Home - la rivista - oltre la lavagna - Zoja, Liturri, "Il mio nottario. L'ora dei sogni in classe"

segnaliamooltre la lavagna

31/05/2016

Zoja, Liturri, "Il mio nottario. L'ora dei sogni in classe"

di Marilena Lucente

Un’ora alla settimana trascorsa a raccontare i sogni. In classe. Protagonisti i bambini e le loro narrazioni. Nel silenzio e nella penombra dell’aula, con le maestre che ascoltano l’alternarsi di voci, i segreti, le fantasie, i sogni che sfiorano la realtà e quelli che fuggono lontano in territori mai esplorati. Questa singolare esperienza didattica, singolare e rivoluzionaria nella sua  bellezza, è stata raccontata in un libro dal titolo suggestivo: Il mio nottario.  L’ora dei sogni in classe). Lo hanno scritto una psicologa e una insegnante – Eva Pattis Zoja e Liliana Liturri – che hanno ideato e condotto questa avventura pedagogica (ancora in corso). 

Un solo imperativo: non interpretare ma raccontare. Nessuno sfoggio di psicologia, nessuna tentazione ermeneutica, ma solo ed esclusivamente pratica di ascolto. Perché i sogni, scrivono le autrici, riprendendo Borges, altro  grande scrittore visionario , “appartengono ad un genere letterario antico”, sono ricchi di simboli e di imprevisti. Se sognare è una necessità vitale – conoscete per caso un uomo senza sogni? – ascoltare i sogni richiede pazienza, e tempo. Tanto.

Sogno dopo sogno, raccontando si conquista l’autenticità: i sogni sono inventati, trasformati, qualcuno forse censurato, altri  ingigantiti.  Non è questo che conta. Sogno dopo sogno si impara, in classe, a sentire se stessi alle prese con una narrazione così intima, si apprende ad ascoltare gli altri, si dona attenzione e silenzio. Si sceglie cosa tenere in segreto e cosa bisbigliare all’orecchio della maestra. Nel frattempo, qualcuno disegna, qualcuno ascolta concentratissimo, tutti in silenzio.

A fine lezione tutti i fogli disegnati o scritti vengono riposti in una cartellina trasformata, cioè colorata, decorata, in “scrigno dei sogni”. Uno forziere che contiene un tesoro unico e insostituibile: la propria autobiografia, vera eppure immaginaria, legata al qui e ora ma anche “una miniatura di eternità”.  Molto significativi anche i disegni che corredano il testo. Dolci, inquietanti, violenti, buffi, colorati o schematici: da tutti  emerge la semplice verità che raccontare e disegnare il proprio mondo onirico è un modo per essere a casa, quella casa che ciascuno scopre di avere  “dentro di sé”. 

Il libro ci porta in classe, ci fa vivere in diretta “lo stupore infantile”, ma al tempo stesso ci offre gli strumenti teorici per poter replicare da soli, con gruppi e in altre classi, la stessa esperienza.  Complice un linguaggio poetico, Il mio nottario, ci fa venir voglia di incominciare a raccontare subito i nostri sogni, di raccoglierli, di offrirli a qualcuno, di mettere insieme tutti i sogni del mondo e farne un immenso quadro.  Da appendere in tutte le scuole che hanno smesso di sognare.  Da continuare in tutte le scuole che sanno entrare nella mente e nel cuore delle bambine e dei bambini.  E nessun sogno può essere più bello di una scuola così. 

 

Eva Pattis Zoja e Liliana Liturri ,   Il mio nottario.  L’ora dei sogni in classe,  Edizioni Moretti&Vitali, 2015, pp. 118, 15,00 euro (in rete 12,75)