Già dal titolo questo volumetto si connota come una galleria di ritratti, organizzata in due sezioni; nella prima, intitolata Le radici, l’Autore presenta personaggi che “per ragioni anagrafiche, non ha conosciuto direttamente, ma che hanno influito profondamente sulla sua vita di giovane e poi di studioso”, mentre la seconda, intitolata Amici e maestri, è dedicata a “ritratti di persone con cui ha avuto contatti e frequentazioni, in alcuni casi anche molto intensi”. Complessivamente, esso si configura come un omaggio a illustri protagonisti dell’Italia del Secondo Dopoguerra, molti dei quali hanno contribuito alla rinascita non solo economica, ma anche culturale, politica ed etica del nostro Paese dopo lo sfascio della Seconda Guerra Mondiale.
Nasce proprio da questo intento il primo grande pregio di questo volumetto, quello di far rivivere la memoria di personaggi ingiustamente e troppo frettolosamente dimenticati; su tutti, spiccano Marcello Soleri, Filippo Burzio, Ernesto Rossi, parlando dei quali l’A. non manca mai di sottolineare che la loro eredità non è stata raccolta, fatto, questo, che ha contribuito a generare un’Italia e un liberismo molto diversi da quelli che sarebbero potuti essere.
Come l’A. precisa nella Premessa al volume, le brevi monografie che lo compongono non sono state tutte espressamente scritte per l’occasione di questa pubblicazione: nondimeno, esso è attraversato da vari temi-guida che ciclicamente si ripropongono, tra i quali, solo per citarne alcuni, individuerei:
Per concludere, si può proporre uno spunto di discussione.
Nella Premessa, guardando complessivamente al risultato del suo lavoro, l’A. scrive: “Penso che ne venga fuori un ritratto di un’Italia lontana, spesso dimenticata, un mondo ormai scomparso.”
Per quanto anche in questa presentazione si sia parlato di personaggi ingiustamente dimenticati, nondimeno in questo volumetto non riesco a vedere una mera operazione “archeologica” di ricostruzione di “un mondo scomparso”, così come non trovo l’atteggiamento sterilmente nostalgico di chi, deluso dal presente, si rifugia nella rievocazione di un passato ormai irrimediabilmente perduto, mentre mi sembra di ravvisare l’intento di far rivivere la memoria di certi personaggi nella convinzione che il loro esempio possa ancora essere illuminante e istruttivo per l’Italia di oggi; per questo, più che di “un mondo scomparso”, parlerei – vorrei parlare – di personaggi, sì, a volte ingiustamente dimenticati, ma comunque non così lontani nel tempo da non poter essere riproposti, ristudiati e rivalutati come meritano, e non solo nella memoria storica.