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una recensioneoltre la lavagna

29/05/2020

Maria Piscitelli, "Filastroccando filastroccando".

di Rosalia Gambatesa

Se il volume sulle filastrocche di Maria Piscitelli non avesse altri meriti, ne ha di certo uno che dovrebbe portarci tutti a leggerlo con passione e a studiarlo con attenzione. Come anticipa il bel titolo Filastroccando filastroccando. Tra suono, senso e strutture della lingua, il libro conduce in un itinerario didattico ambientato nel contesto comunicativo della filastrocca. Non paia scontata la scelta di proporre un tale itinerario agli insegnanti d’italiano.
Le Indicazioni Nazionali da più di dodici anni hanno ricondotto proprio alla dimensione comunicativa della testualità il campo d’indagine della padronanza linguistica [1]. Ne hanno in tal modo tarato lo statuto su un’epistemologia coerente con le finalità di una scuola alle prese con la complessità della società della conoscenza. Nella prospettiva del mandato costituzionale, uguale per ogni ordine di scuola, i traguardi e gli obiettivi delle Indicazioni vi fanno rigorosamente riferimento sia per il primo, sia per il secondo ciclo. Eppure una tale rivoluzione copernicana non ha prodotto significativi riscontri nella pratica progettuale dei dipartimenti scolastici, impreparati ad affrontare una prospettiva disciplinare tanto inusuale e attestati al contrario sulla tradizionale declinazione dei contenuti. In sintonia col rinnovamento epistemologico introdotto dalle Indicazioni, il volume della Piscitelli sulle filastrocche ha, dunque, lo straordinario merito di mettere a disposizione degli insegnanti del primo ciclo un concreto e raffinato viaggio della lingua nell’incanto di un mondo generato da una lingua altra.

In realtà Filastroccando filastroccando ha così tanti meriti che sarebbe difficile riuscire a metterne in luce anche solo una piccola parte. Non si può, d’altro canto, non rimarcare che il rigore dell’impianto si presta ad almeno due possibili livelli di lettura, uno esplicito e l’altro implicito, entrambi ugualmente preziosi. A livello esplicito, il libro mette in scena un itinerario della lingua nel contesto comunicativo della filastrocca con una limpidezza e una leggerezza direttamente proporzionali alla solidità dell’approccio linguistico, letterario, pedagogico e didattico. La filastrocca vi è, da questo punto di vista, la situazione “inattesa” in cui sorgono «esperienze linguistiche orali e scritte per migliorare la competenza iniziale di ciascun alunno e sviluppare capacità di comprensione e produzione»[2].
A livello implicito, il libro mette in scena l’itinerario parallelo di una progettazione curricolare fondato sulla concomitanza testuale delle abilità comunicative, della riflessione sulla lingua e dello studio della metalingua. La filastrocca vi è, da questo altro punto di vista, un contenuto sul quale si può, in via esemplare, imparare a immaginare, come fa la Piscitelli, con intelligenza e fantasia, una tavolozza di esperienze adatte a impegnare, nei confronti delle scelte operate dagli autori, «consapevolezza e abilità linguistica degli allievi attivando atteggiamenti osservativi e metariflessivi »[3].
Nel solco della lezione magistrale di Marialuisa Altieri Biagi e di Francesco Sabatini, la messa in scena dell’itinerario linguistico conduce chi si addentra nell’universo incantato della filastrocca in strati sempre più profondi della scrittura poetica. Lungo gli otto testi dei tre percorsi, prima i versi di tutti gli animali, poi il ronzio della mosca e della zanzara e alla fine le sonorità striscianti dei serpenti ne introducono gradualmente la scoperta. A ogni passo se ne esplora un aspetto grazie a una successione ben calibrata di attività che possono anche essere utilizzate singolarmente «in altri segmenti di lavoro per rispondere a nuovi o altri bisogni»[4] come quelli di potenziamento e sostegno. Lungo il primo percorso, per esempio, dedicato in particolare ai versi di tutti gli animali, non solo si interpretano con la voce le buffe sonorità riecheggianti nei testi. Articolando vocalmente le onomatopee si saggia la relazione tra il significante e i suoi aspetti fonosemantici. Seguendo il ritmo e il disegno delle parole riflessi dalla scrittura si scandaglia il dinamismo scatenato nell’immaginazione dal “matrimonio” tra il verbo e il suo primo argomento. Osservando la ripetizione ritmica delle forme in ogni pensiero ci si sofferma su una loro ricognizione valenziale e si concettualizza la nozione di “nucleo” di una frase.
In ognuno dei tre percorsi, tutti volti a suscitare «il gusto della ricerca, l’allenamento all’ipotesi, il risveglio della curiosità per la lingua [5],la consistenza poetica delle otto filastrocche si offre in particolare a momenti di indagine sulla specularità tra il senso di un testo e la sua struttura linguistica. Lo spaziotempo dei pensieri, guardato da «territori differenziati della stessa conoscenza»[6],  appare la scena generata ogni volta da un ‘ciò di cui si parla’ che va ritmicamente a spasso nel qui e là di un ‘ciò che se ne dice’. Da questo punto di vista la scrittura, rivelandosi un vero e proprio specchio, riflette nitidamente, come precisa Piscitelli, l’immagine della metafora del piccolo dramma, ideata da L. Tesnière, che «comporta obbligatoriamente un processo e, il più delle volte, degli attori e delle circostanze»[7]. Le tonalità emotive delle brevi poesie vi prendono quasi forma delineandosi nella «bellezza del paesaggio verbale, fatto di parole e di suoni che si intersecano tra loro e si rincorrono come in un gioco fantastico»[8]. Alcune congiunzioni, ripetute in anafora da una strofa all’altra, impongono la propria sostanza iconica e sonora, suscitando, «insieme all’andamento apparentemente logico della filastrocca (dalla biscia si passa ai moscerini, poi alla gita…), una percezione della realtà non abituale che le attribuisce un senso di stranezza e di diversità»[9].

Lungo i percorsi ideati dalla Piscitelli ci si tuffa gioiosamente tra le onde della lingua poetica, ora abbandonandosi alle interpretazioni suscitate dall’immaginazione, ora, grazie all’oggettività della riflessione, “vedendole” quasi apparire sulla pagina come un’immagine tracciatavi specularmente dalla lingua. Si giunge a una profonda, benché iniziale, consapevolezza della relazione tra il significato e le forme di un testo, arrivando, senza brusche fratture, a tradurre i concetti elaborati con gli schemi radiali rossi e blu della grammatica valenziale. Mentre si sperimenta la dolcezza della sospensione di un mondo stravagante, generato da un «uso festoso della lingua», ci si immerge naturalmente nei processi di riflessione e di apprendimento.

La messa in scena dell’itinerario parallelo della progettazione curricolare nella testualità della filastrocca conduce a soffermarsi su almeno due tappe fondamentali. Le otto filastrocche attirano innanzitutto l’attenzione sulle scelte contenutistiche fatte dalla Piscitelli, indicando che questo passaggio è la prima tappa strategica della costruzione di un percorso didattico rivolto all’esercizio sintonico dei diversi piani della padronanza linguistica. Scorrendo velocemente l’indice del volume appare evidente che le poesie non sono state scelte casualmente, ma con un lavoro strategico di analisi dei contenuti. La grazia festosa e raffinata dei componimenti selezionati, scritti tutte da penne d’autore (Rodari, Toti Scialoja, Piumini, Tognolini, Orengo, Carminati, ecc.), propone un orizzonte di senso calibrato al millesimo tanto sull’età e sullo sviluppo sentimentale dei giovani allievi, quanto su una sorprendente coerenza formale e semantica.

La scelta attenta e consapevole dei testi non basta però a garantire un reale laboratorio “della” e “sulla” comunicazione. La qualità e il preciso montaggio delle esperienze ne segnalano la seconda indispensabile tappa di progettazione. Ogni esperienza, ideata e disposta secondo il criterio della ricorsività poliprospettica, è funzionale all’allestimento dell’itinerario in cui studiosi in erba sperimentano, con la propria lingua, la lingua dell’altro. Nell’ambiente comunicativo generato dalle poesie di Filastroccando filastroccando, la varietà di sollecitazioni giocose e piene di fantasia, che ricorrono secondo una precisa gradualità, schiude ogni volta l’ingresso su specifiche operazioni cognitive via via più complesse e sofisticate come anticipa il sottotitolo del libro Tra suono, senso e strutture della lingua.
All’inizio, l’esperienza dei versi e dei gesti degli animali tocca i sensi suscitando momenti di produzione creativa, prima orale e dopo scritta. Poi, il confronto sulla comprensione e sulle interpretazioni possibili e impossibili apre all’esercizio della negoziazione delle esperienze singolari attivando una grande varietà di registri linguistici. Di seguito, la riflessione sulla lingua spinge all’osservazione delle forme introducendo delicatamente l’indagine sulle possibili relazioni di senso tra significante e significato. Infine, il bisogno di definire e illustrare conoscenze attinge al bagaglio di significati condivisi lungo la via, promuovendo la conclusiva concettualizzazione di un’essenziale nomenclatura specifica. A ogni svolta giocosa dei percorsi le caratteristiche linguistiche delle otto filastrocche suscitano la possibilità di fondare e consolidare apprendimenti formali: conoscenze lessicali e concettuali, capacità di comprensione, di prima interpretazione e di analisi, padronanza del registro dell’interlocuzione orale e di diversi registri dello scritto modulati in piccoli testi.

Bisogna avere molta cura e attenzione per il bel libro di Maria Piscitelli, nello stesso tempo tanto limpido e complesso. Se negli ultimi anni l’università ha di frequente denunciato la barbarie linguistica in cui versano gli italiani, molte volte essa stessa ne è stata purtroppo inconsapevolmente responsabile [10]Da un lato ha accusato senza ragione il lassismo delle maestre convinte da don Milani e De Mauro a trascurare l’italiano del bel tempo andato. Dall’altro continua a produrre quella barbarie formando generazioni di docenti a cui somministra vagonate di contenuti storico-letterari e non insegna affatto l’autonoma capacità di riconoscere la relazione tra le movenze della lingua e la forma del pensiero di chi parla o scrive. Il libro della Piscitelli affronta proprio questo vuoto di formazione: spiega circostanziatamente come sviluppare, a partire da uno specifico contenuto disciplinare, conoscenze, capacità e competenze e, contemporaneamente, dà vita a un interessantissimo modello didattico e pedagogico generale per chi voglia insegnare nel solco delle Indicazioni. Filastroccando filastroccando, spinto dalla leggerezza della poesia, è un presidio tenace da opporre al vento ‘controriformistico’ dello smembramento disciplinare. Dimostra a chi continua a restare ancorato alla potenza coriacea del ‘programma’, ormai da tempo inesistente, che l’insegnamento dell’italiano può realmente affrontare la sfida della padronanza linguistica, può uscire dall’impasse in cui si trova oggi, costretto in bilico tra le spinte istituzionali, quasi sempre impotenti a sanare una disciplina incongruamente lacerata, e le controspinte storicistiche, quasi sempre potentissime nel continuare frantumarla.

Note 

1. Si usa qui il termine “testualità” seguendo quanto ne dicono De Beaugrande e Dressler: il testo è l’unità fondamentale dell’attività comunicativa umana, la manifestazione linguistica di un messaggio inviato da un emittente a uno o più destinatari affinché questi, dopo averne riconosciuto l’unità e l’autonomia, lo interpretino e lo comprendano. La testualità non è dunque una caratteristica intrinseca di un insieme di enunciati: è attribuita a un oggetto linguistico da un essere senziente che lo assoggetta a scrutinio e valutazione.

2. Maria Piscitelli, Filastroccando filastroccando. Tra suono, senso e strutture della lingua, Aracne editrice, Canterano, 2019, p. 7.
Ibidem.
4. Ivi, p. 9.
5. Ivi, p. 14.  
6. Ivi, p. 8.
7. Ivi, p. 37.
8. Ivi, p. 44.
9.  Ivi, p. 65.
10. A tale proposito si può leggere l’interessante riflessione di Daniele D’Aguanno in Daniele D’Aguanno, Appunti per un sillabo di un corso di aggiornamento sulla didattica della lettura nelle scuole superiori, in “Italiano Lingua Due. Rivista internazionale di linguistica italiana e educazione linguistica”, v. 11, n. 2, 2019, p. 485.

 

Maria Piscitelli,
Filastroccando filastroccando.
Tra suono, senso e strutture della lingua
,
Aracne editrice,  2019, p. 114.

 

 

Scrive...

Rosalia Gambatesa Insegnante di materie letterarie nei licei, Presidente del Cidi di Bari.