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c'era per noioltre la lavagna

25/06/2017

Come insegnare e imparare l'italiano oggi: il convegno

a cura di Anna Baldissara

Nella splendida e suggestiva cornice della Sala del Capitolo di San Domenico Maggiore si è tenuto a Napoli il convegno Come insegnare e imparare l'Italiano oggi: difficoltà e proposte organizzato dall’Assessorato all'Istruzione del Comune di Napoli, guidato da Annamaria Palmieri,  in collaborazione con la rivista insegnare, le associazioni CIDI Napoli, GISCEL Campania, LEND Napoli, ADI-SD Campania e la rivista Il Tetto.
Il convegno è nato in risposta alle recenti polemiche sulle carenze linguistiche degli studenti denunciate nella lettera appello firmata da seicento tra docenti universitari, accademici della Crusca, storici, filosofi, sociologi e economisti e inviata al governo e al parlamento per chiedere "interventi urgenti" per rimediare a tali carenze.
All’incontro hanno partecipato Annamaria Palmieri, Assessore alla scuola e all'Istruzione del Comune di Napoli, Mario Rovinello, della redazione de Il Tetto, Adriana Passione dell’ADI Scuola, Valentina Mayrhofer della GISCEL Campania, Antonio Maiorano del CIDI Napoli e Mario Ambel, Direttore della rivista insegnare.

Annamaria Palmieri, in veste di esperta del settore, di moderatore e di padrona di casa, partendo dalla "lettera dei Seicento", ha aperto i lavori, ricordando le motivazioni e le caratteristiche dell'iniziativa e le ragioni per cui il suo Assessorato aveva inteso dare la "parola alle scuola", in quanto  comunità scientifica,  che ha il diritto e il dovere di riflettere sul proprio agire e sui risultati che raggiunge o le difficoltà che incontra.
L’incontro è stato infatti preceduto dalla riflessione effettuata, nei mesi scorsi, nelle varie scuole napoletane a seguito dell’invito dell’Assessore Annamaria Palmieri, che ha chiesto agli insegnanti napoletani di far "sentire la propria voce, proponendo un livello di consapevolezza e di elaborazione coerente con l'impegno di chi quotidianamente lavora per l'inclusione di cittadinanza in classi sempre più caratterizzate da pressioni esterne di vario tipo e dalla estrema eterogeneità dei livelli socio-culturali di partenza, da ritenere una risorsa e non un ostacolo".
Il convegno è stato quindi anche un'occasione per mettere a confronto le esponenti delle molte scuole che hanno aderito all'iniziativa [1] e le rappresentanti delle associazioni culturali “Lo Squarcio” e  “A voce alta”. Forte è stata la risposta di ciascuno, che ha portato i risultati delle indagini condotte nelle scuole di appartenenza, sia singolarmente che a nome dei consigli di classe o interclasse e dei dipartimenti disciplinari.    
Su insegnare alcune delle risposte pervenute verranno progressivamente pubblicate nella pagina Come insegnare e imparare l'italiano oggi: difficoltà e proposte.

Negli interventi iniziali di saluto, Adriana Passione dell’ADI Scuola ha sottolineato l’importanza del testo letterario inteso come riflessione utile alla lettura, alla comprensione e alla riscrittura. "La letteratura, se intesa invece in senso tradizionale e libresco, non può essere la priorità dell’insegnamento dell’italiano, soprattutto in un contesto progressivo di acquisizione delle competenze linguistiche e quindi dello specifico letterario".
Per Antonio Maiorano del CIDI Napoli "conoscere la grammatica non garantisce una maggiore competenza linguistica, piuttosto bisognerebbe partire dalle competenze di base". Per lui è importante "ripartire dalle scuole e dalla realtà di paradigma per cui l’atto dello scrivere strutturato è stato fortemente messo in discussione dagli alunni che scrivono con difficoltà, ma ciò non è ascrivibile alla scuola, ma al cambiamento della mission". La sua proposta, quindi è quella di "ripartire da un’idea di lingua che ha il suo centro non nella grammatica, ma nella educazione linguistica democratrica e nelle Indicazioni Nazionali".

Valentina Mayrhofer del GISCEL Campania ha centrato il proprio intervento  sul cambiamento operato nella società attuale dalla presenza e dall’uso delle nuove tecnologie e sulle implicazioni di natura cognitiva e linguistica.   La studiosa afferma, infatti, che  "le nuove tecnologie hanno portato le nuove generazioni a sviluppare maggiormente l’emisfero destro del cervello, intuitivo-olistico, predisposto a cogliere nel loro insieme configurazioni di segni e, quindi, il procedere sintetico, globalizzante, induttivo in luogo dell’emisfero sinistro logico-razionale, specializzato nell’analisi di sequenze di segni poste in serie lineari, secondo un procedere lineare, sequenziale, analitico, deduttivo, seriale". Ciò determina, in alcuni momenti, una situazione di incomunicabilità tra docenti e studenti perché è come se si parlasse in lingue diverse. "Di qui l’esigenza di superare il modello di insegnamento erogativo-trasmissivo e di promuovere moduli di insegnamento-apprendimento capaci di sollecitare una interazione tra diverse forme di comunicazione, con particolare attenzione a quella multimodale.
Mario Rovinello, in rappresentanza della rivista Il Tetto,  ha sottolineato l’essenza della rivista, militante e critica, che ha come punto di riferimento la Carta Costituzionale e quelli che sono i diritti costituzionali, quale il diritto allo studio, affermando la posizione fortemente critica della rivista nei confronti della riforma della scuola.

Molto efficace e significativo l’intervento di Mario Ambel, Direttore della rivista insegnare. A lui il compito di proporre una lettura interpretativa delle risposte al call promosso dall'Assessorato
In apertura  Ambel ha contestato duramente la lettera dei Seicento, non tanto per la denuncia, ma per le tre proposte che lui ritiene non la soluzione ma la conferma delle "vere cause dei mali della scuola: l'eccesso di didattica tradizionale, l'eccesso di valutazione, la dipendenza di ogni ordine di scuola dal successivo" Si sofferma sull’ultima causa che "è quella pedagogicamente più grave perché, se è vero che ogni ordine di scuola deve essere consapevole del successivo, è assai sbagliato che abbia nei suoi confronti un atteggiamento servile. I diversi ordini di scuola devono garantire gradualità, progressività e coerenza a un percorso lineare e verticale, ma è molto pericoloso asservire un ordine di scuola a quello successivo". 
Quindi ha proposto  due  criteri di lettura e restituzione delle risultanze delle risposte delle scuole: "I fattori di crisi e le proposte".
Per grandi linee, i docenti che hanno risposto alle domande stimolo dell’Assessorato hanno evidenziato "fattori di crisi sia interni che esterni alla scuola" e non hanno tralasciato di sottolineare le responsabilità della politica scolastica che nell’ultimo ventennio ha portato a un indebolimento delle risorse umane, economiche, di tempo, di serenità della scuola. "Una denuncia forte e trasversale a tutte le scuole - ha proseguito Ambel - riguarda i guasti che procurerebbe la società digitale, vista come fonte di disaffezione alla lettura e alla scrittura e soprattutto di caduta verticale di tempi di attenzione,  ma anche di trasformazione profonda del pensiero, anche se l’interpretazione che ne consegue non è sempre negativa. Ma dall’analisi delle risposte dei docenti emerge la "percezione diffusa che dall’essere digitali vengano più problemi che potenzialità e risorse, anche se questo sembra  quasi un eccesso difensivo, il segnale di un disagio non governato fino in fondo. Ed è pur vero, però, che molte sono le responsabilità e le crisi interne che le scuole in parte tacciono. In particolare non è sempre lucida l'analisi sul modo di insegnare a leggere e scrivere in questi tempi nuovi, anche se non mancano i racconti di esperienze positive.
 Ambel individua poi  due primi gruppi di proposte: quelle degli innovatori (minoritari) e dei conservatori (un po' nostalgici). I primi vogliono accettare fino in fondo la sfida delle nuove tecnologie, i secondi suggeriscono di ripartire dalle competenze di base a costo di rinunciare all’innovazione con una forte rivendicazione della centralità dell’area umanistica, intesa anche come antidoto agli aspetti più deleteri della... postmodernità.
Ma tra queste due posizioni più estreme, si fa strada la visione di chi propone una conciliazione tra passato, presente e futuro, tra tablet/penna su carta/ lettura video/scrittura digitale. E da qui potrebbe emergere  la vera essenza  dei risultati della proposta di discussione. Come afferma Mario Ambel, "il dovere della scuola è saper traghettare il passato nel presente per costruire il futuro. La scuola è perdente sia se si rifugia nel passato, sia se serve il presente, sia se si illude di proiettarsi nel futuro senza adeguate strumentazioni: è invece compito della scuola costruire l’anello generazionale tra il passato, la tradizione culturale, il presente, il lavoro quotidiano in classe, e il futuro". Ne consegue  una riflessione forte, che è anche un rammarico: "di fronte alle sfide che oggi ci pone il mondo, saremmo più tranquilli se fossimo davvero riusciti a migliorare il modo di ascoltare, parlare, leggere e scrivere, così come ci indicarono le "Dieci tesi per l'educazione linguistica democratica" nel 1975; oggi forse potremmo affrontare con più serenità anche i problemi che nascono dalla tecnologia e dalle nuove modalità relazionali".
Dolorosa è la conclusione del suo discorso in quanto egli afferma che si ha "la sensazione che oggi la scuola abbia dei seri problemi con la realtà. Non solo la realtà esterna la travolge, la condiziona, la stravolge, ma è un po’ come se la scuola oggi si fosse abituata a delegare ad altri la legittimazione del proprio lavoro: progetti, situazioni reali da scimmiottare nei "compiti di realtà", alternanza scuola lavoro… La scuola tradizionale nei confronti della realtà o è immobile e la rimuove, fa finta che non ci sia, non se ne occupa, guarda ad altro, sogna, divaga, oppure diventa asservita alla realtà, la serve, fornisce soggetti adatti a muoversi in essa senza spirito critico e capacità di autonomia di giudizio".
La scuola progressista, invece, secondo Ambel, ha un rapporto dialettico con la realtà, è  impegnata a dare gli strumenti per capirla, interpretarla e, possibilmente, per farne una migliore, né rimuovendola, né asservendosene. Per il Direttore di insegnare "è questa forse la matrice da cui ripartire anche per rileggere i problemi dell’educazione linguistica".

Nel corso del convegno l’Assessore Anna Maria Palmieri ha premiato i giovani studenti che hanno partecipato al concorso per le scuole secondarie di primo e secondo grado dal tema: "Volere è potere, volare è potare": la lingua di Totò, inserito nelle manifestazioni del Maggio dei monumenti 2017 O'MAGGIO a TOTÒ.  I giovani studenti, che fino a quel momento avevano seguito in perfetto silenzio l’andamento del convegno, hanno movimentato l’incontro esultando con entusiasmo durante la premiazione e tenendo banco  durante la spiegazione e la visione dei loro lavori.

Risultano premiate le seguenti classi della scuola secondaria di primo grado:
- Primo classificato: 2^C dell’IC Tito Lucrezio Caro – Berlingieri.
Secondo classificato: gruppo alunni 3^A e 3^B dell’IC Cuoco – Schipa.
Mentre risultano premiate le seguenti classi della scuola secondaria di secondo grado:
- Primo classificato: gruppo alunni 3^I Enogastronomia ISIS Vittorio Emanuele.
Secondo classificato: 4^A Meccanica ITI Augusto Righi.
Menzione speciale alla 1^G dell’IC Russo Montale e attestati di partecipazione alle classi 2^C, 3^B e 3^C dell’IC Alpi – Levi.

Divina Commedia, dal Canto V

All’ingresso dell’inferno vi è Minosse, la creatura mostruosa che urla, sbatte e confessa i peccatori, le anime dannate (i rannate)  indicando loro in quale cerchio dell’inferno dove devono andare. Per saperlo basta contare il numero delle volte che gira la coda.  Minosse:   “ce fa passà a mano pa cuscienza e o dici iss addo anna ij a firnì a comme isso gira a cora”. 
Quando vede Dante,  Minosse si spaventa, e urla, più del solito..."

“Tu ca si venuto into a stu dulor”,
ricet Minosse quan me verett 
e interrumpett o lavoro
“ Vir com tras a chi ti fai aiutà;
nun t fa imbruglià ra trasuta  ross.
O Mast respunett: “Pecchè alluc?”
Nun fermà o viagg e chist,
accussì è stat decisi
arro s po fa tutt chell ca s’ vo.
E perciò: nun fa chiù domand”.

Dalle letture, traduzioni e trascrizioni in napoletano di Marco Madonna, Angelo Morronese, Paolo Mastroianni, della 3 G Sia – ISISS Terra di Lavoro – Caserta.

Dopo la premiazione è intervenuta Marilena Lucente, insegnante e scrittrice. Il suo intervento  è stato coinvolgente e propositivo per la vivacità della sua conversazione e la suggestione dei contenuti. Ha preso le mosse dalle nostre difficoltà di insegnanti a relazionarci talvolta con i ragazzi di oggi, ma ha inteso sottolineare il bisogno narrativo che comunque i ragazzi esprimono: la necessità di raccontarsi per comprendersi meglio e ricollocarsi nel mondo. Di qui la necessità di stimolare i nostri studenti e favorire la loro motivazione all’apprendimento.
Ha parlato di "alunni annoiati, o preoccupati del voto, del rendimento", alunni che non leggono e che quindi non amano scrivere. Allora il compito della scuola è proprio quello di "trovare il modo di avvicinarli alla lettura e quindi portarli a scrivere, cercando di riportare tutto entro i confini del loro mondo per guidarli alla lettura e per consentire loro di accedere ad altri universi, ai repertori della cultura". 

Marilena Lucente ha raccontato in modo coinvolgente e stimolante il lavoro condotto con i suoi allievi di un istituto professionale casertano che, partendo dalle difficoltà di comprensione della lingua di Dante, sono approdati alla decisione di tradurre in  dialetto alcuni passi della "Commedia".
L'esperienza è giunta poi alla  conclusione della lettura ad alta voce dei testi prodotti da parte di un attore, con inevitabile gratificazione e iniezione di fiducia per gli allievi.

È seguito un acceso e partecipato confronto fra le insegnanti present,i che hanno riproposto le difficoltà che incontra oggi la scuola sul terreno della conquista della parola, ma anche ribadito le potenzialità di una didattica che, seppure in modi diversi e forse talvolta frammentari, sappia trovare modalità coinvolgenti, stimoli per intercettare le motivazioni spesso latenti dei ragazzi.
Una grammatica non normativa ma vissuta dentro le esperienze comunicative, la lettura ad alta voce, le scritture collettive, le iniziative di promozione della lettura e soprattutto un'atmosfera di lavoro cooperativo e non assillante sono alcune delle strade possibili.

La  conclusione del convegno è toccata ad Annamaria Palmieri, che ha tirato le fila dei discorsi portati avanti dai vari relatori e dai docenti intervenuti nel dibattito. L’assessore ha affermato che "il discorso iniziato con la call e con il convegno non deve fermarsi, non deve essere un momento occasionale. Ha sottolineato l’importanza di quattro parole chiave che hanno caratterizzato l’incontro: "motivazione, diversità, ambiente, politica".
La motivazione deve porci dalla parte dei nostri studenti. La diversità  deve vedere i docenti di italiano impegnati ad abbattere la distanza che esiste tra docenti e studenti, ad attrezzarsi con maggiore creatività, cercando di individuare strategie didattiche che prendano anche spunto da chi utilizza altre didattiche come quella per contrastare la dislessia, quella interculturale, delle lingue straniere. Per considerare davvero e non solo a parole "le diversità una risorsa e non un ostacolo".
L’ambiente socio culturale e linguistico di cui si è parlato abbondantemente deve essere terreno e stimolo di riscatto e non di emarginazione ed esclusione. E infine, l’ultima parola, politica. Anna Maria Palmieri - da insegnante prestata alla politica [NdR] - sottolinea, a questo proposito, quello che vorrebbe e dovrebbe essere l’Assessorato all’Istruzione: "La casa comune della scuola".
Essere stati lì con lei ha significato per tutti i docenti affermare  "la volontà di riflettere insieme, di sortirne insieme per usare le parole di Don Milani". E sarà importante offrire altre occasioni perché le scuole si possano incontrare, per tessere insieme ragionamenti culturali e professionali che, certamente, saranno proficui e porteranno la scuola napoletana a riprendere "il suo vero ruolo, quello di garantire a tutti gli studenti e a tutte le studentesse il successo formativo".

 


[1]  Erano presenti docenti di molte scuole napoletane: SMS Pirandello Svevo di Napoli, Liceo Pitagora Croce di Torre Annunziata, Liceo Seneca di Bacoli, Liceo Labriola di Napoli, IIS Serra di Napoli, IP Giustino Fortunato di Napoli, Liceo Vittorini di Napoli, ISIS Boccioni Palizzi di Napoli, Liceo Cartesio di Giugliano-Villaricca, IC Giovanni XXIII Aliotta di Napoli, IC Alpi Levi di Napoli, Liceo Pimentel Fonseca di Napoli, Liceo Caccioppoli di Napoli, SMS G. Verga di Napoli, I.C. Sarria Monti di Napoli e i rappresentanti delle associazioni culturali “Lo Squarcio” e  “A voce alta”.