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una recensioneoltre la lavagna

22/07/2015

Juan Villoro, "Il libro selvaggio"

di M. Gloria Calì

In libreria, certe volte, capita di essere “raggiunti” da un libro sconosciuto: niente premi letterari, niente recensioni o presentazioni affollate, è il libro che viene fuori da uno scaffale, magari non proprio quello “adatto”, per cercarsi il suo lettore.
“Il libro selvaggio” ha fatto proprio questo, con chi vi scrive, permettendo l’instaurarsi di una bella e intensa amicizia, fatta di stima e piacere reciproco.

Juanito, il protagonista del romanzo, è un ragazzo alle prese con un disagio profondo, subìto a causa di due genitori un po’ incerti nel maneggiare il proprio tempo, che viene mandato per le vacanze estive a casa dell’unico parente a portata di mano: lo zio Tito, bibliofilo “estremo”, che lo introduce alla scoperta della lettura. Juanito, prima di arrivare a casa dello zio aveva letto soltanto un libro sui ragni, ma il bislacco parente, attraverso la sua personalità scomposta ma comunicativa, intravede in lui un grande potere: quello del “lettore princeps”, unico in grado di cercare e trovare “il libro selvaggio”.
In una casa enorme, piena di libri, di ricordi, di zone d’ombra e stranezze varie, il ragazzo cresce in consapevolezza, sentimenti, autonomia e maturità, curando le ferite inferte dalla vita a se stesso e alle persone intorno: ovviamente lo zio, la graziosa e appassionata Catalina, coetanea compagna d’avventura, la sorellina Carmen, che ad un certo momento compare con il suo piccolo esercito di peluches, persino la fantesca Eufrosia.

Il romanzo è una storia di cambiamenti: di punti di vista, di idee di sé e del mondo, di direzioni. Un’avventura in cui la scrittura che sta in un libro non acquisisce un ruolo risolutivo, ma vive in un’interazione dinamica negativa o positiva, mai indifferente, con la lettura della persona che sceglie il libro, o lo rifiuta.
Non è per ragazzi, né per adulti, ma per tutti quelli che accettano la sfida della conoscenza, perché, più o meno oscuramente, sanno che dentro di sé c’è la risorsa principale che possa servire: l’Umanità. A qualche collega insegnante che venisse in mente di proporlo come lettura per gli alunni, mi sento di raccomandare, per il mio amico libro selvaggio, di ricordarsi che è “selvaggio”, e perciò di evitare la gabbia troppo stretta degli esercizi di comprensione e, soprattutto, scusate, il riassunto. Si può provare con una riscrittura, un’immedesimazione, un gioco sui personaggi, una descrizione in più, un’intervista immaginaria…
Ricordiamoci, quando facciamo leggere qualcosa ad un alunno, che possiamo assistere ad una favolosa magia: quella dell’apertura di una finestrella nella mente di un giovane a contatto con le parole scritte da qualcuno più “grande” di lui, ma non più umano. Ricordiamoci di favorire, non mortificare, questa apertura.

Juan Villoro, autore messicano del libro e del suo essere selvaggio, è un personaggio multiforme, molto produttivo: giornalista, drammaturgo, pluripremiato; stranamente, però, non c’è una pagina Wikipedia in italiano, o anche in altre lingue, da cui sia possibile attingere informazioni dettagliate su di lui, come di solito si fa, per curiosità o per necessità. Eppure si capisce che ha scritto molto, per adulti e per ragazzi…
In fondo, che importa? Io ho fatto amicizia con “Il libro selvaggio”: Villoro l’ha scritto ma ormai è “mio”. E’ mio amico.

 

 

Juan Villoro, Il libro selvaggio, Salani, 2015 (2010), in volume: 13 Euro; ebook: 6,99.

da You Tube:
Un emozionante book trailer realizzato dall'ex allieva Manal El Zahir nell'a.s. 2012/13, scuola media "Don Milani" di Maserada sul Piave (TV) - pubblicato luglio 2014