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una recensioneoltre la lavagna

12/09/2014

Osvaldo Roman, "L'edilizia scolastica. Un'emergenza nazionale"

a cura di insegnare

Questo saggio -un libricino smilzo dalla copertina di un tenero verde-speranza- tratta di un problema purtroppo drammatico: la situazione  in cui versa l’edilizia scolastica in gran parte d’Italia. A parere di Danilo Barbi, segretario confederale CGIL, che ne cura l’introduzione, l’edilizia scolastica non riguarda soltanto gli aspetti di accoglienza e di spazio idonei a una moderna didattica, ma anche e soprattutto i requisiti  fondamentali di sicurezza che una sede dovrebbe avere. Le responsabilità dei passati governi sono gravi, in particolare dell’ultimo governo Berlusconi che millantò un finanziamento di un mln di euro quando la somma era stata “saccheggiata dai tagli lineari di Tremonti”.  I politici “hanno sempre evocato il problema, la sua centralità, senza mai assumerla come vera priorità”. 
Osvaldo Roman, insegnante ed esperto di politica scolastica, che ha trascorso una vita tra i problemi della scuola (è tra i fondatori della CGIL-Scuola), si avvale della sua ottima conoscenza della legislazione  e delle indagini realizzate dalla Camera dei Deputati e dall’Associazione Legambiente (Ecosistema scuola XIV edizione 2013)  nonché delle richieste di informazioni al MIUR da parte di Cittadinanzattiva (inevase) e del conseguente ricorso al TAR nel marzo 2014 (vinto),  per conclusioni molto significative e soprattutto coincidenti tra  le diverse  fonti.

Qualche cenno storico: gli stanziamenti per l’edilizia  scolastica a partire dal governo Prodi hanno avuto una programmazione triennale: 1996-98 (825,7 mln); 1999-2001 (720,3 mln); 2003-2005 (461,5 mln). Dal 2005 un’ordinata programmazione viene “prima ostacolata e poi interrotta”. Dall’ 1 agosto 2013 , la Conferenza Unificata riformula un’Intesa rifacendosi alla L. 23/96. Qualche altro dato: dalle delibere CIPE 2005-2008 si nota che ai primi posti dei finanziamenti sono per lo più le regioni del Sud (Sicilia, Calabria, Campania) e del Centro (Lazio, Toscana, Abruzzo, Marche, Umbria).

Le scuole destinatarie non sono riuscite pienamente a bonificare la loro situazione non (sol)tanto per la scarsità delle risorse, quanto per un mancato raccordo Stato, Regione, Provincia e singole sedi. Il bello è che non tutti i soldi stanziati sono stati spesi durante l’arco di programmazione e, quando gli stanziamenti non sono andati in conto resti, ciò ha permesso un loro rimpallo, su cui il governo del momento ha maliziosamente giocato, dando a intendere di aver rifinanziato le varie iniziative con denaro fresco, quando esso era di risulta.
Addirittura alcune scuole hanno dichiarato di essere all’oscuro di provvedimenti di risanamento loro riguardanti e, nel complesso, fatto gravissimo, non si è esercitato un controllo né sulla bontà dell’intervento né sugli stanziamenti investiti.

Particolare importanza riveste la problematica del rischio sismico, di cui si ricorda la classificazione del territorio in 4 zone di pericolosità fatta dall’OM  n. 3274 del 20/03/2012. Da un confronto tra questa e i dati dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica  forniti dal MIUR e ancora incompleti risulta che il 46% degli edifici non ha comunicato la classificazione sismica e che dei 25532 edifici tracciabili quasi la metà, cioè 11414 edifici, sono nella zona 2 e altrettanti nella zona 3 e 4.

Altrettanto interessante è l’elenco degli edifici per periodo di costruzione. Gli edifici abbastanza recenti (1961-1980) sono il 44%,  e quelli in quantità maggiore al migliaio e mezzo per ciascuna regione sono dislocati  in Lombardia, Campania, Veneto, Sicilia, Lazio, Piemonte, Toscana. Gli edifici dopo il 1980 sono complessivamente 9067, con picchi che sfiorano il migliaio per ciascuna regione in Campania, Lombardia, Sicilia. Ma ben il 4% degli edifici (1517) è stato costruito prima del 1900.

Il 91,3 % degli edifici è utilizzato esclusivamente per attività scolastiche. Non si capisce quindi come Renzi possa disseminare dei poli culturali polivalenti, frequentabili da tutta la cittadinanza e con orari prolungati fino a tarda sera, in strutture alquanto rigide e spesso non garantite da un buon sistema di sicurezza. Solo il 4% è di proprietà di enti religiosi o privati.

Riguardo al CPI (Certificato Prevenzione Incendi) il 33% non ha un impianto idrico antincendio; il 50,7% non ha una scala esterna di sicurezza; il 38,5% non h la dichiarazione di conformità; il 4,9% non ha un sistema di segnaletica, però nel complesso gli estintori portatili ci sono (95,1%).

Insomma, a fine lettura, la sostanza del libro risulta alquanto sconfortante. Ciò non toglie che le informazioni legislative e tecniche siano preziose, utili per esempio all’aggiornamento di un giovane che voglia interessarsi a un aspetto basilare della politica scolastica, ma anche a una utenza complessiva che voglia studiare e lavorare in un ambiente sicuro, agibile (anche la parte riguardante la presenza di barriere è significativamente negativa) e salubre.

Osvaldo Roman, L’edilizia scolastica, Un’emergenza nazionale, Ediesse, Roma, 2014, pp. 180, euro 14,00.