L’educazione è l’arma più potente per cambiare il Mondo
Nelson Mandela
Educàre, nell’accezione di “nutrire”, ed edùcere, col significato di “trarre fuori”, designano l’educazione come una possibilità e un’impresa (nel senso antico e non... aziendalistico del termine). Secondo entrambe le radici etimologiche, l’educazione ambisce a formare e liberare le potenzialità interiori, a trasmettere e produrre conoscenza. L’educazione (che non può fare a meno di agenti, obiettivi e procedure) se progettata e condotta in modo intenzionale, richiede un continuo riscontro critico. Pensare all’educazione implica un’approfondita riflessione sui molteplici ambiti di esperienza dell’agire umano, in relazione ai quali si sono sviluppati saperi e pratiche di insegnamento/apprendimento [1].
La relazione tra educazione e cittadinanza è un unione naturale e imprescindibile, in cui si intrecciano affascinanti macro-tematiche, niente altro che principi di sintesi dei saperi disciplinari.
Ricordiamo che alle discipline appartengono contenuti e obiettivi formativi che mirano a formare il cittadino del mondo, di un mondo che si modifica e si complessifica continuamente e che, di conseguenza, richiede menti allenate al cambiamento [2].
Iniziamo a elencare, sommariamente, alcune valenze educative su cui lavorare e riflettere:
Vale ancora la pena credere che il compito del docente non è assolutamente passivo e trasmissivo, ma di accompagnamento, ovvero quello di mentore, di guida esperta e sicura.
Per tale ragione, la didattica non può essere circoscritta entro i ristretti luoghi della scuola, ma aperta ad altri contesti formativi e a una dinamica sempre attiva fra i saperi e le persone.
Il lavoro dell’insegnante deve mirare al raggiungimento di scopi specifici; deve puntare a far acquisire ai propri alunni dei meccanismi di interconnessione tra i diversi sistemi applicativi, con ricaduta immediata sul consolidamento e potenziamento delle competenze di cittadinanza.
Tale caratteristica invita a ripensare al vecchio sapere statico e nozionistico e chiama, al tempo stesso, a una riflessione sulle potenzialità didattiche di uno studio orientato realmente all’approfondimento, al ragionamento e alla ricerca, tanto da condurre a un più approfondito giudizio critico.
Per tale ragione, oggi viene richiesto uno studio della cittadinanza ampio ed articolato, molto lontano dal vecchio approccio di “Educazione Civica” o “Cittadinanza e Costituzione”.
Una Cittadinanza che potrebbe essere costruita su tre assi, in cui si richiede di:
Va sempre ricordato che le competenze di cittadinanza si insegnano con l’esempio, e il docente, di qualsiasi ordine e grado, deve vivere nell’attualità con pensiero critico e consapevole, avere sete di formazione e ricerca, sapersi confrontare e stare con gli altri, possedere un senso della legalità in continua costruzione.
Riflettiamo…
«In Africa esiste un concetto noto come UBUNTU, il senso profondo dell’essere umani solo attraverso l’umanità degli altri; se concluderemo qualcosa al mondo sarà grazie al lavoro e alla realizzazione degli altri» Nelson Mandela
Interconnessione, Interdipendenza, Condivisione, Responsabilità: ecco i nuclei fondanti della cittadinanza ed i pilastri di qualsiasi impianto formativo ed educativo.
1. P. Malavasi, “Vita, educazione”, in A. Mariani (cura di), 25 saggi di pedagogia, Franco Angeli, Milano 2011, p. 52.
2. . Pinto Minerva, L'intercultura, Laterza, Roma 2002, p. 93.
3. Cfr. A. Caruso, "L’Agenda 2030. Educare alla cittadinanza e alla sostenibilità nella scuola delle realtà", insegnare, 13.11.2018.