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19/10/2020

"Liberiamo la scuola dai servizi cloud Usa" di Walter Vannini

a cura di insegnare

L’aggravarsi dell’emergenza ha reso - se possibile - il dibattito ancora più rozzo, riducendolo di fatto alla contrapposizione tra favorevoli e contrari alla DAD. Questo mentre all’assenza di elaborazione  è corrisposto un fiorire di pubblicazioni contenenti suggerimenti e indicazioni su come utilizzare “il digitale”, considerato  un agglomerato strumentale ontologicamente neutro.

La lettera aperta  di Walter Vannini, pubblicata su "Agenda digitale", che qui rilanciamo e invitiamo a leggere con attenzione ha il merito - invece - di chiarire e analizzare l’intenzione estrattiva a fini di profitto delle piattaforme proposte alle scuole dalle multinazionali del capitalismo di sorveglianza e il conflitto tra questo approccio, il diritto europeo e i diritti di studenti e docenti.

Oltre tutto, come se non bastassero le nutrite argomentazioni dell'autore, si potrebbe aggiungere Google che Google dichiara suo diritto aggiungere liberamente al pacchetto pattuito con le scuole  altre applicazioni e che sull'uso di queste  utilizzerà -per contratto, quindi con consenso -  i dati per lo sviluppo dei suoi sistemi: il che rappresenta l'aspetto direttamente più mercantile dello scambio ineguale tra servizio e dati.

Insomma, ciascuno di noi è libero, purché consapevole, di utilizzare servizi che lo rendono di fatto asservito alle logiche, agli interessi e ai profitti delle piattaforme proprietarie, ma la scuola pubblica non può e non deve permetterselo. 
È venuto il tempo  - da parte dei ds, dei collegi docenti e dei consigli di istituto - di scelte più responsabili e legittime e - da parte del Parlamento - di deliberare la progettazione e la realizzazione di una piattaforma pubblica per la ricerca, la sperimentazione e lo scambio  delle attività educative che utilizzano ambienti e strumentazioni digitali.

 


Liberiamo la Scuola dai servizi cloud Usa: lettera aperta ai Presidi
Walter Vannini - 13 ottobre 2020


La decisione degli Organi Collegiali di attivare i servizi della piattaforma G Suite for Education per tutti gli alunni e docenti è illecito. E non è vero che non ci sono alternative. C’è un problema. Proviamo allora a demolire le convinzioni più frequenti che lo hanno generato

 

I fornitori di servizi cloud USA sono off-limits per la scuola. Senza se e senza ma.

L’uso di G Suite for Education nella scuola, come evidenzierò di seguito, è illecito. Vorrei chiarire che non è un articolo specifico su Google, che utilizzo come antonomasia, ma riguarda tutti i cloud provider statunitensi. Le identiche argomentazioni si applicano senza modifiche a Office 365 di Microsoft, ai servizi Amazon e a quelli di Apple.

 

Lettera aperta a un Preside italiano

Egregio Signor Preside,

apprendo che gli Organi Collegiali hanno deliberato e, in linea con il Piano Nazionale Scuola Digitale, la scuola ha attivato i servizi della piattaforma G Suite for Education per tutti gli alunni e docenti dell’intero Istituto.

Prendo atto che ora Lei mi chiede di acconsentire all’uso di tali servizi.

C’è un un problema.

Il problema è che, dal 16 luglio, la scelta che gli Organi Collegiali hanno deliberato è illecita. Proprio nel senso di “al di fuori della legge”. La sentenza C-311/18 (“Schrems II”) della Corte Europea di Giustizia non ammette dubbi al riguardo.

 

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