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30/01/2019

Grazie, Luciana

di Alba Sasso

Se n’è andata in silenzio Luciana, come in silenzio è vissuta in questi ultimi anni.
Un dolore grande per tante e tanti di noi che l’hanno conosciuta, apprezzata  e che, soprattutto, le hanno voluto bene.

Come pochi Luciana univa grande acume politico a straordinaria cultura. Ripercorrendo la storia del Cidi (il Centro di iniziativa democratica degli insegnanti) sono sue le più grandi intuizioni e anche le più significative svolte. Ed è soprattutto sua la volontà, la determinazione, a volte la caparbietà del portarle avanti.

La nascita del Cidi la racconta Bice Chiaromonte nel suo libro, Donna, ebrea e comunista.

 “ Negli  anni ’60 molti di noi insegnanti, impegnati o no in organizzazioni di partito e sociali, ci sentivamo, più o meno consapevolmente, insoddisfatti di come la sinistra affrontava il tema della scuola e dell’insegnamento e ci eravamo posti la questione dell’essere democratici “insegnando”. Si discuteva in quegli anni di selezione di classe e l’essere democratici coincideva spesso col rifiuto del libro di testo, della lezione ‘ex cathedra’, del nozionismo, col non dare voti, col farsi dare il tu dagli alunni. Bastava parlare di fascismo o antifascismo, magari in modo tradizionale, e soprattutto erano questi o solo questi i contenuti di una scuola rinnovata in senso democratico ?”

“Con Luciana - racconta Bice - una sera di ritorno da Ariccia, da un congresso della CGIL scuola, ci dicemmo che serviva davvero qualcos’altro”.

Quel qualcos’altro fu il Cidi.
Si trattava di ripensare il sapere della scuola per fare dell’istruzione la leva di una crescita civile e democratica del Paese. Ma non in maniera astratta, si trattava di ragionare su  “cosa insegno a scuola e perché”. Qualcosa di diverso dal lavoro dei partiti e anche dei sindacati. E così commenta Tullio De Mauro, uno dei  padri fondatori, alla celebrazione dei 40 anni di vita del Cidi.

“Può essere anche accaduto che il Cidi sia stato incubatore di proposte radicalmente nuove di tecniche didattiche o di contenuti. Ma non qui è stata la sua forza, la ragione per cui si è sparso in un centinaio di altri luoghi, in tutta Italia. Nei suoi quaranta anni di vita ha soprattutto svolto un’opera continua di filtro, collegamento e cucitura. Ha creato per chi insegna un luogo dove mettere in comune i problemi e le difficoltà dell’insegnare (…). Ha con tutte e tutti cercato il senso comune del lavoro quotidiano di maestre e maestri, professoresse e professori. Ha insegnato a trovare questo senso nel riconoscere nella scuola un ‘organo costituzionale’, come alcuni anni prima aveva sostenuto Pietro Calamandrei. Così ha insegnato a cucire l’esperienza, il compito di ogni giorno, con quello che nella Carta Costituzionale viene definito compito della Repubblica”.

Insomma con tutto quanto è in grado di rimuovere gli ostacoli per un’effettiva eguaglianza. Tema che non fu mai per il Cidi, anche per la concretezza e il rigore di Luciana, una citazione o uno slogan.

Se penso a quegli anni ricordo un lavoro bello e entusiasmante, tanti nuovi Cidi si andavano  costituendo e si definì la struttura nazionale del Cidi, con la formazione della segreteria nazionale, nella quale si consolidò un gruppo dirigente molto unito, ma non  necessariamente  unanime.

Nacque la rivista "Insegnare", diretta da Bice Chiaromonte, poi da Ermanno Testa, attualmente da Mario Ambel. Tanti dibattiti, discussioni, convegni in ogni parte d’Italia. Nacque anche la Ciid presieduta da Franco Baratta, che ha promosso ricerche, progetti, pubblicazioni e formazione.

In quegli anni Luciana si batté perché nelle commissioni ministeriali, nel 79 quella sui programmi della scuola media e nell’ 85 quella sui programmi della scuola elementare, e poi nella Commissione Brocca, sui programmi della scuola secondaria superiore, ci fossero non solo pedagogisti, docenti universitari, esperti e funzionari ministeriali ma anche insegnanti. E non si arrese fino a quando vinse la sua battaglia. 

E tanti furono gli insegnanti del Cidi,  non solo a partecipare alle commissioni ma anche ad andare nelle scuole a presentare e a discutere di programmi, dei compiti nuovi della scuola,  diventando protagonisti di quei cambiamenti.

Un’altra intuizione e battaglia di Luciana fu quella di organizzare  convegni nazionali.  Un azzardo ripagato da migliaia di docenti che li affollarono. Furono molti. Ne ricordo il primo, nel 1978, sui "Nuovi programmi della scuola media", appena usciti, e l’ultimo a cui lei partecipò sui "Nuovi programmi della scuola elementare", nel 1992, anno in cui lasciò il Cidi.

E ricordo il rispetto, ma anche l’affetto di tante e tanti, da cui Luciana era circondata in quei momenti.

Ma il Convegno che più ho amato e che fu fortemente voluto da Luciana fu “L’utopia il progetto” che si tenne a Roma nel 1990, quando già aveva deciso di lasciare il Cidi, cosa che fece pochi anni dopo, appunto nel 1992.  Quel convegno rappresentò un pò una rottura rispetto al  modo tradizionale di fare e organizzare convegni, anche nel Cidi. Ho sempre pensato che nascesse dal suo essere “più avanti”, dalla volontà di porre al mondo del sapere e della cultura domande  che facessero il punto su una serie di grandi questioni e di nodi irrisolti, una chiamata a un dibattito, anche singolare nella forma, non relazioni ma domande che venivano rivolte a esperti, studiosi, docenti universitari.

“La scuola, dice Luciana nella relazione introduttiva, è il solo luogo disinteressato che può dare una formazione non solo al futuro lavoratore ma alla persona e al cittadino. (…) E la società per essere democratica ha bisogno del sapere di tutti i cittadini. Ha bisogno di cittadini in grado di dominare la complessità dei problemi: che non subiscano o creino essi stessi una barbarie, tanto più pericolosa nel momento in cui sono così profondamente cambiati i mezzi per indurla; che facciano propri, anche sul piano intellettuale, i valori di cui tutti abbiamo bisogno: la democrazia, la libertà, l’interdipendenza e la giustizia per tutto il mondo. Utopia ? Certo, forse. Ma senza utopia non si costruisce niente…”

Parole e questioni quasi profetiche, oggi drammaticamente attuali.
Ma anche un mandato a noi tutte e tutti sulla necessità  di non arrendersi, di non arretrare sui temi della legalità, sul valore della scuola, della cultura, della cittadinanza. Sul valore della democrazia.

Luciana ci ha lasciato uno straordinario messaggio di cultura e di umanità. L’ esempio di una vita spesa a difesa dei valori e dei diritti, da staffetta partigiana, da insegnante, da militante politica, da ideatrice e fondatrice del Centro di iniziativa democratica degli insegnanti. L’esempio di un rapporto con la cultura e il sapere come  strumenti di crescita e di emancipazione, per tutte e tutti. Ci ha trasmesso la passione del costruire democrazia nei luoghi del sapere e della cultura, il senso dell’impegno civile di chi lavora nella e per la scuola. E ci ha insegnato il rigore, ma anche la leggerezza dell’impegno politico.

Grazie, Luciana