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18/04/2014

Il disagio di non conoscere l'altro...

di Mariella Ficocelli

... nella relazione educativa.

Per parlare degli insegnanti, voglio narrare  il mio disagio di oggi. E quindi parlare degli allievi. Mi  trovo a insegnare  nel biennio di un istituto professionale maschile e a confrontarmi  con una generazione di giovani mai incontrati prima.

Disagio oggi per me è…

  • Entrare in  classe al mattino e immaginare che andrà bene se riuscirò  completare la lezione programmata…
  • Entrare nelle stesse classi sapendo che quest’anno non riuscirò a lavorare con la metodologia dell’empowerment così come ho fatto negli anni passati in altre scuole; e questo  perché l’empowerment si basa sul riconoscimento di  regole condivise e i ragazzi che ho di fronte non sanno che cosa  significa condividere le regole. Loro le regole le  hanno sempre subite e subito infrante!
  • Organizzare gruppi di lavoro (Cooperative learning), sapendo che nei precedenti laboratori effettuati qualche tempo prima, almeno un paio di elementi per gruppo remavano contro i lavori dei loro compagni rendendo difficile il procedere (almeno nei 50 minuti del tempo a disposizione).
  • Trovarmi nei consigli di classe di inizio anno  e scoprire l’impotenza di una classe docente ormai arresa, costretta a parlare di sanzioni disciplinari piuttosto che di didattica.
  • Ritrovarmi nei consigli di classe di Novembre nelle stesse classi per registrare che per sei ragazzi sospesi su sette si ripeteranno le stesse sanzioni comminate a Ottobre (sospensioni senza obbligo di frequenza) e che si continuerà a non parlare di didattica.
  • Sapere che molti di quei ragazzi faranno parte del lungo elenco del Ministero riguardo alla mortalità e alla dispersione scolastica!

Questi sono gli alunni con cui io, molti di noi, ci confrontiamo oggi.

E finché non capiremo questi alunni,  brancoleremo  nel buio alla ricerca del come procedere.

Chi sono questi ragazzi?
Sono degli Edipi, dei Narcisi, dei Telemaco? Mi servo delle categorie tratte da Massimo Recalcati,  Il Complesso di Telemaco, Feltrinelli, Milano, 2013; o sono ragazzi difficilmente etichettabili e capaci di sfuggire a qualsiasi ipotesi concettuale costruita sulle loro storie?

Gli Edipi. “C’è stato un tempo in cui il conflitto fra generazioni poteva essere letto attraverso il paradigma di Edipo. Il figlio Edipo è colui che sfida le vecchie generazioni in una lotta mortale per l’affermazione del suo desiderio. Al centro il conflitto fra vecchio e nuovo, fra i figli contro i padri e i padri contro i figli. Il diritto di precedenza rivendicato dalla vecchia generazione non viene riconosciuto dalla nuova. Il figlio Edipo sperimenta il padre come un ostacolo alla realizzazione del suo soddisfacimento”.
Massimo Recalcati identifica questa modalità di filiazione con le generazioni rivoluzionarie  di giovani del ’68 e con il tramonto del principio di autorità.

I Narcisi. “Nel tempo dominato dall’evaporazione del padre la specularità narcisistica ha preso il posto della differenza generazionale e del conflitto; si tratta di un tempo caratterizzato dall’enfasi per i diritti universali del bambino, un tempo  che vede la  rinuncia alla centralità dell’azione educativa a favore del sostegno del capriccio del figlio. Qui il compito del genitore-educatore diviene allora come spianare il terreno da ogni sporgenza per evitare l’incontro con il reale. Il passaggio dal figlio-Edipo al figlio–Narciso libera il nuovo nato dal tormento del senso di colpa”.
Recalcati  tuttavia non riconosce  il problema di questa generazione nella mancanza del senso di colpa quanto nella  mancanza del desiderio: “...sappiamo che la trasmissione del desiderio da una generazione all’altra, dai genitori ai propri figli, è la prevenzione più forte nei confronti della tendenza della vita a disperdersi nel godimento mortale, a svanire nella notte dei Proci.  Questa trasmissione, la trasmissione del desiderio da una generazione all’altra, resta sicuramente il compito educativo decisivo degli adulti”
Il figlio Narciso è allora il figlio senza desiderio, apatico, perso nel mondo fagico degli oggetti, insofferente ad ogni frustrazione. È il godimento inconcludente del vivacchiare,dello sprecare, del vivere senza desideri.
Il mito dell’espansione fine a se stessa sembra responsabile, secondo l’autore, della tremenda crisi economica ed etica che ha attraversato ed attraversa l’Occidente.

Il figlio Telemaco. Telemaco da sempre attende il ritorno del padre, in un’attesa che non è attesa impotente ma che è desiderio del suo ritorno. Telemaco domanda giustizia, attende la Legge del padre come ciò che potrà rimettere ordine alla sua casa usurpata, offesa, devastata dai Proci.
Per Recalcati è indubbio che i giovani di oggi assomiglino più a Telemaco che a Edipo. Essi chiedono che qualcuno o qualcosa faccia da padre, domandano una legge che possa riportare ordine!
Il desiderio di Telemaco non è semplicemente desiderio nostalgico del padre, ma è desiderio che vi sia un padre, vi sia qualcosa di altro rispetto al godimento “incestuoso” dei padri e alla devastazione della sua casa secondo il mito.
Per Recalcati  nell’“Odissea”  il mondo dell’adolescente è rappresentato al tempo stesso da Telemaco e dai Proci, coetanei di Telemaco la cui  giovinezza dissipata calpesta la legge del padre, umilia la sua gente, dichiara Ulisse morto togliendogli ogni forma di rispetto.

E allora torno al mio interrogativo di partenza: chi sono i giovani con cui mi confronto quotidianamente nelle mie giornate? Giovani Edipi il cui disagio scaturisce da una lotta mortale con il padre? Oppure giovani Narcisi il cui disagio si produce in uno specchio suicidiario? Giovani simili a Telemaco che soffrono nel vivere in un mondo dove il senso umano della legge è oltraggiato,offeso, umiliato o, infine, giovani Proci per i quali la rottamazione del padre procede in modo violento e dissacrante?

Credits

Video di copertina: "Scrutinio finale", da La scuola (1995) di  Daniele Lucchetti.
 

Per saperne di più

Empowerment:  leggi la voce empowerment su Wikipedia.

Cooperative learning: consulta il sito www.apprendimentocooperativo.it 

Edipo, Narciso e Telemaco: sulle tre figure di "figli"guarda questa breve presentazione di Massimo Recalcati

 

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