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23/05/2015

Lettera sulla scuola ...

di Ermanno Cappelletti

... a tutti coloro che verso la scuola vorrebbero dimostrare buona volontà per migliorarla!

Sono un insegnante con 34 anni di docenza nelle scuole superiori. Laureato in Storia della Lingua italiana (110/110 con lode), vincitore di concorso ordinario per l’accesso all’insegnamento con concorso ordinario nel 1985. Vorrei parlare di scuola e credo di averne acquisito una facoltà che va oltre la semplice esternazione di umori ed impressioni. Vorrei che fosse davvero chiaro a tutti che l’obiettivo di una legge deve essere migliorare la scuola e non  altri, come per esempio andare incontro alla pancia degli elettori. 
Perciò dimentichiamo le frasi infelici degli ultimi tempi: “Gli insegnanti protestano perché non vogliono essere valutati”, "Gli insegnanti scioperano per motivi politici (come se questa fosse un’onta!); e ultimo di una triste lista: “I sindacati rovinano la scuola”. Lasciamo stare gli attacchi alla scuola e ai sindacati (che meriterebbero comunque una seria attenzione perché segnali di una pericolosa involuzione della vita politica e democratica del Paese) e torniamo al nostro principale obiettivo: migliorare la scuola. La scuola si migliora nelle strutture (e per questo il nostro Governo sta spendendo un miliardo di euro, almeno, così ha detto…) e nei contenuti. Siccome la scuola si esprime per bocca dei docenti, direi che il miglioramento deve partire dai docenti.
Ebbene, per farlo, si dice, dobbiamo valutare i docenti! Ecco … io voglio essere valutato. 
Come? Un docente che vuole essere valutato?  Ebbene sì, anche a smentire quella che rischia di diventare una gigantesca farsa mediatica che nulla ha a che fare con la scuola. Se teniamo davvero alla scuola, come ci tenevano i nostri Padri Costituenti, la valutazione sarebbe il primo, imprescindibile atto da compiersi. 
Ma, attenzione, una valutazione vera, mica quella finzione che si sbandiera ai quattro venti come panacea di ogni problema. Perché a scuola non si produce yogurt (con tutto il rispetto per chi lo fa), per cui se vogliamo ‘misurare’ l’attività docente, non possiamo chiedere a destra e sinistra se trovano l’insegnante più dolce o più amaro, più denso o più liquido! Non possiamo chiederlo agli ‘utenti’. Noi a scuola non abbiamo a che fare con prodotti in vendita, ma con menti (e cuori) e questa è una delle attività centrali in cui deve prodigarsi ogni Stato che voglia veramente uscire dalla crisi (basti vedere quanti soldi del Pil si investono nel mondo negli Stati che stanno decine di posti avanti a noi nelle graduatorie).

Allora? Che fare?  Appurato che la valutazione ci deve essere, ma seria, come farla? L’unica, vera e utile modalità sarebbe formare (a lungo) un gruppo di docenti volontari e mandarli nelle scuole, nelle classi, tutto il giorno a contatto con chi insegna, a prendere appunti, segnando aspetti positivi e negativi, discutendo con i docenti stessi a fine giornata, per un mese di fila (se vogliono, possono venire anche a casa  nostra quando prepariamo e correggiamo verifiche).
Alla fine del periodo di ‘osservazione’ si tirano le somme, si suggeriscono miglioramenti da apportare all’azione didattica (così si fa in Inghilterra, dove si affrontano seriamente i problemi che anche là non mancano). Dopo un anno si potrebbe tornare a vedere se i suggerimenti sono stati assimilati… Si osservano i risultati di apprendimento sugli alunni, insieme ai docenti stessi... Questo renderebbe migliore la scuola, perché sarebbe una valutazione formativa, in situazione.
Chi dovrebbe costituire il gruppo di docenti valutatori? Potrebbero essere coloro a cui mancano pochi anni alla pensione, il che ridurrebbe i costi, perché sarebbero docenti distaccati che percepiscono lo stipendio per andare nelle scuole a valutare, e tutto ciò avrebbe anche come conseguenza la creazione di spazi per i giovani che potrebbero occupare i posti lasciati liberi dai valutatori. Nella valutazione di questo tipo non si dovrebbero dare soldi in più ai migliori (i soldi in più si dovrebbero dare ai lavoratori per contratto, chi insegna deve offrire un alto livello di qualità comunque e disporsi ad imparare sempre, durante tutto l’arco della sua carriera). La valutazione se davvero è formativa non va fatta per decidere a chi dare aumenti ma va fatta per migliorare la scuola.

Ma oggi la strada seguita sembra essere quella irrazionale della certezza delle decisioni, al di là di ogni ragionevole dubbio, sembra essere la strada del dileggio e della distruzione mediatica di chi non la pensa come coloro che decidono per noi e si oppongono al "vuoto" della "riforma" (la definizione di vuoto attribuita alla ‘riforma’ è dell’ex ministro dell’Istruzione De Mauro, in un’intervista a MicroMega), e questo, dà adito a dubbi sulle reali volontà di migliorare la scuola, anzi, fa sorgere il dubbio che la scuola, in questo affannarsi ad andare dietro agli umori della Nazione, sia una mera comparsa (e vittima) sul teatrino dei consensi.