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c'era per noioltre la lavagna

24/02/2018

Il piacere di leggere. Trent'anni dopo

a cura di Clara Manca e Rosanna Angelelli

Il 15 dicembre 2017 si è svolto a Torino, nella sala Vivaldi della Biblioteca Nazionale, il convegno "Il piacere di leggere. Trent'anni dopo: che cosa è cambiato?", organizzato da Torino Rete Libri, insegnare, il pepeverde e cidi torino.

La partecipazione al convegno è stata assai numerosa e attenta, per una giornata all'insegna della ricostruzione storica, dell'analisi del presente e delle prospettive future della "formazione del lettore", un tema cui "insegnare" dedica da sempre impegno e attenzione. E anche questa è stata un'occasione per confermarlo.

Proponiamo una sintesi dei temi trattati e la riproduzione delle videointerviste a Daniel Pennac e Erri De Luca.

 

Il convegno ha avuto un'apertura non convenzionale. Per ripercorrere questi trent'anni di riflessioni, iniziative e proposte finalizzate alla "formazione del lettore" Mario Ambel e Pino Assandri hanno dato vita a un "dialogo scenico a due voci" che riproponiamo qui integralmente...

 

La lettura, metafora della vita

Forse non ci sono giorni della nostra adolescenza vissuti con altrettanta pienezza di quelli che abbiamo creduto di trascorrere senza averli vissuti, quelli passati in compagnia del libro prediletto […] un ricordo talmente dolce […] che ancora oggi, se ci capitano tra le mani i libri di un tempo, li sfogliamo come fossero gli unici calendari conservati dei giorni passati e ci aspettiamo di vedere, riflessi sulle loro pagine, le case e gli stagni che non esistono più.
(Marcel Proust)

Alla ricerca del tempo perduto? Forse si sarebbe potuta avere questa impressione, entrando nella Sala Vivaldi della Biblioteca Nazionale torinese un venerdì mattina, il 15 dicembre 2017.
Le voci di Mario Ambel e Pino Assandri ripercorrevano trenta anni di storia della lettura in Italia, fra piacere e competenza.
Innanzitutto, ciò che accadde soprattutto tra gli anni ’70 e ’80:  la prima biblioteca per ragazzi, aperta da Roberto Denti nel 1972, le esperienze "laboratoriali" nelle scuole medie torinesi di “frontiera” con lettura integrale di testi, lettura creativa ed espressiva a confronto con teatro e cinema, ma anche analisi, comprensione e commento, impressioni di lettura e classifiche dei libri più amati; i gruppi di  lettura spontanei, fino ad un progetto di ricerca-azione (“ Il vizio di leggere”) nato in collaborazione col Cidi di Gianna Di Caro; gli interventi  nelle scuole e su “insegnare” per un’idea di molteplicità di spazi, tempi, approcci della lettura; e poi ancora, le antologie di nuova impostazione, per autori e domande di comprensione, fino a Come un romanzo di Daniel Pennac (1992).
Si arriva così ai faticosi anni Novanta: cambiano le antologie, abbandonano il campo diverse librerie storiche e case editrici di punta, si moltiplicano i libri scolastici con testi “alla griglia”, (come li definiva Denti), cioè quelli con gli apparati didattici un po' ossessivi. Eppure, il ministro della ancora pubblica istruzione dell’epoca (Lombardi, un industriale tessile… ) nel 1994 avvia un "Piano di promozione della lettura", evento questo mai più ripetuto.
Infine, gli anni 2000: le prime prove Invalsi, la nascita degli istituti comprensivi, la legge 107, in cui libri, biblioteche e lettura vengono ignorati…
E oggi? Al di fuori delle aule, per fortuna, continuano le iniziative per promuovere la lettura, anche se in uno sxcenario sempre più complesso; ed è imporante perché “leggere riempie di emozioni, apre orizzonti” e - come scriveva anni fa un’alllieva di scuola media nelle sue "impressioni di lettura" - serve “essere lettori per guardarsi dentro e vedere i propri cambiamenti”.

Introdotti da Antonella Biscetti hanno quindi preso la parola i tre relatori della mattinata.

Eros Miari

Ma l’educazione alla lettura negli ultimi trent’anni è stata anche il centro di interesse di tanti che hanno lavorato con e per le case editrici. Ne ha tracciato la storia Eros Miari, nella sua veste di ex bibliotecario e di formatore. Nella collana Einaudi di letture per la scuola media, ai soliti “classici” che da anni gli insegnanti proponevano ai ragazzi,  venivano affiancati altri titoli, mentre si affermavano la Piemme Edizioni, la collana Gaia Junior,  le Nuove Edizioni Romane  (con i libri di Roberto Piumini), e i nuovi “maestri”, cioè autori come Denti, Rodari o Munari, i quali proponevano strade nuove per l’educazione alla lettura. E insieme, lo sdoganamento di generi come l’horror o il fantasy. 
Oggi come ieri, però, il cuore della formazione alla lettura sta nella scuola media, perché  fino alla scuola primaria i bambini leggono per divertimento, poi arriva “l’ora di narrativa”, con il libro  pieno di schede, griglie e con i riassunti da fare. Per una dinamica dell’apprendimento che si muova tra piacere e tecniche analitiche occorre la collaborazione fra biblioteche e scuole, e anche tenere in conto che una vera “promozione alla lettura” trova degli impedimenti sia nell’avvento di un mercato che colonizza tipi di scrittura e contenuti  – si pensi al fenomeno Harry Potter o ai racconti per “ bambine ribelli”  e  “ragazzi coraggiosi” - sia nella mancata saldatura fra scuola ed extra-scuola.
Insomma,  se la lettura è la metafora della vita, si deve insegnare a scegliere, ricordando che per scegliere un buon libro e per leggerlo occorre il tempo

Ecco, il “tempo”: un fattore importantissimo anche per Daniel Pennac, nella videointervista (a cura di Maria Riccarda Bignamini) trasmessa poco dopo. Per l’autore di Come un romanzo il piacere della lettura non deve essere semplicemente una scoperta personale  ma un compito della scuola. Però, la trasmissione di tale piacere non può passare attraverso un insegnamento normativo e valutativo: devono essere i professori in grado di esporsi, di condividere e quindi trasmettere il piacere provato nel leggere un’opera; per tale motivo devono essere in grado di dedicare in classe il “tempo” alla lettura (magari un 20% del monte ore dedicato al programma).  Perché leggere è anche immergere gli studenti nella lingua, se pur partendo da testi più facili, in modo da risvegliare curiosità ed emozione anche  nei ragazzi più ‘difficili’. E oggi, in più,  è necessario  tenere fuori dalla scuola, “tempio del sapere” il telefonino, oggetto che farà uscire dalla classe i ragazzi. Dunque un Pennac “reazionario”?

Intervista a Daniel Pennac, a cura di Maria Riccarda Bignamini
 

 

Derrick de Kerckhove

Proprio sugli aspetti della rete si è soffermato Derrick de Kerckhove, sociologo canadese esperto di media e neuroscienze. Chi sono questi nativi digitali? Sono persone che dai nuovi strumenti  ricevono continui impulsi all’immaginazione, ma al contempo esternalizzano sempre di più le loro facoltà psichiche: le loro reazioni sensoriali sono stimolate dalle device senza essere percepite e organizzate nel mentale.
Tante ore trascorse davanti allo schermo, del resto, soddisfano i circoli  della dopamina, che producono motivazione, euforia, ma anche una dimensione compulsiva a continuare la navigazione.  Cambiano così le condizioni cognitive, che oggi sono: immersive entro una informazione a 360°, connettiveinterattive (si ha il bisogno continuo di essere coinvolti), partecipative (condivisione di notizie, idee, sentimenti), subordinate all’inconscio digitale e alla colonizzazione dei Big Data.
I collegamenti continui, grazie alla rete, trasformano la stessa lettura in una lettura ipertestuale, ma fuori da un criterio di scelta personale. Si “legge” di gusto ma senza poter padroneggiare la complessità degli stimoli percepiti.
Eppure tutti gli studi  confermano che la parola si fissa maggiormente leggendo su un supporto cartaceo e allora la soluzione può essere quella di far sposare la lettura con le nuove tecnologie, in una dimensione trans mediale.
Ma c’è allora da sciogliere un nodo, quello vero: ci si sta avviando verso una ‘Datacrazia’ invece che verso una Democrazia?  Se vogliamo un certo modello di cultura dobbiamo creare persone in grado di  produrlo … a meno che vogliamo sparire tutti dentro un database!
La soluzione consiste nell’attivare gruppi di ricerca e di interesse che agiscano in stretto rapporto con la realtà territoriale in cui vivono.

Ermanno Detti

Le riflessioni portate da  Ermanno Detti, non hanno fatto che confermare la visione offerta dal sociologo.  Il neurobiologo Alberto Oliverio, infatti, ha dimostrato (attraverso la PET) l’esistenza di  vere e proprie trasformazioni  nell’attività cerebrale dei non lettori. Chi non legge da piccolo  perde l’attivazione di alcune aree cerebrali, ha più limiti linguistici, è più soggetto ai pericoli insiti nelle nuove tecnologie, apprende di meno ed è meno propenso alla curiosità e alla complessità. 
Ma perché in Italia i lettori diminuiscono, visto che fra il 40 e il 45% della popolazione legge solo un libro all’anno? Diverse le cause: l’editoria, che invade il mercato con 60.000 titoli all’anno(2.300 solo per bambini fino ai 6 anni); la produzione di contenuti qualitativamente “media”, fatta per non scontentare nessuno, una produzione che diventa subito vecchia, superata dai nuovi titoli in catalogo; gli autori, poi, visto che non si vive del mestiere di scrittore, sono anche giornalisti, ma sempre di più personaggi del mondo dello spettacolo; l’assenza di una volontà di cultura generale da parte della politica (si veda l’approssimazione della “Buona scuola”); la mancata collaborazione fra agenzie educative:  scuola, famiglia, biblioteche, associazioni per il tempo libero, ecc.
Se leggere è uno strumento per connettersi col mondo, immergersi in esso, per capirlo e per vivere meglio, allora vogliamo lettori per la vita, che lo siano per tutta la loro esistenza; e anche in  senso lato,  per la formazione di una società più umana, in cui  grazie alla lettura, allo studio ci si senta in sintonia con gli altri. Perciò il messaggio di Il piacere di leggere ha ancora un valore pedagogico oggi, senza dimenticare la lezione di Don Milani che aveva recuperato i ragazzi esclusi, non obbligandoli, ma facendo sentire che voleva solo il loro bene.


I lavori del pomeriggio sono stati coordinati da Wilma Proglio e aperti da tre interventi che hanno indagato sulla natura dei lettori nelle diverse fasce di età, sui loro bisogni, sui libri che possono sollecitarne l'attenzione e l'interesse.
 

Loredana Pilati

Per la prima infanzia ha parlato Loredana Pilati, bibliotecaria dell’AIB Piemonte, la quale  ha ricordato l’iniziativa “Nati per leggere”, che coinvolge ormai 2000 comuni, e attraverso cui si opera anche con  pediatri per trasmettere i valori della lettura ai genitori. Infatti il bambino è un attivo ricercatore di conoscenze e fin dal grembo materno  “legge”, percepisce  i suoni  dal battito del cuore alla voce della mamma. Quindi la lettura arricchisce emotivamente e cognitivamente la crescita del bambino e la sua comunicazione con gli adulti. Seppure noi non siamo “programmati” per leggere (non c’è un gene della lettura!), certi neuroni si “specializzano” per questa finalità. Considerando poi che fino ai 4 anni vi è un picco di connessioni neuronali, si capisce come sia importante che i genitori leggano storie, e che lo facciano preferibilmente  in momenti dedicati a ciò. Anche perché i libri possono calmare la mente, possono offrire le parole per “dire” le proprie emozioni, magari attraverso le favole. E anche dopo è fondamentale la lettura, quando tra scuola primaria e media, il bambino, uscito dall’egocentrismo, impara  a rispettare le regole e a riconoscere i punti di vista diversi dal proprio,; a quell'età è in grado di fare operazioni concettuali (classificare, porsi domande, ecc.) e provare empatia (si immedesima nei personaggi, tollerando anche quelli negativi). Per questo leggerà se vedrà leggere, se avrà libri a disposizione. Eppure una famiglia su dieci non possiede un libro in casa!

Clelia Tollot

È forse anche la mancanza di attenzione alla lettura nell’infanzia che porta poi il potenziale lettore alle soglie dell’adolescente ad avere  difficoltà coi libri, ha osservato  la pedagogista Clelia Tollot. Ma non solo, essendo poi l'adolescenza un periodo di intensa attività ormonale e di onnipresenza di distrattori tecnologici, che creano una dipendenza psicologica. Incomincia in quegli anni un processo di differenziazione nelle abitudini e nei gusti. Si tratta di una differenziazione sociale, a seconda del tipo di scuola, per esempio (licei o professionali), ma anche secondo il modello proposto dal gruppo di appartenenza (secondo alcuni ragazzi, chi legge è “più sfigato” non  avendo un tempo occupato da  altre divertenti opportunità !).
Che cosa accade a scuola?  Lì spesso non c’è libertà, ma solo l’ansia del ‘che cosa devo fare dopo’, non c’è  tempo per leggere a causa dei programmi, delle griglie di comprensione, della letteratura, ecc.: il clima è di persecuzione. Non vi si coltiva la bellezza, la leggerezza, la gratuità della lettura, non vi sono libri extra-programma, solo per il piacere di leggerli, non vi sono - come dovrebbero esserci-  momenti di lettura (ed eventualmente scrittura) libera.  Così i ragazzi si sentono frustrati a raccontare di scenari che non appartengono loro, invece di  sentirsi proporre libri che intercettino i loro bisogni e i loro interessi. Per questo, anche le storie di  Moccia possono andar bene per iniziare, come i fumetti e i graphic novels. Poi vi sono autori come Nino Ferrara che parlano di ragazzi, delle loro storie, o romanzi storici con dei giovani come protagonisti. 

Paola Parlato

Paola Parlato ha affrontato il tema del rapporto con l’adolescenza e la post-adolescenza, in particolare  in situazioni socio-culturali difficili. Probabilmente, esordisce, lavorando con queste fasce di età ci si accorge che una delle cause della disaffezione alla lettura è stata l’assenza proprio di quelle azioni virtuose per le età precedenti.
L’adolescente è certamente più stimolato da mutamenti interiori e dall’apertura al mondo di relazioni e oggi è particolarmente assorbito dalla connettività permanente. Ma la non-lettura ha cause molteplici, è un fenomeno multifattoriale.
In particolare nell'età dell'adolecsenza viene meno quella sostanziale omogeneità di gusti che caratterizza i lettori più piccoli, anche di estrazioni socioculturali diverse. Nella scuola superiore le differenze sociali si radicalizzano nella scelta del tipo di scuola e di destino futuro, mentre si accentua la volontà di appartenenza e di omologazione al gruppo dei pari, che esalta le posizioni antagoniste e il conflitto fra modelli.
Potrebbe trattarsi di una situazione temporanea, ma il lettore tornerebbe lettore, invece ciò non accade e si concretizza quel paese di non lettori che è l’Italia. E qui è enorme la responsabilità della scuola superiore è enorme, che è sempre più invasa da pratiche didattiche rigide e defatiganti. Soisteniamo che la lettura è fondamentali,  ma spesso con atteggiamenti ricattatori e sempre sottomessi alla valutazione scolastica, che non lasciano spazio alla lettura che può liberare solo se è anche libera e gratuita.
 

Intervista a Erri de Luca, a cura di Paola Parlato

 

Tavola rotonda

Con la tavola rotonda “Il piacere di leggere (tra) e oltre le mura” si chiude il convegno. A coordinarla è Maria Riccarda Bignamini. Vi partecipano Cecilia Cognini (Biblioteche civiche torinesi), Anna Parola (libraia), Simonetta Bitasi (lettrice ambulante), Marco Zapparoli (editore), Milena Tarducci (Sherazade, Associazione culturale- Verbania).

Maria Riccarda Bignamini introduce la discussione ribadendo che  le famiglie possomno svolgere un ruolo fondamentale per incentivare la lettura; seguono le biblioteche pubbliche, e qui si rinomina Jan Chambers, più volte citato nel corso della mattinata come esempio di intellettuale fiorito anche grazie a provvidenziali “occasioni” di letture in biblioteca; l’editoria di qualità;  i librai, attenti alla scoperta e alla valorizzazione di talune opere immesse nel mercato (vedi il successo di Storia infinita di Michel Ende dovuto alla propaganda  coraggiosa di un libraio). Ma dal momento che persiste la contraddizione tutta italiana della grande quantità dei festival e di titoli pubblicati (23.000) rispetto al 40% di lettori di un solo libro all’anno -fenomeno depressivo che si affianca alla difficoltà dei giovani a concentrarsi e a rimanere in silenzio- vale  allora la pena di chiedere ai partecipanti della tavola rotonda lo stato di salute dei luoghi, degli strumenti e dei canali da loro praticati e incentivati.

Simonetta Bitasi, che è lettrice/promotrica di letture ambulanti evidenzia la rigidità dei collegamenti con la scuola, anche se non se la sente di indicare in essa  il capro espiatorio  della scarsa incentivazione alla lettura.  I lettori italiani devono superare numerosi ostacoli perché la lettura diventi per loro una pratica accattivante, a partire da quelle trasmissioni televisive che ne caldeggiano la diffusione ma in modo “tristissimo"; dal pregiudizio che a scuola la lettura si attivi  solo per i saperi umanistici; dalla concezione sacrale  del “classico”, in genere un libro che nessuno legge con reale interesse; dalla mancanza di biblioteche e librerie aggiornate e costantemente implementate; dalla preparazione talvolta poco professionale di chi vi lavora. Occorre invece dare ai ragazzi “un interlocutore alla loro altezza”, come si sta facendo attraverso i vari Progetti europei di incentivo alla lettura, specie di quella ad alta voce. Nel progetto europeo Tecnopras  s.a.s.  Unione Europea si auspicano almeno 20 minuti di lettura libera quotidiana nelle classi, per fondere insieme una idea di continuità e libertà. Quanto alla varietà dei contenuti si possono affiancare ai libri riviste, periodici e opuscoli diversi, mentre i lettori potrebbero diventare consiglieri delle letture fatte.

Dell’assenza degli insegnanti della Scuola Media da questi incentivi  parla anche  la libraia Anna Parola chiedendosene il perché. Forse i libri oggi pubblicati sono meno belli, forse i formatori del gusto alla lettura  devono essere più giovani rispetto a lei che dirige la libreria “da retrovie” di gusto anche generazionali.

Milena Tarducci prova a mitigare questo pessimismo suggerendo che le “persone che fanno la differenza e che consigliano di leggere” potrebbero non essere necessariamente solo insegnanti, ma  un amico, un familiare, oppure una istituzione extrascolastica, come una biblioteca pubblica purché competente e aggiornata. Fa quindi riferimento al Progetto Verbania “Liberamente”, che organizza incontri in biblioteca staccando la lettura dalla pratica delle discipline  scolastiche e raccontandone  la passione posta e il piacere ricavato.  La bibliografia da proporre deve essere mista (classici, ma anche graphic novel, libri abbinati a video e film, cartoon, ecc.) Si devono anche incentivare progetti di booktrailer, cioè di video che propagandano un libro, appositamente costruiti dai giovani lettori.

Altrettanto concreto è l’intervento di Cecilia Cognigni, che puntualizza gli esiti positivi del ruolo della extrascuola, per esempio a Bologna, dove l’apertura nel 2001 della biblioteca interculturale e multimediale di Salaborsa ha raggiunto la frequenza giornaliera di varie migliaia di persone. Per raggiungere questi risultati ottimali si deve però disporre di personale altamente qualificato e di una legislazione omogenea sul territorio nazionale con uno standard unitario di agibilità e di funzionamento delle strutture anche all’interno delle varie realtà regionali. Se Il D L 20 settembre 2015, n. 146, contenente  “Misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione” ha garantito la tutela del servizio pubblico in caso di sciopero, non ci si è tuttavia interessati con altrettanta tempestività all’assetto/riassetto  delle biblioteche, di cui invece vanno soddisfatte le caratteristiche di spazi polivalenti di riflessione, apprendimento, incontro, incentivo interculturale, creatività, necessari al fiorire di veri e propri centri culturali di comunità.  L'Associazione Forum del libro ha lanciato un appello affinché, anche in Italia, venga approvata definitivamente una legge sulla promozione della lettura, dal momento che la proposta di legge “Disposizioni per la diffusione del libro su qualsiasi supporto e per la promozione della lettura” (Testo unificato  C. 1504, a firma di Giancarlo Giordano e altri –XVII legislatura) è fermo tra la Commissione cultura e la Commissione bilancio e non è mai stato portato alla discussione in Parlamento.

Chiude la tavola l’intervento dell’editore  Marco Zapparoli che cita l’articolo “Musica è rapimento” comparso nella rivista “Pepeverde” a firma di Clelia Tollot, che è anche coordinatrice di progetti di promozione della lettura.La citazione gli serve per porre accanto alla vocalità della lettura la valorizzazione dell’educazione musicale di base, allargando in questo modo  quegli orizzonti estetico culturali di cui la lettura è solo una modalità significativa. In “Letti di notte” (la notte bianca delle librerie) Zapparoli ha incontrato molti talenti in grado di “produrre situazioni coinvolgenti e costruire ambienti conniventi”, non solo rappresentati  da adulti esperti ma da giovani emergenti in quei “book around” dove la commistione tra abilità di lettura-scrittura ed elaborazione di immagini video riesca a comporre una specie di raffinata sinfonia estetica.
 

I saluti finali 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 


Il temario del convegno...

“Il piacere di leggere” di Ermanno Detti compie trent’anni. Perché l’Italia continua a essere un paese di non lettori? Per quali motivi alcune parole d’ordine non si sono realizzate? Cosa può diventare il piacere di leggere oggi, di fronte alle neuroscienze e alle nuove connessioni intellettive?
La giornata, in compagnia di insegnanti, studiosi, scrittori, operatori attivi della filiera del libro, si propone di:
- ripercorrere le tappe, spesso accidentate di un percorso, tra scuola ed extrascuola
- individuare le possibili strategie per "costruire" lettori.


 


A corredo del "dialogo scenico", nelle prossime settimane, proporremo per i soli abbonati, due documenti... d'epoca: 

Mario Ambel,  Relazione tenuta ad Aosta al convegno "I promessi lettori"

Pino Assandri, ...    il documento presentato al Direttivo del Cidi Torino nel 1989.

Il gioco è scoperto: chiedersi quanto sono ancora attuali e (in buona misura) non compiute quelle ipotesi e prospettive di lavoro...

 


 

Ermanno Detti, Il piacere di leggere, Edizioni Il Pepeverde