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12/05/2015

Dei ventiré bambini che ho in classe ...

Alla c.a. della Redazione di insegnare,

dei ventitré bambini che ho in classe e che possono seguire il percorso di apprendimento della lettura e della scrittura, a parte la bambina disabile grave che comunica solo attraverso mugolii che in qualche modo si rifanno alle canzoncine che abbiamo imparato, a parte la bambina nomade che non ha quasi mai frequentato, a parte il "bambino selvaggio" che è arrivato dopo due anni di "esilio" dalla nonna in Marocco perché la mamma doveva lavorare e non aveva aiuto,  a parte i tre italiani che erano pronti o sapevano leggere e scrivere prima di venire a scuola, a parte quelli che hanno imparato e che avrebbero imparato con chiunque… qualcuno non sa ancora leggere né scrivere in modo autonomo.

A casa questi bambini nati in Italia parlano una lingua diversa, e a scuola si deve costruire anche questo linguaggio prima ancora di cominciare a scrivere.

A volte mi chiedo se serva davvero lavorare per competenze, pensando che sono un filo lungo o se non farei meglio a istruirli per blocchi, sulla pura strumentalità, come d’altra parte succede ancora in molte classi, anche vicino alla mia, dove si prosegue come se nulla fosse, con gli stessi ritmi che usavano i nostri maestri con noi, perché è importante poter dire: tu dove sei arrivata? io ho già fatto ...
Ma, comunque, quello mi chiederanno i genitori tra un po' sarà: ha imparato a leggere? a scrivere? perché ha fatto educazione all’ascolto invece che il corsivo? perché li ha portati a osservare il cortile e la scuola invece che fare tutte le difficoltà ortografiche?
In realtà non sapranno chiedermi queste cose, o non vorranno, per rispetto, ma avranno l’ansia di sapere se ce la faranno, se sapranno abbastanza per fare, come gli altri figli più grandi, le prove Invalsi.

In classe, però, ciò che si deve costruire attraverso la lingua è così universale, nel senso che comprende davvero tutto, che ogni parola che è un po’ diversa dal linguaggio comune deve essere spiegata, riportata a esperienze, a lingue diverse, pian piano sdoganata dalle forme di una grammatica infantile che fatica a evolversi.  
E non abbiamo ore, né risorse, né colleghi per fare compresenza, o lavorare per piccoli gruppi.
Non posso non pensare che qualcuno è già penalizzato in partenza e che questa scuola, per come è organizzata, o disorganizzata, per come è stata “punita” negli anni, non sa più aiutarlo. Non bastano i progetti sull’intercultura affidati alla buona volontà e alla disponibilità degli insegnanti, poche risorse che si esauriscono in fretta e sono una goccia nel mare.

Naturalmente è anche possibile che sia io a non fare abbastanza. L'altra sera mi ha scritto la sorella di un mio bambino uscito l'anno scorso dalla scuola primaria. Già debole di per sé, ora è preso di mira dai bulletti della classe, di seconda generazione come lui.
La ragazza mi ha scritto: “La metà della classe è arabofona; questi ragazzi socializzano solo tra di loro, non impareranno mai l’italiano”. Questo vuol dire in sostanza che oltrepasseranno di poco il linguaggio per lo studio e per le discipline appreso nella scuola primaria.
Non saranno destinati, per quanto si faccia il possibile, a frequentare solo scuole professionali? a rimanere ai margini? a disperdersi?

Lettera firmata

Questa lettera è firmata, ma noi abbiamo deciso di pubblicarla senza nome perché potrebbe essere stata scritta in cento altri luoghi, da dentro cento altre esperienze ...
Esprime il disagio vero, le difficoltà e i dubbi quotidiani, la fatica di chi ha visto in questi anni moltiplicarsi le difficoltà e dimezzarsi le risorse. Talvolta anche quelle interiori, alle quali potrebbe giovare il sapere di non essere soli, di poter contare su responsabili di politica scolastica che davvero provassero ad azzeccarne una ogni tanto, invece di continuare a pensare che la soluzione di questi problemi sta nella chiamata diretta del preside, nella ricerca del bravo insegnante, nei criteri che determinano la carriera del docente, nella possibilità del genitore di fare scelte informate, nell'uso ossessivo della valutazione...

La politica continuerà ad inanellare errori su errori, i giornali a sciorinare luoghi comuni e ricette meritoctratiche e intanto....

... dei ventitré bambini che ho in classe e che possono seguire il percorso di apprendimento della lettura e della scrittura ....