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18/06/2019

Il vento Dell'Aria gonfia le vele

di Maria Gloria Calì

Ormai tutti conoscono i fatti: Rosellina Dell’Aria, professoressa di lettere presso l’istituto tecnico “Vittorio Emanuele III” di Palermo, ha avuto una sospensione di quindici giorni per non aver vigilato sui contenuti e, quindi, sulle opinioni dei suoi studenti che, dopo aver studiato abbondantemente e a lungo, hanno discusso ed elaborato un prodotto didattico da mostrare ai compagni durante la Giornata della Memoria (27 Gennaio), in cui il c.d. decreto “Sicurezza” è stato accostato alle leggi razziali.
La collega, dopo i giorni di allontanamento dalla scuola, è tornata in classe, ma ha intrapreso un percorso per vie legali per ottenere la revoca del provvedimento.

 Il 14 Giugno, Valentina Chinnici, presidente del CIDI di Palermo e consigliere comunale, ha organizzato un’assemblea aperta alla cittadinanza; tra i partecipanti, che liberamente hanno partecipato all'iniziativa,  anche la stessa professoressa, che è intervenuta raccontando sia alcuni momenti salienti delle fasi precedenti la sospensione, sia alcuni episodi successivi; ascoltandola, si assiste alla rappresentazione in carne ed ossa dell’“educazione civica”; quella vera, non quella parlamentare contemporanea.
Rosellina non “combatte”, vuole anzitutto che il provvedimento punitivo che le è stato inflitto sia annullato, non per “benevola concessione”, come dice lei, ma perché viene riconosciuta l’inconsistenza delle cause che l’hanno generato. A parte ogni considerazione di natura strettamente giuridica riguardante la “culpa in vigilando” - che la norma riconosce solo in caso di mancata attenzione all’incolumità fisica degli alunni-, lei sa bene, e dalle sue parole è emerso con chiarezza, che ha vigilato, eccome, sulla preparazione specifica, sul metodo che i ragazzi hanno sperimentato per studiare, sulla qualità didattica del lavoro, e il tema comune era quello dei diritti umani durante il periodo precedente la seconda guerra mondiale. Ha fatto, cioè, il suo lavoro di insegnante che costruisce la conoscenza con i suoi allievi e poi ne chiede un’elaborazione personale. I ragazzi sono stati lasciati liberi di approfondire e riorganizzare gli argomenti, tant’è vero, racconta Rosellina, che un’altra classe in cui lei aveva lavorato sugli stessi temi e con gli stessi materiali aveva scelto un argomento diverso rispetto a quello “incriminato”.
Gli alunni che hanno realizzato il video con l’immagine delle leggi razziali accostate al c.d. decreto “Sicurezza”, facendo esplicito riferimento al Ministro Salvini, erano talmente convinti che stessero esprimendo un’opinione personale, come normalmente si fa, che sono stati sorpresi e spaventati dall’ “interrogatorio”, come l’ha definito la collega stessa, messo in atto su di loro, oltre che su di lei; degli stessi alunni ha raccontato che, quando sono andati a Roma su invito delle senatrici Liliana Segre e Elena Cattaneo, essi “sono rinati”, rincuorati dalla presenza tutelante delle istituzioni “sane” [1]. È importante: gli studenti di Rosellina erano naturalmente immersi nella costruzione e nell’espressione di un pensiero autonomo, libero, dentro una cornice civile e c’è stato bisogno di un intervento riparatore della loro fiducia nelle istituzioni di cui fanno parte, dopo che un altro pezzo delle istituzioni li aveva disorientati.
Il timore di essere “osservati”, però è rimasto, nella conversazione quotidiana della classe, come lei stessa ha raccontato, ma il dubbio di “dire qualcosa di troppo” è superato dalla consapevolezza che essere un insegnante non può prescindere dall’esercizio dell’analisi, dalla gestione della complessità, dalla formazione degli allievi verso un pensiero critico.

Oltre alla testimonianza della collega, l’incontro del 14 è stato arricchito dagli interventi di alcuni dei presenti, che hanno contribuito ad allargare lo sguardo sulla situazione generale della scuola a Palermo, in questo momento. Un esponente dell’USB, per esempio, ha raccontato che, dopo aver raccolto in tempo record circa 200.000 firme per chiedere la revoca del provvedimento di sospensione, a fine Maggio, lui e altri esponenti della sigla sindacale sono stati accolti in Provveditorato dalla Digos, schedati, né hanno potuto incontrare il Provveditore. D’altro canto, è emerso anche come alcune delle scuole che hanno partecipato alla Staffetta Antirazzista, iniziativa didattica sul razzismo e i diritti umani a cui hanno partecipato oltre 30 scuole di Palermo e provincia tra Febbraio e Maggio di quest’anno, hanno ricevuto richiami più o meno diretti da parte dello stesso ufficio.

Quando l’indignazione porterebbe a una reazione energica, la professoressa richiama al rispetto della legalità, delle istituzioni oltre l’operato dei singoli. Ha raccontato che ha accettato di incontrare i ministri Bussetti e Salvini, in occasione della loro venuta a Palermo, per salvalguardare il valore del dialogo sopra ogni questione personale, ma la sua disponibilità non implica il cedere di un millimetro sulla sua richiesta: la revoca del provvedimento.

Andrea Cozzo, Università di Palermo, ha chiesto che i docenti palermitani firmino un documento indirizzato al Ministro Bussetti e al Provveditore per chiederne le dimissioni [2], e vorrebbe che si mettessero in atto azioni di protesta pacifica (un picchetto, per esempio, davanti l’ufficio del Provveditore) fino a quando non si risolverà la questione secondo le richieste. Alcuni dei presenti hanno anzitutto osservato che forme “visibili” di protesta hanno senso se si è certi di avere le risorse per mantenerle in vita, perché, se così non accadesse, il loro fallimento comprometterebbe l’efficacia di ogni iniziativa. D’altro canto, Viviana Conti, nostra collega del Direttivo CIDI, rileva che, se da un punto di vista ideale bisogna sostenere la richiesta di dimissioni per il provveditore, da un punto di vista giuridico è come chiedere a un dipendente statale di licenziarsi, in quanto il suo è un incarico pubblico. Si dovrebbe, piuttosto, chiedere al Ministro, autorità competente, di rimuoverlo dal suo incarico. 

Il vero problema resta, tuttavia, molto complesso, e supera la questione puramente giuridica: il quotidiano "la Repubblica", infatti, il 9 giugno [3] ha chiarito, citando la mail che l’USR di Palermo ha ricevuto, che il Provveditore è stato sollecitato a un controllo  da parte del Ministero, a quanto pare sollecitato a sua volta da una catena di delazioni informative, che andrebbe chiarita e alla quale deve corrispondere l'assunzione di responsabilità da parte della parallela catena di responsabilità istituzionali nell'aver preso o sollecitato o avallato il provvedimento.
C’è di mezzo qui il peso della comunicazione culturale (o pseudo…) che passa per i social media, c’è il rapporto tra gli elementi della catena di comando, e molto altro. È, quindi, evidente che la questione della collega Dell’Aria non riguarda solo lei, né, tanto meno, la scuola palermitana: riguarda in realtà la società civile italiana e il luogo dove essa si forma.

Per i docenti è importante non farsi distrarre troppo dalla “stanchezza di fine anno”, per ogni cittadino dev’essere urgente vigilare sul funzionamento reale della democrazia, perché le cose, si sa, prima o poi “capitano anche a noi”. Questo è il momento in cui, dopo troppi anni di inconsapevolezza professionale, bisogna mantenere alta l’attenzione sulla questione generale della libertà d’insegnamento e d’apprendimento, e, a questo proposito, un altro docente dell’Università palermitana ha lanciato l’idea di un convegno su questo tema.
Ci sono tutti i segnali confortanti della cucitura di una comunità intorno alla collega palermitana e, soprattutto, intorno ai valori che lei esprime e testimonia; c’è da augurarsi che il vento Dell’Aria gonfi le vele della consapevolezza e della responsabilità personale per drizzare il timone della vita civile sulla rotta segnata dalla bussola irrinunciabile della Costituzione Italiana.

 

Note

1. La senatrice Liliana Segre e la collega Dell’Aria si sono incontrati di nuovo il 15, presso la Sala delle Lapidi del Comune di Palermo, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria alla stessa Segre.
2. Quasi ottanta docenti di diverse Università italiane hanno già firmato un documento, riportato sulla pagina fb di "Historia Ludens",  per chiedere chiarimenti al Ministro Bussetti sulla questione, in cui, senza mezzi termini, si parla di “simbolica intimidazione contro la libertà di insegnamento e contro il diritto di opinione, tutelati dalla Costituzione”.
3. Cfr. Tullio Filippone, Prof sospesa, il caso partì da Roma: "Diteci, il Ministro vuole sapere", "la Repubblica"-Palermo, 09.06.2019.