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di Luigi Mennataccuino matematico

04/11/2024

L'identitĂ  della matematica italiana: valore aggiunto o limite alla ricerca?

Il problema dell'identità

Leggendo le recenti linee guida per l'educazione civica, sono rimasto colpito dalla frequente ricorrenza della parola "identità". Questa lettura mi ha spinto a riflettere su una questione che mi sta particolarmente a cuore: nella nostra storia recente di italiani, questa ricerca di un'identità nazionale nella matematica è stata davvero importante o ha finito per limitare il nostro contributo alla ricerca?

L'identità storica della matematica italiana

La matematica italiana ha sviluppato nel corso dei secoli caratteristiche distintive. Tra fine Ottocento e inizio Novecento, si è particolarmente distinta per la sua scuola di geometria algebrica, con figure di spicco come Federigo Enriques, Guido Castelnuovo e Francesco Severi. Quest'approccio univa il rigore formale all'intuizione geometrica, come evidenziato nei lavori di Giuseppe Peano sui fondamenti della matematica e di Tullio Levi-Civita sulla geometria differenziale.

Un altro elemento caratterizzante è stata l'attenzione alle applicazioni fisiche e ingegneristiche, testimoniata dai contributi di Vito Volterra sulle equazioni integrali e di Enrico Betti sulla topologia algebrica. La scuola italiana ha inoltre espresso una forte tradizione nell'analisi matematica, con matematici del calibro di Guido Fubini, Leonida Tonelli ed Ennio De Giorgi, distinguendosi per un approccio creativo al problem solving.
Forse potremmo affermare che questa "identità matematica" affonda le sue radici in precise circostanze storiche: l'eredità rinascimentale di Fibonacci, Tartaglia e Cardano, la rifondazione delle università post-unificazione e la creazione di centri d'eccellenza come la Scuola Normale Superiore di Pisa.

Il Circolo Matematico di Palermo: un esempio di apertura internazionale

Nel contesto del fermento matematico di fine Ottocento, che vedeva importanti innovazioni in Germania (Dedekind, Weierstraß, Riemann, Cantor) e in Francia (Poincaré, Lebesgue, Borel), il 2 marzo 1884 venne fondato il Circolo Matematico di Palermo per iniziativa di Giovanni Battista Guccia.

La svolta internazionale del 1888, che permise l'adesione di membri stranieri, trasformò il Circolo in un centro matematico di rilevanza mondiale. I suoi Rendiconti divennero una pubblicazione di riferimento, ospitando nel consiglio direttivo figure come Henri Poincaré, David Hilbert, Felix Klein e Federigo Enriques.
Mi sembra di poter dire che il successo del Circolo si basava su due principi fondamentali: l'attenzione ai grandi problemi della matematica e all'unità tra i suoi settori e l'apertura a tutte le tendenze matematiche, inclusi i lavori di giovani ricercatori non ancora affermati. Ecco cosa afferma il matematico tedesco Edmund Landau, per il 30º anniversario del circolo matematico:

"Ciò che ho da dire mi viene profondamente dal cuore ed è per dirlo che sono venuto a Palermo. Noi celebriamo il giubileo di una società che non ha che la grande minoranza dei suoi membri è una città dove ha sede, ma che ha riunito quasi 1000 matematici di tutti i paesi del mondo e, tra di loro i più grandi illustri studiosi d'Italia, di Germania, d'Inghilterra, di Francia, degli Stati Uniti, d'Ungheria e di tutte le nazioni dove si coltiva la nostra scienza. (…). È la sola organizzazione internazionale permanente che abbiamo: così consideriamo Palermo come il centro del mondo matematico. (…) la ragione principale sta principalmente nel giornale, il Rendiconti, che il Circolo Matematico pubblica sotto la direzione del suo fondatore. (…) il rendiconti sono ora il miglior giornale matematico del mondo."

La crisi dell'identità: il periodo fascista

La crisi del Circolo iniziò con la morte del suo fondatore Guccia nel 1914 e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Il suo successore, Michele De Franchis, tentò di resistere alle pressioni nazionalistiche, come testimonia la sua lettera del 1919, in cui sottolineava i danni che le discriminazioni basate sulla nazionalità avrebbero causato alla scienza.
"Insomma, che non si voglia aver contatti con persone sentimenti ignobili è giusto, ma che debba esserci anche il peccato originale nel luogo di nascita, non mi pare che possa sostenersi. Ma queste sono idee mie e posso anche sbagliare. Ciò che però è fuori di dubbio è che le distinzioni che si vogliono fare tra gli scienziati a seconda del paese di origine, toglieranno per lungo tempo alla scienza il carattere internazionale, togliendo ad una parte dell'umanità i frutti del lavoro di un'altra parte. E badi che dopo ciò, tra qualche anno, la collaborazione scientifica è fatale che si reattivi, ma intanto la nostra società sarà morta."

La situazione peggiorò drammaticamente con le leggi razziali in tutto il territorio nazionale. Un documento della commissione scientifica dell’U.M.I. (Unione Matematica Italiana) del 1938 tentava di minimizzare l'impatto dell'esclusione dei matematici ebrei,
"La scuola matematica italiana, che ha acquistato vasta risonanza in tutto il mondo scientifico, e quasi totalmente creazione di scienziati di razza italica (ariana). (…) Essa, anche dopo la eliminazioni di alcuni cultori di razza ebraica, ha conservato scienziati che, per numero e qualità, bastano a mantenere elevatissimo, di fronte all'estero, il tono della scienza matematica italiana, e maestri che con la loro intensa opera di proselitismo scientifico assicurano la nazione elementi degni di coprire tutte le cattedre necessarie."

ma il presidente Luigi Berzolari ammetteva privatamente il grave danno inflitto alla matematica italiana "in quantità e in qualità". 
"
La commissione si è molto preoccupata della ripercussione che i recenti provvedimenti sulla razza possono avere sulla matematica italiana, la quale, come ben sapete, è stata gravemente colpita e in quantità e in qualità. Non si deve dare, né in Italia né all'estero l'impressione che l'allontanamento degli elementi ebraici abbia prodotto un declino dell'attività matematica italiana!"

Il culmine di questa deriva si manifestò nel discorso del ministro Bottai nel 1940, che celebrava una presunta "purificazione" della matematica italiana. 
"
La matematica italiana non più monopolio di geometri di altre razze, ritrova la genialità e la poliedricità tutta sua propria (…) e riprende con la potenza della razza purificata e liberata il suo cammino ascensionale."

Conclusioni

Nell'insegnamento dell'educazione civica, ogni disciplina scolastica può e deve dare il proprio contributo, inclusa la matematica. La storia della matematica italiana del secolo scorso, e in particolare l'esperienza del Circolo Matematico di Palermo, ci offre importanti lezioni su come l'enfasi sull'identità nazionale possa essere dannosa per il progresso scientifico e culturale.
L'esperienza storica suggerisce che il vero motore del progresso, non solo scientifico ma anche democratico, sociale ed economico, risiede proprio nel superamento dei concetti di identità nazionale e nell'apertura verso l'internazionalizzazione del sapere. La conoscenza matematica, per sua natura universale e transnazionale, può dimostrare come la verità scientifica trascenda i confini nazionali e le barriere identitarie.
In questo senso, la matematica può contribuire all'educazione civica insegnando:

  • L'universalità del linguaggio matematico come ponte tra culture diverse
  • Il valore della collaborazione internazionale nel progresso scientifico nella storia
  • L'importanza di mantenere l'autonomia della ricerca da pressioni politiche
  • La responsabilità della comunità scientifica nel difendere principi etici e diritti umani

Come suggeriva John Lennon in "Imagine"[1] possiamo aspirare a un mondo senza confini, dove la conoscenza e il progresso scientifico non siano limitati da barriere nazionali o ideologiche. La storia ci insegna che quando la scienza si chiude in confini nazionali, non solo perde la sua universalità ma rischia di diventare strumento di discriminazione e oppressione.
Questo messaggio risulta particolarmente rilevante oggi, in un'epoca in cui si assiste a tentativi di riproporre visioni nazionalistiche della cultura e della società. L'insegnamento della matematica, attraverso la sua storia, può aiutare a comprendere l'importanza di mantenere vivo lo spirito di collaborazione internazionale e di resistere a ogni forma di chiusura identitaria.
Ecco allora che uno dei possibili contributi che può dare la matematica all’educazione civica è proprio attraverso una pagina della sua storia recente: la vera forza di una comunità scientifica, e più in generale di una società, risiede nella sua capacità di dialogare e collaborare a livello internazionale, superando pregiudizi e barriere culturali. Solo attraverso questo approccio aperto e inclusivo possiamo sperare di affrontare le sfide globali che ci attendono.

 

Note

[1] In questo video la presidente del Consiglio Giorgia Meloni parla della canzone di John Lennon “Imagine”. 

 

 

Bibliografia 

  • NASTASI, Pietro. "La matematica italiana dal manifesto degli intellettuali fascisti alle leggi razziali". Bollettino dell'Unione Matematica Italiana, Serie 8, Vol. 1-A - La Matematica nella Società e nella Cultura, n. 3 (1998), pp. 317-345. http://www.bdim.eu/item?fmt=pdf&id=BUMI_1998_8_1A_3_317_0 
  • BRIGAGLIA, Aldo e MASOTTO, Guido. Il circolo Matematico di Palermo. Bari: Dedalo, 1982.
  • DI SIENO, Simonetta, GUERRAGGIO, Angelo e NASTASI, Pietro (a cura di). La matematica italiana dopo l'unità: gli anni tra le due guerre mondiali. Milano: Marcos y Marcos, 1998.

Di che cosa parliamo


Questo spazio è dedicato alla matematica che si incontra a scuola e che comunica con il mondo anche fuori dalla scuola. Uno spazio in cui si parla di matematica anche a chi matematico non è.
Partiremo dai seguenti presupposti legati alla matematica e alla scuola:
La matematica è un linguaggio, deve quindi poter parlare e la matematica della scuola deve riuscire a parlare a tutti.
La matematica ha tante cose da dire e si intrufola in tutte le discipline.
La matematica può anche essere divertente se si ha il tempo per giocarci.

L'autore


Ha conseguito un Dottorato in Didattica della Matematica all’Università di Palermo. Insegna Matematica e Fisica in un Liceo musicale. 
Organizza e tiene incontri di formazione con gli insegnanti di ogni ordine e grado per discutere di insegnamento/apprendimento della matematica.
Ha approfondito i temi relativi ai rapporti tra matematica e strumenti, in particolare quelli digitali.

 

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