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lettera apertaoltre la lavagna

06/02/2018

Lettera aperta ai colleghi

di Anna Chiara Monardo

Stasera ho deciso di scrivere.
Dopo giorni di silenzio volutamente forzato, non posso più tacere.

Ho dedicato parte del mio pomeriggio al registro online in previsione dello scrutinio, ma quando mi sono disconnessa, come accade da un po’ di tempo, ho avvertito un forte malessere e non un sollievo per un lavoro portato a termine. Ho riaperto il file salvato che “conteneva”  voti e giudizi e la mia mente è andata a loro: i miei alunni.

Nessun numero o giudizio può rappresentare il cammino che stiamo percorrendo insieme. Si, ho scritto  proprio insieme perché anche io apprendo con loro e per  loro.
Apprendo le loro insicurezze, le loro chiusure, le loro dinamiche conflittuali, le loro opposizioni, le loro curiosità e il loro essere “scialla” rispetto ad una responsabilità, il loro interrogarsi rispetto alle mie continue sollecitazioni, il loro porsi domande, il loro ricercare la strada della conoscenza... Insomma da loro apprendo un mondo che una griglia non può valutare.

Mi chiedo allora perché non dedicare tempo ad interrogarsi, a ricercare, a studiare strumenti e modalità che rintraccino questo mondo, invece di cristallizzare risposte e sicurezze, racchiuse in modelli che impazzano online,  che sempre più ci allontanano da loro, dal loro essere a scuola.

Un'infinità di parole, di carte, di grafici per raccontare una semplice storia che è la quotidianità di fare scuola.

Ho preparato i miei alunni alla fatidica valutazione quadrimestrale regalando loro un semplice racconto: 

“Immaginate di partire per un lungo viaggio che vi condurrà in posti diversi, non sempre sarà facile ma per ogni tappa vi sentirete diversi. Ciò che è importante non è arrivare subito e velocemente, ma percorrere le tappe.

Qualcuno rimarrà indietro, qualcuno andrà più avanti ma compiremo insieme lo stesso viaggio, cambiando e ricambiando traiettoria.

Qualcuno avrà lo zaino in spalla, qualcuno si trascinerà appresso un trolley, ma non importa; essenziale è che tutti avrete qualcosa da portare che vi sarà utile durante il percorso.

Sarà un viaggio strano perché il bagaglio non sarà sempre più pesante per souvenirs vari, ma più leggero perché ciò che osservate, ciò che capite, ciò che costruite  e fotografate saranno i vostri ricordi che affioreranno nella vostra vita quando vi accorgete di avere la capacità di essere liberi di pensare e di capire.

In questo viaggio non si vince nulla ma alla fine la vittoria sarà dentro di voi.  L’importante è partire e stare dentro il viaggio perché io darò importanza alle tappe, alle vostre cadute, ai vostri rallentamenti perché sono quelli che vi raccontano.

In ogni viaggio che si rispetti il risultato è il viaggio in sé,  l’arrivo è sempre secondario.” 

Presa dallo sconforto, ho ripreso il mio quadernino rosso e ho cominciato a pensare a domani.

Così sono ripartita.
Mi sono interrogata. Ho riflettuto. Ho elaborato!
Mi sono ricordata che ho scelto di fare l’insegnante !  

 

Abbiamo lasciato questo testo di Annachiara Monardo sotto forma di lettera perché davvero vorremmo che arrivasse alla mente e alla coscienza di tutti noi. E servisse a chiederci se non è davvero venuto il momento di fermarsi a riflettere e decidere di scendere da questo treno della valutazione ossessiva e invasiva che sta lentamente conducendo la scuola italiana verso una forma molto pericolosa di autoinvalidazione.

Da tempo denunciamo la gravità di una situazione cui riteniamo si debba asssolutamente porre un argine. La scuola si sta autodistruggendo in una pletora di deliri valutativi che hanno ormai perso ogni residuo di senso e soprattutto di raccordo con la scuola reale.

Riapriamo con questa lettera di Annachiara Monardo il tempo della denuncia, della riflessione, della presa di coscienza, ma anche della reazione.
Aspettiamo altre testimonianze e proposte.