esperienza di insegnante, cioè la matematica dei fondamenti, delle idee trasversali ai meccanismi del pensiero, della logica e dei suoi approdi insicuri e “scivolosi”. E poi la passione per la letteratura, coltivata – come ho già detto e rivendicato - non secondo criteri sistematici, ma sull’onda di gusti e inclinazioni personali.
Conseguentemente ho in mente due tipi di lettori privilegiati: chi si occupa di matematica, a qualsiasi titolo, ma, nel contempo, coltiva il piacere della lettura; e chi invece si occupa, sempre a qualsiasi titolo, di letteratura, ma nutre anche una qualche - sia pure non lineare, a volte persino contraddittoria – attrazione verso il “misterioso” mondo della matematica. Ma poi il mio augurio è che il libro, che privilegia i toni lievi dell’ironia e della leggerezza, possa risultare intrigante e piacevole per chiunque sia sufficientemente curioso da voler esplorare territori meno consueti, a costo di mettere in discussione gli steccati che spesso separano cultura scientifica e cultura umanistica.

Infine, una domanda inevitabile per una rivista che si chiama "insegnare": ritieni possibile, e eventualmente in che modi e in che forma, un uso “didattico” del tuo libro?

S. In verità non ho scritto “Un gioco nell’aria” in funzione di un suo utilizzo didattico. Però è pur vero che la sua scrittura risente e che dalla sua scrittura traspare il fatto che è opera di un insegnante. Forse non tocca a me dirlo, ma mi sembra che il libro si presti a essere utilizzato nella scuola per una duplice via. Da una parte, in quanto raccolta di spunti e di materiali, una sorta di “riserva” a cui il singolo insegnante, che sia docente di matematica o di lettere, possa attingere per il suo lavoro quotidiano; dall’altra, laddove, come è auspicabile, siano progettati e messi in atto percorsi comuni concordati tra insegnanti di aree disciplinari diverse, si potrebbe ipotizzare qualcosa di più: l’uso di alcuni capitoli, opportunamente selezionati in funzione del tema scelto,  per far lavorare alunne e alunni direttamente sul testo nell’ambito di attività di ricerca e di approfondimento.

 

Giuliano Spirito, “Un gioco nell’aria
- Incontri tra matematica e letteratura”,

Mateinitaly, Milano, 2019
pagg. 240, Euro 15,00.

Giuliano Spirito è un insegnante di matematica autore di innovativi manuali scolastici e di fortunati libri di divulgazione; da sempre attivo nel Cidi, ha tenuto su “insegnare” (edizione cartacea),  una rubrica dal titolo “Le città invisibili”.

Con questa intervista “insegnare” intende evidenziare l’originalità dell’assunto del libro, dedicato a un argomento insolito, quello dei possibili rapporti tra due campi di  sapere in genere ritenuti, se non estranei, tra loro poco affini.