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22/11/2021

La filosofia nei tecnici

di Rosanna Angelelli

Da qualche tempo una nuova notizia sulla scuola ha interessato la stampa e i periodici di varie associazioni e agenzie online. Il Ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, almeno in un paio di occasioni, ha anticipato uno studio di fattibilità da parte degli esperti del Ministero sull’inserimento della filosofia nei curricoli degli Istituti Tecnici. Usiamo il termine curricolo al plurale, perché l’istruzione tecnica in Italia si articola almeno in tre percorsi: istituti professionali; istituti tecnici; ITS e IFTS di livello post secondario ma non universitario. La denominazione usata dal Ministro è quindi piuttosto generica.
La notizia ha avuto una certa eco anche nei siti studenteschi (per es. in studenti.it e skuola.net); è stato imbastito un sondaggio di gradimento di cui alcuni risultati sono leggibili in www.orizzontescuola.it [1]. Alcuni sono molto critici.

In assenza di notizie ufficiali da parte del Ministero, partiamo dalle fonti di informazione che siamo riusciti a raccogliere in rete e su carta stampata per documentarci. Esse purtroppo sono alquanto frammentarie, fatto che innalza il rischio di far cadere l’informazione nella palude del “sentito dire” o peggio ancora del gossip.
Il Ministro ha nominato la filosofia in due eventi, avvenuti nel mese di settembre 2021. Essi sono stati: il primo, un convegno a Venezia su “Etica e intelligenza artificiale“ [2], organizzato da Aspen Institute [3] con Tim e Intesa Sanpaolo; il secondo, un dibattito organizzato a Bologna con gli studenti del Liceo Malpighi sul tema “É un Paese per giovani?” nell’ambito del Festival Francescano, 2021 [4].

Qualcosa va detto sulle cornici alquanto difformi dei due interventi. Nel primo convegno Tim e Intesa Sanpaolo hanno presentato un documento programmatico per uno sviluppo equilibrato della tecnologia, dal titolo: “Valorizzare i big data rispettando la vita delle persone”, dando luogo tra l’altro a un osservatorio ad hoc con sede a Roma. Questo istituto sarà guidato da Angelo Petroni, segretario generale di Aspen, e sarà aperto al contributo di università e altri soggetti che vogliono collaborare per fare dell’Intelligenza Artificiale un fattore di progresso sociale ed economico per un nuovo modello di sviluppo digitale, ecologico e inclusivo”. “Stiamo lavorando perché tutto venga applicato mettendo le persone al centro e che l’intelligenza artificiale possa essere utile per una programmazione economica e sociale che ci consenta di essere più efficienti nell’affrontare le sfide di domani. – ha puntualizzato Stefano Lucchini, chief institutional affairs and external communication officer della banca Intesa – Ci  impegneremo per una significativa maggiore coesione con tutte le parti coinvolte nell’adozione di linee guida.”
Il legame tra tecnologia e suo utilizzo è stato trattato in cinque capitoli: “Intelligenza artificiale e sfide etiche per il business e l’economia”, “La regolamentazione dell’Intelligenza artificiale tra libertà e dignità”, “Limiti tecnici e morali dell’Intelligenza artificiale in ambito aziendale”, “Educazione e informazione per la cittadinanza digitale”, “Il paradigma del cambiamento dei business models abilitati dai cambiamenti digitali e le applicazioni”.
Come si vede, uno degli oggetti del convegno è stato la riflessione sulla gestione dei big data, sintetizzabile in domande del tipo: come potenziare, utilizzare e condividere i dati già raccolti e custoditi nelle enormi piattaforme protette? Quali misure di sicurezza mantenere o intraprendere per ottimizzare il loro uso attuale? Come rispettare la privacy in una gestione responsabile dei dati, controllata e verificata con finalità liberal-democratiche?

Se la presenza del Ministro Bianchi al convegno pensiamo sia stata giustificata innanzitutto dal suo profilo di economista direttore scientifico della Fondazione Internazionale Big Data e Intelligenza Artificiale per lo Sviluppo Umano (IFAB) e dalle attività da lui svolte per la progettazione e attivazione del Big Data Technopole di Bologna, una certa apprensione ci spinge a chiederci per quale motivo egli abbia inserito la filosofia all’interno del suo ragionamento...  Che cosa entra la scuola, quando-sembra di capire- si sia creato un corto circuito tra chi, dall'alto di cloud siderali produce e controlla nello stesso tempo i dati? 

Purtroppo abbiamo un resoconto frammentario della relazione del Ministro, anche se dobbiamo alla giornalista Giuliana Ferraino [5], che in un report online per “Il Corriere della Sera” ci ha permesso di rintracciarne qualche passaggio.
Il Ministro, partendo dall’attuale condizione del Paese ha addotto tre intenzioni e tre necessità: “Dobbiamo uscire da questa crisi pandemica e da un lungo periodo di bassa crescita, dobbiamo uscire da questo periodo di un’Europa solo parziale, abbiamo bisogno di più Europa. C’è tanto lavoro da fare insieme e dobbiamo poter usare tutti gli strumenti che ci dà la scienza”.
“Non c’è dubbio: big data e Ai (Intelligenza Artificiale) sono la strada da seguire”, è stato il commento della giornalista, che, seguitando a citare le parole del Ministro, comunica poi  i due impedimenti che a parere di Bianchi ostacolano  una gestione soddisfacente dei big data: “ma non abbiamo abbastanza risorse umane e competenze morali”.
Subito ci siamo chiesti che cosa intenda Bianchi con il termine “risorse umane”. A rigor di logica abbiamo pensato facciano parte dell’ormai scontato linguaggio manageriale di un’azienda, e invece no, nell’intenzione del ministro l’area di riferimento è quella se non degli studenti scolarizzati, della cultura giovanile tout court, come si può verificare nella trascrizione della successiva battuta: “Noi stiamo lavorando con il piano nazionale di rilancio per ridefinire per i ragazzi la capacità di non esser solo data scientist, ma anche utilizzatori di data”. Anche questa battuta crea una duplice difficoltà interpretativa: in primo luogo il Ministro assevera che, di fatto, i giovani sono data scientist (la definizione in inglese si traduce in italiano con qualche difficoltà), cioè “studiosi”, “ricercatori” di dati, dunque capaci di un’attività di ricerca riflessiva che non ci sembra in assoluto essere così diffusa almeno nella gestione giovanile dell’online dell’oggi.
 Ma forse il ministro voleva alludere ad abilità possedute da una certa fascia di giovani, quella degli ultradiciottenni ormai fuori dalla scolarizzazione di base, e impegnati, per esempio, in una formazione tecnica superiore? Questa ipotesi ci sembra plausibile, ma la battuta contiene una seconda difficoltà interpretativa: che cosa significa l’espressione “competenze morali”? Il ministro si riferisce a un comportamento professionale all’interno di una impresa che richieda ai giovani certi convincimenti etici, oppure l’ambito relazionale appartiene implicitamente alla scuola, ma a quale settore della scuola? Sappiamo tutti quanto al concetto di  competenze oggi si associno i più svariati attributi e orientamenti, sia in Italia che nella UE.
Finalmente arriva la notizia: Bianchi, sempre sulla base della trascrizione della giornalista, sta lavorando “per portare la filosofia negli istituti tecnici”, in una riforma ad hoc degli stessi che “dovrebbe essere pronta prima dell’estate.”
Fin qui l’informazione che abbiamo potuto ricavare dall’articolo sul primo evento.

Nel secondo intervento queste le testuali parole del Ministro ricavate dal sito dei Francescani di Bologna: “La scuola  deve essere sempre più il modo (sic) in cui tutti sono in grado di usare tutti gli strumenti della propria epoca e non di esser usati. Penso al telefonino, al computer, cioè all’intelligenza artificiale. Ma bisogna farlo con capacità critica. Bisogna saper leggere l’attualità. Quando studi filosofia, devi entrare con capacità critica nel dibattito vax no vax. Ma sei fortunato di poter usare la lettura critica che parte da Kant che non è un libro da mettere nella biblioteca. É lo strumento concettuale con cui puoi affrontare il mondo di oggi”. Qui la filosofia è nominata come la disciplina capace di sviluppare nei giovani capacità critiche diffuse e, in particolare lo studio di alcuni filosofi -nella citazione è nominato Kant- fornirebbe quei concetti e quell’argomentazione atti a  sciogliere nodi etico scientifici controversi.
La questione, invece, dell’annunciata riforma degli Istituti Tecnici, in questo secondo  evento rimane in sospeso, e non ci è dato da capire per l’appunto quale collocazione in indirizzo, orario, intento l’introduzione della filosofia nei Tecnici dovrebbe avere.

Per cercare di capire l’opportunità di questo annuncio  siamo andati a rileggere tre documenti: le Linee Guida al passaggio al nuovo ordinamento per gli Istituti tecnici (DPR 15 marzo 2010 art. 8 c. 3 e documenti successivi); i materiali di un convegno del 2011 sull’istruzione tecnico professionale a cura del Cidi [6], cui partecipò anche il ministro Francesco Profumo (che abbiamo ritrovato come Presidente di Banca nel convegno Aspen di cui sopra); uno studio comparato sulla fisionomia di VET (Vocational Educational Training) tra alcuni Stati della UE [7].

Alla fine abbiamo riconfermato una impressione che ci assilla da dieci anni: di tutte quelle interessanti analisi, indicazioni e acuti propositi si è realizzata solo una parte: a soffrirne per esempio sono le tematiche sui rapporti tra istruzione tecnica e formazione professionale, sull’auspicato incontro tra i linguaggi scientifici e quelli umanistici, sul valore etico di certi percorsi disciplinari. Quindi non capiamo in che modo la filosofia si debba inserire in curricoli preesistenti che nel corso di un decennio sono stati tagliati o largamente disattesi specie su talune discipline quali la storia e il diritto di per sé stimolatrici non solo di efficaci intenti civili ma anche prossime per certi aspetti con il sapere scientifico (vedi le questioni della legalità e della sicurezza nell’ambito di una preparazione alla cultura del lavoro e alla gestione realmente democratica del digitale).

Dal dibattito che siamo riusciti a intercettare sul web e in particolare sui social, abbiamo individuato che oltre al ministro ci sono associazioni professionali e gruppi di specialisti che caldeggiano la diffusione della filosofia anche nell’istruzione tecnica [8], ma con intenti [9] a nostro parere riduttivi: abbiamo l’impressione che si restringa l’importanza euristica, epistemologica della disciplina, confinata  in tematizzazioni ristrette e a supporto  delle Linee Guida della L. 92/2019, la legge sull’educazione civica.

E c’è anche un altro motivo ad aumentare la delicatezza della questione: sulla e per la filosofia si sono accese rivendicazioni di carattere occupazionale di tutto rispetto. Molti laureati in storia e filosofia sono a spasso e l’estensione della disciplina ad altri curricoli potrebbe limitare questo avvilente precariato. L’esigenza è così forte che si pensa a un cambio necessario degli abbinamenti di cattedra per l’insegnamento della storia nel biennio dell’obbligo con il conseguente ritocco delle stesse classi di concorso, ma, soprattutto,  a una modifica degli indirizzi di laurea e/o dell’istruzione superiore.

Certamente tutto questo non può e non deve essere abborracciato con episodici provvedimenti tampone e con una sorta di affannata bulimia disciplinare, inoltrata magari con la solita forma di una sperimentazione che dopo un po’ diventa precetto.
Se si vuole evidenziare il valore euristico ed epistemologico della filosofia nell’ambito degli studi tecnici - i complessi nodi interpretativi sul senso del mondo e degli esseri che lo vivono mai come oggi sono strettamente collegati alle problematiche scientifiche e a quelle tecniche-, si devono avere ben chiari i pre-requisiti e gli strumenti interpretativi necessari per accedere alla disciplina: la concettualizzazione poggia su un linguaggio formalizzato specialistico tutt’altro che semplice.  Per la sua comprensione e per il suo uso sono necessari una educazione linguistica “alta”, e una familiarità con strategie  analitiche, descrittive, argomentative che né si risolvono con la pratica attualmente tanto di moda del debate, assai schematica ma soprattutto artificiosa, né con la semplificazione dei temi in cui si confinano spesso i percorsi di studio. Quanto meno si richiederebbe una gradualità ad hoc e una scelta meditata di contenuti e di percorsi da incrociare tra insegnanti di altre discipline, e non per fare da supporto, per esempio agli assi delle Linee Guida alla L. 92/2019 percorsi dalle scuole in modo semplificatorio e meccanico.

Forse è sulla base di queste perplessità che si può capire la stroncatura del progetto da parte del filosofo Massimo Cacciari [10], il quale, benché firmatario di un manifesto di potenziamento della diffusione della filosofia a firma di vari specialisti e accademici, pone tuttavia una domanda essenziale: quale aspetto della filosofia si intende considerare, la storia dei vari sistemi di pensiero, oppure, andando nel merito specifico della riflessione, lo sviluppo logico argomentativo? 
Noi pensiamo che sia opportuno diffondere la conoscenza di certe cornici storiche del pensiero, almeno di quello occidentale, prima ancora di adottare e adattare in prescrizioni etiche le sofferte riflessioni di qualsivoglia filosofo (da Socrate a Platone, a Epicuro, a Seneca, a Spinoza, a Kant, ecc. ecc.). E a maggior ragione, se si vuole far diventare cardine di cittadinanza il pensiero di qualcuno di loro, ci sembra onesto porci una domanda di fondo: siamo sicuri che oggi il cielo stellato possa essere scrutato con gli occhi e le intenzioni di Kant? Noi vi vediamo oggetti spaziali aggirarsi con finalità tutt’altro che contemplative. E ai nostri giovani la tecnologia ha preparato formidabili occhiali per far vedere loro una “realtà” aumentata in spazialità, dinamismo, temporalità del tutto fittizi, da “vivere” sempre più sinteticamente e rapidamente, in una corsa dei sensi che non approda  certo a una meditata conoscenza riflessiva ma  certamente arriva ad alimentare una implacabile speculazione economica.
E quanto alla legge morale dentro di noi, non è proprio quel noi, quell’identità a essere di difficile riconoscimento all’uomo contemporaneo dopoché certi aspetti della stessa cultura filosofica e della politica che li alimentano hanno contribuito a polverizzarlo? Né è detto che le tematizzazioni legate allo sviluppo delle “competenze  morali” non forzino e canalizzino la riflessione verso un comportamentismo pratico “di maniera”, più che verso l’apertura di orizzonti nuovi e la curiosità reale e sentita per la diversità.
Semmai occorrerebbe un rinforzo di storia della scienza e della tecnologia (seguendo gli intenti didattici di un Carlo Bernardini, di un Paolo Rossi ma anche del, per fortuna vivente, Giorgio Parisi), di una diffusa  e colta laboratorialità sperimentale affinché i giovani si rendano conto del portato e dei limiti di progettazione degli algoritmi, incapaci di cogliere la complessità della vita, ma non per questo meno formidabili nelle loro implicazioni relative.

 

Note
 

1. Cfr. "Filosofia negli istituti tecnici, sei d’accordo con la proposta di Bianchi?", in Orizzontescuola.it, 30.09.2021.
2. Cfr. "Ethics and Artificial Intelligence", 24-25.09.2021, in "Aspen".
3.  Aspen è  un think tank nato negli Stati Uniti nel 1950 e attivo in Italia dal 1984: è attualmente  presieduto da Giulio Tremonti. Vi sono entrati politici, economisti, intellettuali tra cui Letta, Prodi, Napolitano, Mieli, ecc., recentemente anche Giorgia Meloni. Ecco come si autopresenta l’istituto:“… si concentra sui problemi e le sfide più attuali della politica, dell'economia, della cultura e della società, con un'attenzione particolare alla business community italiana e internazionale. […] Il "metodo Aspen" privilegia il confronto ed il dibattito "a porte chiuse", favorisce le relazioni interpersonali e consente un effettivo aggiornamento dei temi in discussione.”
4. Cfr. "
Maturità 2022, tornano gli scritti? Bianchi al lavoro: 'Definiremo modalità'. Presidi, 'Decidere verso Natale' ",  in Orizzontescuola.it, 26.11.2021.
L'intera registrazione dell'evento è reperibile in rete: "Patrizio Bianchi e Federerico Taddei, 'E' un paese per giovani?' ", Festival Francescano, 2021.
5.  Cfr. Giuliana Ferraino, "Il ministro Bianchi riscopre la filosofia: «La porteremo negli istituti tecnici»",  in "Corriere della sera", L'Economia, 26.11.2021.
6. 
Cfr. “Il nuovo assetto dei tecnici e dei professionali” giornata di studio a cura del Cidi, della Provincia di Roma e del presidente di Treellle, 30 novembre 2011. Due le sezioni di riflessione: il mondo del lavoro come risorsa per la scuola e la scuola come risorsa per il mondo del lavoro.
7 Cfr. Dario Nicoli (a cura di), 2007, “I sistemi di istruzione e formazione professionale (VET) in Europa”, PDF, in www.cnos-fap.it. 
8. Cfr. Fabrizio De Angelis,
“Introdurre la filosofia in tutti gli indirizzi di scuola superiore. Valorizzare i laureati in Scienze Filosofiche”. Le proposte del gruppo Filosofia Futura, in Orizzontescuola.it, 4.10.2021.
9. Quanto alle modalità, è cosa chiara che la disciplina andrebbe ad essere trattata in una maniera abbastanza differente da quanto avviene nei licei, ove vi è un’attenzione particolare alle fonti, ma declinata alle esigenze dell’indirizzo: probabilmente meno autori  e una trattazione per temi come avviene in Francia. Si potrebbe partire da un tema come ad esempio quello della libertà e da questo discuterne limiti e problematiche, dotandosi della profondità della riflessione filosofica per affrontare le questioni. Si parla frequentemente di problem solving e di imparare ad imparare come competenze chiave per  affrontare le sfide d’oggi. Quale disciplina, meglio della Filosofia, potrebbe sviluppare queste competenze?”. Questa la proposta del gruppo Filosofia Futura intervistato da  F. De Angelis, ibidem.
10. Spiega Massimo Cacciari a "Il Fatto Quotidiano" :”E’ ridicola. E’ una proposta fuori da ogni contesto Sembra una di quelle tante uscite che di tanto in tanto finiscono sui giornali come il cambio degli esami di maturità. Serve ripensare l’insieme dell’ordinamento”; cit. tratta da F.  De Angelis, cit.

 

Immagine


Raffaello Sanzio, da "La scuola di Atene" (1509), Stanze Vaticane, particolare.

 

 

Scrive...

Rosanna Angelelli Di formazione classica, già insegnante di materie letterarie nei licei, è stata per anni redattrice di "insegnare".

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