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22/02/2016

Walter Tocci, "La scuola, le api e le formiche"

di Maria Luisa Masturzo

La scuola, le api e le formiche è un testo che suscita curiosità già dalla lettura del titolo e che si conferma poi alla lettura interessante, denso di pensieri sulla scuola del passato, riflessioni su quella del presente disegnata dal governo Renzi e sfide per realizzare una scuola che dovrebbe “farsi mondo”. 
Walter Tocci, sin dalle prime pagine, definisce il provvedimento legislativo "La Buona scuola" una riforma non solo mancata, ma per di più dannosa, la quale, però, ha l'importante pregio di aiutarci a rispondere ad una domanda fondamentale: "Per quale motivo sono fallite negli ultimi 20 anni tutte le riforme riguardanti la scuola?”. La risposta data è impietosa, ma realistica: “La Buona scuola porta a compimento i propositi che da destra a sinistra hanno caratterizzato il ventennio. E' un caso di studio dell'inefficace riformismo italiano” (pag. X ). In questa breve presentazione  può essere interessante riprendere alcuni dei punti trattati e in particolare quelli maggiormente enfatizzati dai mass media e dal governo.

“Più soldi agli insegnanti”. E' questo un problema reale, il contratto della categoria non è stato rinnovato da circa 10 anni: era sufficiente riaprire la contrattazione ! La soluzione trovata è stata invece quella di affidare, in ogni singola  scuola, ad un gruppo di docenti, genitori, studenti, il compito di definire dei criteri con i quali premiare gli insegnanti ritenuti meritevoli.
Nel libro si ricorda come esistesse già nelle scuole, per contratto, una retribuzione integrativa attribuita ai docenti per incarichi, ruoli, funzioni aggiuntive, finanziata con il fondo delle autonomie scolastiche che , purtroppo, nel tempo, è stata tagliata di oltre il 50%.

“Il merito”. Ho ritrovato in questa parte molte delle discussioni che hanno appassionato i consigli di classe e i collegi docenti negli anni 70/80; sono stati momenti che hanno spinto tanti  insegnanti a studiare, a confrontarsi e a  fare ricerca, con l'obiettivo di imparare, loro per primi,  nuovi percorsi didattici. 
"Si studia per non piegare la testa, per migliorare la propria vita, per non rinunciare a cambiare il mondo. Il merito non ama le gerarchie, vale per la brava maestra e per il premio nobel, riguarda il sapere e il saper fare, rimuove le disuguaglianze e riconosce le differenze dei ragazzi, senza livellarle con i quiz ministeriali” (pag. 52).

“Le disuguaglianze legate ai contesti territoriali”. “La scuola che si trova in un'area svantaggiata introietta le logiche del disagio” (pag.77).
Ma a questo proposito, in questo paese, sarebbe veramente tempo di uscire da un uso spesso mediatico e politicamente strumentale dei discorsi sul disagio, non sempre estraneoalle motivazioni di chi in fondo è più interessato (o assuefatto) alla sua permanenza che al suo reale superamento, per mettere in atto provvedimenti strutturali, organici e coordinati per provare a uscirne davvero.  A parole, per esempio, si afferma sempre che leva centrale nella lotta al disagio e alle sue cause è l'investimento pubblico sulla scuola, ma nei fatti (al di là di denunce spesso strumentali) le scelte politiche sono spesso insufficienti e chi davvero prova a invertire la tendenza si trova  imbrigliato in resistenze e difficoltà di ogni tipo.
Anche nella Buona scuola la sfida che riguarda il Mezzogiorno non viene affrontata in modo specifico e puntuale: “Invece di rimuovere le diseguaglianze, si rimuove la questione” ( pag. 82).

Desidero concludere questa breve presentazione con una frase tratta dall'ultimo capitolo: “Le decisioni generative”, perché io credo che essa sia un'ottima sintesi del messaggio presente nel testo ed anche una bellissima spiegazione del titolo: "In natura ci sono due comunità operose, quella delle formiche che curano la buona vita in comune e quella delle api che scrutano nuovi paesaggi per arricchire l'alveare. Costituiscono una sorta di manuale per i riformatori dell'istituzione scolastica; formicai accoglienti per le domande dei giovani, per i migranti, per gli adulti che tornano a studiare. E favi sapienti alimentati dalla curiosità per il nuovo mondo e dalla creatività della didattica. Sono i mondi vitali che salvano l'educazione dalle ossessioni normative.” (pag. 183).

Resta un problema aperto: come poter intraprendere davvero la costruzione di formicai operosi e favi sapienti, se intanto non fermiamo le ruspe che devastano il terreno?

Walter Tocci, La scuola, le api e le formiche. Come salvare l'educazione dalle ossessioni normative, Donzelli Editore, Roma, 2015, pp. 189, 19,50 euro