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una recensioneoltre la lavagna

31/05/2014

Francesca Serafini, "Questo è il punto.Istruzioni per l’uso della punteggiatura"

di Rosanna Angelelli

Di Francesca Serafini, sceneggiatrice ed editor freelance, ricordavo la sezione Storia regole eccezioni in Punteggiature, vol II, Rizzoli-Holden Maps, Milano, 2011, e mi aveva colpito lo stile chiaro e arioso con cui trattava argomenti tecnici diversamente dagli specialisti, che si esprimono spesso in arido metalinguaggio. Anche nel caso di questo saggio, Serafini riesce a trattare con piacevole efficacia l’uso appropriato della punteggiatura, una competenza che appartiene alle conoscenze linguistiche e alle abilità espressive che ciascuno di noi, lettore e/o scrittore che sia, deve possedere e praticare per una letto/scrittura felice. Anzi, nel caso specifico del pubblico di insegnare, i docenti di qualsiasi disciplina ne dovrebbero essere coinvolti, dal momento che a scuola una scrittura (letta o prodotta) non può essere spiegata nell’efficacia del suo tessuto solo dall’insegnante di lingue e di lettere.

D’altra parte l’acquisizione di un buon uso della punteggiatura è una delle operazioni di letto/scrittura che, iniziata nella scuola primaria, non cessa d’essere applicata, rielaborata, verificata nelle conoscenze/competenze culturali di tutta la vita.
Ho ancora memoria della bravura di una mia maestra delle elementari (negli anni ’50!) che su una frase scritta di piatta banalità, del tipo; “La mamma è buona”, era riuscita con noi bambini, a seconda dell’intonazione di lettura da lei scelta e della punteggiatura assegnata, a farci distinguere l’incremento possibile di significati diversi dal livello di superficie dell’enunciato. Era un gioco, ma da questo emergevano  le due sponde  dell’invenzione tecnica: la vocalità sonora della lingua con le molteplici espressioni di senso si trasferisce nella scrittura e il suo tessuto logico-semantico si regge attraverso semplici marche grafiche. 

 Anche Serafini si muove su queste due sponde, senza privilegiarne una, ma anzi, ribadendo costantemente che, se regole ci sono nella scrittura (di fatto esse furono delineate nel lontano Rinascimento dalle teorie grammaticali di Pietro Bembo e dalle soluzioni grafiche di Aldo Manuzio ), una è fondamentale: la lingua esiste prima della grammatica; la vocalità prima della scrittura. Detto questo, si capisce come l’introduzione del saggio sia curata da Luca Serianni, linguista e grammatico, attento alla didattica della lingua, e venga più volte citata Bice Mortara Garavelli, a sua volta autrice di importanti manuali e saggi di didattica.

Serianni osserva che c’è “un diffuso bisogno di sicurezze linguistiche, specie in un settore, quello della punteggiatura, nel quale la tradizionale istruzione ricevuta a scuola è particolarmente carente”. Ma non si tratta di “tornare idealmente a scuola”, bensì di avere quella curiosità di scegliere di tanto in tanto tra le letture extrascolastiche che riguardano il cibo, la salute, il turismo ecc., anche un agile saggio come questo che ci aiuti non solo a verificare le nostre competenze e tendenze di letto/scrittura, ma ci sintonizzi su ciò che sta succedendo nel nostro presente.
Oggi le cose si leggono e si scrivono con modalità varie, spesso non del tutto appropriate, ma caratterizzate da vere e proprie violazioni d’uso, che però nel caso della letteratura e soprattutto di quella contemporanea, possono configurarsi anche come esempi di creativa originalità di senso. E questo cambiamento succede innanzitutto alla punteggiatura.

Il saggio è articolato in cinque parti, di cui le prime tre hanno un carattere prevalentemente tecnico: esse riconoscono alla punteggiatura il compito di sostenere e chiarire la trama logica del testo, ma anche, e specie per alcune marche (punto esclamativo, punto interrogativo, trattino, parentesi), di annunciare e ribadire l’espressività emotiva, le intenzioni nascoste, gli incisi, i dubbi, i rimandi di senso.
Il cap. 3 è il più descrittivo/prescrittivo, ma il dettaglio delle funzioni dei vari marcatori avviene attraverso un glossario, dove la regola è sempre rivista e a volte contraddetta da appropriati esempi d’uso. Nel cap. 4 (a mio parere il più interessante) si apre la riflessione sullo stile, cioè sulla modalità peculiare che caratterizza la scrittura di ciascuno di noi e massimamente di uno scrittore professionista o di un autore letterario. Lo stile letterario ubbidisce saltuariamente alle regole assestandole in funzione delle intenzioni e della retorica del contenuto. Certo, la “licenza poetica” non è permessa a tutti (men che meno lo dovrebbe essere a scuola…), ma ci sono altri avversari in agguato della fragile legittimità formale: oggi essi sono rappresentati dai cambiamenti delle modalità comunicative della stampa scritta su carta e in rete, e da quell’imponente fenomeno di scrittura immediata che si manifesta in rete con le chat, fb, tweet ecc, e sul cellulare –diventato un vero e proprio computer- con gli sms, mms, ecc. Lì la punteggiatura non solo è stravolta a servizio dell’espressività, ma ha prodotto decessi forse irreversibili (vedi il caso del punto e virgola) oppure una loro significatività diversa (sempre il punto e virgola serve per esempio a scandire l’elenco di più destinatari  di un messaggio), quando non iconica.

Argomento affascinante, questo, che accompagnato alla grande quantità di esempi forniti e a una ricchissima bibliografia, ci permette di riflettere sulle ibridazioni complesse e spesso anarchiche della nostra cultura, che a livello scolastico seguita a essere prescrittiva di un tradizionalismo rigoroso a volte poco lavorato e spesso paradossale.

Francesca Serafini, Questo è il punto- Istruzioni per l’uso della punteggiatura, Editori Laterza, Bari, 2014, pp. 137, euro 8,50