Home - la rivista - oltre la lavagna - Mariangela Giusti, “Teorie e metodi di pedagogia interculturale”

una recensioneoltre la lavagna

02/09/2017

Mariangela Giusti, “Teorie e metodi di pedagogia interculturale”

di A. Chiara Lugarini

Laterza pubblica un nuovo testo di Mariangela Giusti, docente universitaria da anni impegnata nella riflessione e nell’elaborazione di strumenti e proposte per la definizione di una pedagogia interculturale inclusiva, capace di creare accoglienza e valorizzazione delle diversità che sempre più ritroviamo nei contesti sociali e formativi: nelle scuole di ogni ordine e grado, nei centri di aggregazione giovanile, negli spazi pubblici come parchi, giardini, stazioni. Già dal titolo “Teorie e metodi di pedagogia interculturale” si intende che l’autrice non vuole addentrarsi in un saggio puramente teorico e astratto dedicato a chi affronti il tema dell’interculturalità come un fenomeno su cui solo riflettere, quanto piuttosto desideri suggerire metodi e strumenti che permettano a chi legge di promuovere cambiamenti effettivamente generativi di un modo diverso di riconoscere e di stare con l’Altro: il bambino, la sua famiglia, il migrante non accompagnato, arrivati in Italia da un altrove percepito spesso come indecifrabile e lontano.

 La prima delle due parti che compongono il libro è non a caso intitolata “Per una pedagogia della costruzione”. Ciò che Giusti suggerisce in modo molto chiaro è che una condizione di effettiva inclusione e di interculturalità deve essere intenzionalmente cercata e voluta, progettata e costruita. Si tratta cioè di costruire una competenza interculturale perché osservare la pluralità delle diversità presenti non è di per sé sufficiente a promuovere una convivenza costruttiva e pacifica, in cui paure, incomprensioni e atteggiamenti ostili vengano smussati se non persino abbandonati.

L’educatore, il docente, il lettore interessato trovano nel volume una serie di indicazioni molto puntuali e molto pratiche desunte da osservazioni ed esperienze che l’autrice ha portato avanti negli ultimi anni e che ripropone alla luce di una riflessione più ampia: non il manuale di “come si fa” e neanche la “ricetta” che non potrebbe mai funzionare in un contesto diverso da quello in cui è stata messa a punto, ma indicazioni metodologiche, suggerimenti di materiali cartacei o video da utilizzare nelle classi multiculturali proposti con un continuo ritornare alla ricerca del senso e della finalità di quel che si vuole fare e raggiungere.
Utilizzare uno strumento narrativo che faciliti l’ascolto, il racconto di sé e la condivisione con altri è sicuramente d’aiuto per costruire situazioni di maggiore inclusione per i bambini e i ragazzi che possono sentirsi diversi ed estranei per via della lingua o della provenienza, ma ciò che è importante, scrive Giusti, è la consapevolezza e la progettualità con cui quello strumento – quella metodologia, quella specifica attività – è stato pensato e scelto dall’adulto. Il docente, l’educatore, l’adulto interessato a gestire situazioni multiculturali deve “osservare e capire” la classe o il gruppo con cui ha a che fare, deve impegnarsi in un riconoscimento delle diversità presenti, nella loro valorizzazione e in un percorso di conoscenza di queste diversità. L’interculturalità è prima di tutto un rapporto tra persone e per questo spetta ai docenti “guardare gli studenti – tutti - con occhi attenti”, senza cadere in modalità educative standardizzate che poco hanno a che vedere con la specificità degli allievi cui sono rivolte. Partendo da un’osservazione scrupolosa e sensibile, il docente deve trovare “i motivi e il senso per educare al riconoscimento dell’alterità” e “adoperarsi affinchè gli allievi che arrivano da altri paesi del mondo possano condividere gli stessi diritti che hanno gli autoctoni”.
Per costruire un pensiero e un contesto interculturale è necessario attivarsi, progettare, formarsi, conoscere le normative e le risorse a cui attingere, costruire alleanze dove possibile, farsi carico delle sfide e mettere in atto azioni fortemente meditate e strutturate. Tutto questo partendo da un presupposto che nel testo viene spesso richiamato: l’adulto che intende agire in modo interculturale deve prima di tutto nutrire una sincera fiducia.

Il tema della fiducia apre e chiude il testo e anima numerosi passaggi all’interno. Fiducia nella funzione educativa della scuola che può promuovere conoscenza ma anche nuove modalità di agire e di pensare la diversità; fiducia nella possibilità che la scuola possa fungere da volano e trasferire anche all’esterno quella competenza interculturale che docenti e allievi costruiscono lentamente all’interno delle aule; fiducia nella possibilità che un lavoro continuo, strutturato, non occasionale consenta ai ragazzi di sperimentare nuovi punti di vista, di creare relazioni improntate più alla curiosità e all’ascolto che alla diffidenza verso l’Altro; fiducia nel ruolo di mediazione che la  comunità educante (la scuola ma anche le comunità di accoglienza e i centi formativi) può avere per faciltare la conoscenza di sistemi culturali, valoriali e linguistici diversi, mostrando le analogie, le diversità, i punti di possibile contatto, quelle derivazioni reciproche e quei meticciamenti che possono essere nodi comuni su cui costruire non solo accettazione ma integrazione e scambio.

“Dobbiamo avere fiducia negli studenti” si legge alla fine del volume perché loro saranno in grado di tradurre in pensiero e in comportamenti quella educazione interculturale che gli adulti hanno costruito, lavorando insieme a loro, mostrando loro film, documentari, leggendo e ascoltando narrazioni letterarie o testimonianze, costruendo piccoli gruppi di pari impegnati a condividere qualcosa insieme, a trovare modalità comunicative capaci di avvicinare anziché allontanare; o ancora creando occasioni di confronto e discussione su quei temi, quei vissuti, quelle paure che generano tensioni, diffidenza e razzismo, ma che se affrontati con cura e con competenza possono dare luogo a aperture inaspettate. 

Nel libro il lettore troverà davvero numerose indicazioni di attività laboratoriali da poter sperimentare e numerosi casi studio, ma ciò che molto probabilmente rimarrà impresso una volta conclusa la lettura è il senso che sia possibile dare forma a un’educazione capace di accogliere le identità diverse, di parlare più lingue, di rilanciare il dialogo tra studenti e tra loro e i docenti, di costruire nuovi significati e nuove conoscenze utili per superare quegli ostacoli che le società sempre più complesse ci mostrano costantemente. 

 

 

Mariangela Giusti
Teorie e metodi di pedagogia interculturale

Manuali Laterza, 2017

Pag. 200; euro 20,00
In libreria dal 21 settembre

Disponibile anche in ebook
Euro 13,99