Questo il titolo di un filmato dedicato a Stefano Schacherl, un insegnante “speciale” per cultura, competenza, umanità, iscritto al Cidi e purtroppo scomparso nel dicembre dello scorso anno. Il Cidi lo ha celebrato il 9 aprile nella sede nazionale dell’Associazione a Roma in un incontro molto toccante.
Tanti gli insegnanti presenti, tra cui i colleghi della “sua” scuola: il “glorioso” ITIS “G. Armellini” di Roma, una scuola pilota a partire dall’anno scolastico 1985-86 nell’ambito del Piano Nazionale dell’Informatica. L’Armellini è un bell’edificio storico che come si legge nel sito “esiste sul territorio da 50 anni” e nel corso del tempo ha consolidato rapporti con l'Università, fornendole l’agibilità dei laboratori e la collaborazione dei docenti.
Mentre i presenti prendevano la parola scorrevano le immagini del filmato a lui dedicato e ambientato per l’appunto all’interno dell’Istituto: Stefano, Luciana Zou - l’amata moglie e collega-, gli insegnanti, gli studenti, fotografati nelle aule e negli spazi laboratoriali della scuola nelle varie situazioni di incontro, di scambio, nelle attività didattiche e di apprendimento. In particolare si vede Stefano parlare, spiegare, sorridere, osservare concentrato il lavoro alla consolle dei suoi studenti.
Due di loro, presenti all’incontro come adulti ormai professionalmente attivi, lo hanno ricordato sia nella sua figura umana: gentile, affabile (e per questo a volte sconcertante), sia nella sua efficacia di docente. “Era un insegnante molto disponibile, empatico, chiarissimo nell’esporre contenuti di materie nuove, ostiche”. “Si percepiva la sua disponibilità a trasmettere conoscenze senza creare paure. Se sorgevano dissensi e tensioni trovava sempre il modo per scioglierli”.
“Era un ingegnere atipico”, hanno commentato alcuni suoi colleghi. Stefano aveva partecipato con curiosità pionieristica alla conoscenza e alla diffusione dei saperi informatici, mostrando “un approccio intuitivo, originale, volto serenamente alla risoluzione concreta di taluni problemi sia teorici sia applicativi”. “Era un faro di riferimento per la costruzione applicativa”. “Era sempre collaborativo e disponibile nello spiegare ai colleghi meno esperti saperi complessi”. Sullo schermo nel frattempo sono apparsi due dei suoi numerosi libri nelle edizioni Jackson e Pàtron.
Ma, come hanno puntualizzato Luciana, gli amici più intimi e anche la nipotina, la cultura di Stefano si coloriva di una grande passione per la musica, vissuta anche attraverso i mixaggi del pop. Le sue convinzioni di insegnante di sinistra, sentite ma mai invasive, gli davano evidentemente anche quelle aperture verso la cultura contemporanea che sono necessarie in una istruzione non solo formale.
C’erano tante teste canute tra i presenti, docenti ormai in pensione, ma ancora legatissimi al ricordo del loro lavoro e come tali ancora sentitamente coinvolti nelle vicende complesse e nelle difficoltà della scuola attuale, tanto che l’incontro si è concluso con queste domande: su quanto abbia potuto incidere il lavoro dei vecchi tra i giovani; su come si possa continuare ad alimentare e trasmettere quella passione e quella cura necessarie alla vita della scuola odierna.