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20/04/2023

Una data bisogna averla

di Raffaella Corsi

Il 25 Aprile del 1945 a Torino si soffriva ancora.


Lo racconta nel suo Diario partigiano Ada Prospero Marchesini Gobetti, che la notte del 26 aprile faticava a trovare le parole per rivolgersi alle donne piemontesi. Le passavano davanti agli occhi i numeri dei morti, i volti delle persone perdute, le distruzioni, le violenze, gli incendi. Infine riuscì a scrivere:

Tutte le donne hanno oggi un lutto nel cuore. Fate che questo lutto non sia stato vano.

Ancora per due giorni Torino e il Piemonte soffrirono, come corde tese tra gli spasmi di notizie contraddittorie, ora esultanti per la liberazione, ora angoscianti per la permanenza dei nazisti.

Qualche anno dopo, concludendo il suo Diario, ripensando a posteriori a quelle giornate, ai propositi e ai progetti che il nuovo corso degli eventi permetteva di forgiare, Ada scriveva:

Si trattava ora di combattere non più contro la prepotenza, la crudeltà e la violenza – facili da individuare e da odiare -, ma contro interessi che avrebbero cercato subdolamente di risorgere, contro abitudini che si sarebbero presto riaffermate, contro pregiudizi che non avrebbero voluto morire: tutte cose assai più vaghe, ingannevoli, sfuggenti.

Un compito impegnativo, alto, che avrebbe richiesto preparazione, riflessione, senso critico, unito alla ferma volontà e alla determinazione, diciamolo ancora con le parole di Ada,

di non lasciar che si spegnesse nell’aria morta d’una normalità solo apparentemente riconquistata, quella piccola fiamma d’umanità solidale e fraterna che avevamo visto nascere il 10 settembre e che per venti mesi ci aveva sostenuti e guidati.

Un compito delineato dalla e nella stesura della Costituzione, con la consapevolezza che - ancora con le parole di Diario partigiano -

la lotta non sarebbe stata un unico sforzo, non avrebbe avuto più, come prima, un suo unico, immutabile volto; ma si sarebbe frantumata in mille forme, in mille aspetti diversi; e ognuno avrebbe dovuto faticosamente, tormentosamente, attraverso diverse esperienze, assolvendo compiti diversi, umili o importanti, perseguir la propria luce e la propria via.

Ecco, dunque, senza esaurirle, alcune chiavi di lettura, ragioni e lenti attraverso cui guardare, a scuola, la ricorrenza del 25 Aprile, giacché una data ci vuole: svelare i pregiudizi che a una lettura poco allenata potrebbero mostrarsi sfuggenti; riconoscere e analizzare, con l’aiuto delle discipline, gli interessi ingannevoli; diradare, attraverso la scelta lessicale, la nebbia della vaghezza; tenere accesa la fiaccola dell’umanità solidale; perseguir la propria luce e la propria via attraverso compiti diversi. Solo a questo punto non posso più prendere in prestito le parole di Ada perché importanti, importantissimi sono i compiti destinati alla scuola e perché oggi a questi alunni e a queste alunne preferisco ricordare la loro importanza, nello sforzo di lotta che mi compete, e trascurare l’umiltà, che altri si sentono in dovere di rammentare.


Citazioni tratte da Ada Gobetti, Diario partigiano (1943-45), Einaudi, 2014, Introduzione a cura di Goffredo Fofi, Contributi di Italo Calvino, Postfazione a cura di Bianca Guidetti Serra; prima edizione 1956.