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03/12/2016

Report del Gruppo di lavoro sul Piano Nazionale Scuola Digitale

a cura di Luciana Zou e Daniela De Scisciolo

Pubblichiamo i report dei Gruppi di lavoro del Coordinamento nazionale del 10-11 settembre 2016.

Qui l'elenco completo.

Il Piano nazionale scuola digitale (PNSD) che è reperibile sul sito del MIUR all’indirizzo istruzione.it/scuola_digitale presenta diversi aspetti che dovranno interessare tutte le scuole.

Il Piano è presentato suddiviso in tre ampi ambiti, ciascuno articolato in sottosezioni che rimandano ad azioni più specifiche con riferimento ad eventuali risorse. Le risorse messe a disposizione del Piano provengono da varie fonti: fondi del Miur, fondi PON, fondi della legge 107 (spesso si rimanda a tavoli tecnici e di consultazione che devono essere istituiti).  Si tratta di stanziamenti anche ingenti, buona parte dei quali destinati alle infrastrutture (disponibilità di collegamenti internet in tutte le scuole, ambienti di apprendimento più flessibili, tecnologie di vario tipo) e in misura certamente minore alla formazione di tutto il personale. Quest’ultimo punto rappresenta certamente un elemento di forte criticità del Piano.

L’analisi del Piano, con la sua struttura reticolare che consente di passare da un’azione ad un’altra e di “navigare” all’interno in modi molto diversi, non fa emergere un chiaro indirizzo strategico ma  propone tanti aspetti diversi del mondo digitale all’interno del quale lascia al singolo docenti e/o alle scuole la possibilità di scegliere e costruire un percorso adeguato alle proprie esigenze. Sembra mancare un criterio guida, una bussola, ma probabilmente è esattamente quello che gli estensori del Piano si sono proposti. Naturale chiedersi se una proposta di questo genere sia adatta alla realtà della nostra scuola e soprattutto se, in situazioni di difficoltà (sociali, ambientali, organizzative),  possa aiutare a superarle e a perseguire gli obiettivi che si propone.     

Il Piano, più che argomentare a fondo le ragioni e le finalità della proposta, presenta tanti materiali reperibili in Rete, emblematici di esperienze molto diverse. Si sottolinea la dimensione europea e internazionale, ci si riferisce spesso al mondo anglosassone e americano con materiali prodotti in quelle realtà. Non si fa cenno alle esperienze istituzionali italiane, neppure nell’intenzione di proporre qualcosa di diverso. Il Piano nazionale Informatica degli anni novanta e diverse azioni successive sono del tutto ignorate (certamente volutamente ma forse qualcuno degli estensori del Piano le ignora realmente); allora si proponeva un modello di formazione del personale che chiamava tutti i docenti a riflettere e lavorare insieme per intere settimane, evidentemente l’attuale proposta si caratterizza in modo totalmente diverso, almeno per ora. La formazione inizia, in ogni scuola, con la formazione dell’animatore digitale (ruolo nato all’interno della legge 107) che, con il DS e DSGA, dovrebbe sostenere la formazione del restante personale. Non sembra una modalità adeguata a tutte le scuole che non sempre sono in condizioni di raccogliere sollecitazioni in questa forma.   
Non sembra del resto che sulla formazione ci sia molta chiarezza all’interno del PNSD, pur essendo dichiarato che il personale della scuola deve essere contagiato da tutti i cambiamenti richiesti e deve essere messo nelle condizioni di vivere attivamente e non subire l’innovazione. Tutto ciò può/deve servire per passare dalla scuola trasmissiva a quella laboratoriale ma naturalmente non è detto che, abbandonando la lavagna di ardesia per adottare uno strumento tecnologico (la LIM o altro), si realizzi una scuola digitale significativa per l’apprendimento degli studenti.

Nel Piano è dichiarata una grande attenzione alla scuola primaria e anche alla scuola dell’infanzia, con una sollecitazione forte all’uso del coding (la programmazione) e a quello di specifici  dispositivi quali la stampante 3D. La ragione di queste scelte è da attribuire alla necessità di evidenziare e sostenere la creatività dello studente e contrastare l’uso passivo della tecnologia informatica. Le ragioni sono senz’altro condivisibili, la strada indicata rischia di essere troppo rigida.

Nella sezione Agenda del Piano sono presenti gli Eventi realizzati finora. Il creare e partecipare ad un Evento sembra essere particolarmente in sintonia con tutto lo spirito del Piano che non si sofferma a costruire occasioni stabili di riflessione e ricerca per tutto il personale, non si rintracciano, per esempio, iniziative per la formazione di tutti i docenti e non più soltanto per gli animatori digitali e i team per l’innovazione digitale.

Certamente al digitale deve essere assegnato valore formativo: se il digitale ha valenza trasversale, può essere utilizzato all’interno delle singole discipline e contemporaneamente in tutte, investendo l’intero Consiglio di classe. Ci si dovrà allora chiedere se le classi 2.0 che ci sono in tutto il territorio nazionale e le altre esperienze di scuola digitale si basino, nella loro metodologia, su elementi condivisi che non siano solo l’utilizzo della LIM. E se sia possibile  organizzare meglio gli apprendimenti dei ragazzi facendo sì che il digitale si trasformi in un’occasione significativa di apprendimento/insegnamento curricolare ed extracurricolare.