Spunti di discussione a cura di Magda Ferraris
Sintesi della sessione a cura di Mariella Ficocelli Varracchio
Contributi di "insegnare" sul tema
Spunti di discussione a cura di Magda Ferraris
Analisi di una partenza difficile
“La realtà ci racconta di un inizio d’anno difficile con ritardi ed incertezze come negli anni scorsi. Il primo giorno di scuola non avremo tutti gli insegnanti, partiremo con l’orario provvisorio, l’organico potenziato è ancora avvolto nella nebbia (…) il personale ATA è carente e non può essere sostituito.”
Ludovico Arte, "La Repubblica" di Firenze 6/9/15
L’articolo è del 2015.
- Oggi, dopo un anno di legge 107, dopo l’immissione in ruolo dei precari e il concorso, dopo la chiamata per competenze... come è iniziata la scuola?
- Qual è lo stato di salute delle scuole nonostante la mancanza di docenti, gli orari provvisori e incompleti?
- Qual è l’analisi della situazione delle scuole dal punto di vista dei Presidi?
L’analisi del CIDI è nelle parole scritte dal nostro Presidente nell’articolo Era possibile fare peggio?, dal sito nazionale del Cidi.
Quale Dirigente Scolastico/Preside nella scuola dopo la 107?
“Il dirigente scolastico è il «garante del progetto di Istituto»; non è un manager perché la scuola non è un’impresa commerciale. Nel dirigere e governare il complesso sistema-scuola promuove e sostiene la capacità del collegio dei docenti nella costruzione e messa in pratica del progetto culturale, didattico e educativo della scuola. (…) Il dirigente scolastico deve saper costruire relazioni basate sul consenso e la condivisione e deve promuovere, coordinare, valorizzare tutti i soggetti coinvolti. (…) Il profilo professionale del dirigente scolastico non può essere ridotto a «gestore amministrativo-rappresentativo». È invece riconducibile alla direzione dell’intero sistema, all’essere il “garante del progetto dell’Istituto”.
Documento del CIDI Torino, Sì allora cambiamo la scuola (davvero), "Le responsabilità dei soggetti adulti. La funzione del dirigente scolastico.
Nel "Piano per la Formazione" si trovano le competenze chiave del DS:
. Definizione dell’identità
. Gestione, valorizzazione e sviluppo delle risorse professionali
. Promozione della partecipazione, cura delle relazioni e dei legami con il contesto
. Gestione delle risorse strumentali e finanziarie, gestione amministrativa e adempimenti normativi
. Monitoraggio, valutazione e rendicontazione
- In queste competenze quanto pesa l’impostazione aziendalista e quanto rimane della figura del Preside come “garante del progetto di Istituto” ?
La valutazione di sistema, dei docenti, dei dirigenti
Dal 2013 si sta portando a compimento il sistema di valutazione della scuola italiana.
Nell’ultimo documento sulla formazione si legge che il sistema di valutazione è finalizzato “alla qualificazione del servizio scolastico, alla valorizzazione delle professionalità e soprattutto al miglioramento degli apprendimenti e delle competenze degli allievi attraverso un rapporto ricorsivo tra autovalutazione, valutazione esterna, miglioramento e rendicontazione pubblica degli esiti.”
Il sistema di valutazione attuato con la legge 107 ...
- Va nella direzione di un miglioramento degli apprendimenti?
- Sarà declinato nel più generale indirizzo del piano di formazione per tutti i soggetti della scuola?
- È stato momento di crescita, di conflitto o di cambio di direzione strategica nella scuola della 107?
- È un caso che sia stato messo in atto durante la lunghissima vacanza contrattuale?
“Il personale della scuola (dal dirigente scolastico, ai docenti, al personale ATA), ha la necessità di condividere un clima di collaborazione, cooperazione, partecipazione democratica. In questa accezione è il dirigente scolastico a promuovere la collegialità e ciascuno degli operatori della scuola è chiamato a collaborare all’azione collettiva promossa dall’istituzione scolastica.
Il lavoro di scuola è dunque un lavoro collegiale, collettivo, sociale, democratico e, per queste ragioni, pubblico.”
Assunta Morrone su insegnare
- Come si coniuga la collegialità con i sistemi di valutazione dei soggetti della scuola?
Sintesi della sessione a cura di Mariella Ficocelli Varracchio
Coordina: Magda Ferraris
Discussant: Assunta Morrone e Ludovico Arte
Magda Ferraris ha introdotto presentando l’attuale situazione delle scuole in questo inizio d’anno. Dopo un anno dal varo della legge 107, dopo l’immissione in ruolo dei precari e il concorso, dopo la chiamata per competenze, le domande che pone sono: “Come è iniziata la scuola? Qual è lo stato di salute delle scuole nonostante la mancanza di docenti, gli orari provvisori e incompleti? Qual è l’analisi della situazione delle scuole dal punto di vista dei Presidi?”
Cita a questo proposito due articoli di Ludovico Arte, usciti esattamente a un anno di distanza: “La realtà ci racconta di un inizio d’anno difficile con ritardi ed incertezze come negli anni scorsi. Il primo giorno di scuola non avremo tutti gli insegnanti, partiremo con l’orario provvisorio, l’organico potenziato è ancora avvolto nella nebbia (…) il personale ATA è carente e non può essere sostituito” ("la Repubblica" di Firenze 6.09.2015).
“I genitori di una classe chiedono di incontrarmi. In modo civile lamentano la mancanza di professori. «Preside, la scuola è iniziata da un mese e i nostri figli non hanno mai fatto italiano e matematica». «Avete ragione. Mancano insegnanti in molte classi. Leggendo i giornali avrete capito che è una situazione che riguarda tutte le scuole». «Ma come può succedere?» «Guardate, è paradossale. Abbiamo un maggior numero di insegnanti stabili rispetto agli altri anni e ho docenti in più in alcune materie. Ma mi mancano in altre». Non è facile da spiegare. «E’ tutto bloccato agli Uffici Scolastici territoriali, che sono nel caos e non riescono a effettuare le procedure di loro competenza». «Possiamo fare qualcosa? Potremmo andare in quegli uffici a protestare?». «Potreste, ma vi direbbero che manca il personale. E avrebbero ragione. Hanno dovuto addirittura richiamare i pensionati» (la Repubblica" di Firenze, 20.10.2016).
Ludovico Arte, Dirigente scolastico a Firenze, prende la parola ed ammette che dopo anni di tagli, pur avendo il Governo effettivamente investito sulla scuola, non ha migliorato il funzionamento della macchina amministrativa. Le tecnologie o la valutazione sono importanti ma è più importante garantire che il primo giorno di scuola i ragazzi abbiano tutti gli insegnanti in classe.
“Anche a Torino, continua Magda Ferraris, i disagi sono notevoli: siamo ancora all’ennesimo orario provvisorio dovuto alla mancanza di insegnanti ( fino a sette ore di lezioni in meno a settimana…..). I Presidi di Torino fino a qualche giorno fa avevano più cattedre del numero di insegnanti disponibili!”. Chiede allora: “Cosa è successo all’indomani del Concorso, della chiamata per competenze, quali aspettative, quali promesse realizzate?”
Secondo Assunta Morrone, Dirigente scolastica a Cosenza, era già tutto iniziato nello scorso anno scolastico. Oggi la situazione è semplicemente più confusa e annebbiata, se possibile. Gli organici sono assolutamente incerti e si è registrata un’enfasi per la chiamata diretta che non ha corrisposto alla realtà dei fatti. Dopo la chiamata infatti le cose non si sono risolte, sono stati assegnati docenti che le scuole non avevano ritenuto idonei per l’attuazione della offerta formativa. In Calabria si è verificato un fenomeno nuovo::sono arrivati docenti da altre regioni del sud quali la Sicilia, la Campania. Si è pure scardinato un modello di precariato che in passato aveva funzionato.
Si chiede allora Magda Ferraris: Quale funzione, quale idea del dirigente scolastico possibile oggi alla luce della L. 107? E continua ricordando l’accordo unanime con il Documento del Cidi di Torino, Sì allora cambiamo la scuola (davvero), nel sostenere che Il profilo professionale del Dirigente Scolastico non possa essere ridotto a «gestore amministrativo-rappresentativo» e sia invece riconducibile alla direzione dell’intero sistema, all’essere il “garante del progetto dell’Istituto”. Il DS non è un manager perché la scuola non è un’impresa commerciale. Nel dirigere e governare il complesso sistema-scuola promuove e sostiene la capacità del Collegio dei docenti nella costruzione e messa in pratica del progetto culturale, didattico e educativo della scuola. Inoltre deve saper costruire relazioni basate sul consenso e la condivisione e deve promuovere, coordinare, valorizzare tutti i soggetti coinvolti.
Assunta Morrone interviene su questo punto affermando che lei continua a far riferimento al Decreto 165 in cui il Dirigente è uno dei tanti attori che agisce all’interno della scuola.
Il personale della scuola (dal Dirigente Scolastico, ai docenti, al personale ATA), ha la necessità di condividere un clima di collaborazione, cooperazione, partecipazione democratica. In questa accezione è il Dirigente Scolastico a promuovere la collegialità e ciascuno degli operatori della scuola è chiamato a collaborare all’azione collettiva promossa dall’istituzione scolastica.
Il lavoro di scuola è dunque un lavoro collegiale, collettivo, sociale, democratico e, per queste ragioni, pubblico.
Il Ds si fa carico dell’Autonomia insieme agli altri soggetti in un lavoro collegiale.
La L.107 ha fatto dei cambiamenti importanti attribuendo più poteri ai Dirigenti, ma il potere di uno non può risolvere i problemi di tutti. Il vertice strategico è garanzia di responsabilità, di buoni esiti ma in un’ottica di collegialità, perché il lavoro a scuola è un lavoro cooperativo.
L’attenzione eccessiva su cosa può decidere il Dirigente Scolastico sposta l’asse sulle divisioni interne alle scuole, creando di fatto delle fazioni contrapposte.
Nell’ottica del divide et impera si è assistito nelle piazze reali e virtuali allo scempio della collegialità, con il falso balletto di chi comanda, chi sceglie, chi separa.
La soluzione, per Assunta Morrone, è nell’autonomia di ricerca, sperimentazione, sviluppo. Nel riconoscimento e visibilità delle competenze nella scuola, nelle decisioni collegiali, si decide insieme quali i traguardi del RAV o cosa migliorare nel PDM.
Ludovico Arte si inserisce affermando che in tempi passati si è assistito spesso alle inadempienze di presidi inutili, che non prendevano decisioni o, al contrario, erano troppo dirigisti. Indubbiamente la L. 107 ha fatto del preside uno sceriffo, un nemico, un avversario. Molti genitori chiedono udienza per lamentarsi di questo o quel docente affinché venga allontanato dalla classe. Questo è un gioco pericoloso. Si tratta di muoversi insieme ma con ruoli diversi: un preside forte in una scuola forte si assume le sue responsabilità, inserisce la sua voce in una storia di comunità.
La L. 107 è una partita importante ma dipende da come viene gestita; essa ha rilanciato il dibattito sulla scuola e sulla Valutazione.
Magda Ferraris approfitta per invitare gli ospiti a parlare appunto di valutazione: valutazione di sistema, dei docenti, dei dirigenti. Dal 2013, afferma, si sta portando a compimento il sistema di valutazione della scuola italiana. Nell’ultimo documento del Miur sulla Formazione si legge che il sistema di valutazione è finalizzato “alla qualificazione del servizio scolastico, alla valorizzazione delle professionalità e soprattutto al miglioramento degli apprendimenti e delle competenze degli allievi attraverso un rapporto ricorsivo tra autovalutazione, valutazione esterna, miglioramento e rendicontazione pubblica degli esiti.”
Il sistema di valutazione delineato con la legge 107, fa porre le seguenti domande:
- Va nella direzione di un miglioramento degli apprendimenti?
- Sarà declinato nel più generale indirizzo del piano di formazione per tutti i soggetti della scuola?
- È stato momento di crescita, di conflitto o di cambio di direzione strategica nella scuola della 107?
- Ė un caso che sia stato messo in atto durante la lunghissima vacanza contrattuale?
Assunta Morrone risponde richiamando l’attenzione alle precedenti esperienze di autovalutazione di sistema, come Vales, che sono state preziose per sfuggire all’autoreferenzialità della valutazione delle scuole. Tuttavia è mancata una cultura della valutazione in Italia. La valutazione non deve rappresentare un controllo ma un input al miglioramento. Necessaria, secondo lei, è la narrazione delle scuole, l’attenzione alla didattica.
Anche secondo Arte manca una vera cultura della valutazione. Che cosa si valuta? La didattica? I progetti? Più spesso si valutano unicamente le carte,costringendo i dirigenti a trascurare la didattica
Interessante a questo proposito l’intervento di Giuseppe Trecca, Dirigente del Liceo Classico che ospita il Convegno, che sostiene che si è talmente sommersi dalle carte che non ci si occupa più di Didattica. Ci vorrebbe una terza figura di vertice oltre al DS e al DSGA, una figura che si occupi di didattica.
Si chiede provocatoriamente a questo punto Ivana Summa: se è vero che oggi i Dirigenti non hanno il tempo per curare la didattica, sarebbe opportuno rinunciare alla Dirigenza e tornare a fare i Presidi.
Sempre sulla valutazione delle scuole Magda Ferraris cita il Libro di Benedetta Tobagi La scuola salvata dai bambini in cui si racconta come spesso sono proprio le scuole più difficili a mostrarsi migliori di altre e a promuovere il successo scolastico. Il Cidi a Torino, continua, lavora con le maestre di queste scuole difficili ed è impressionante vedere come pratichino didattiche eccellenti per combattere la dispersione. “Ma l’attuale sistema di valutazione -chiede ponendo l’ultima questione- lascia spazio alla narrazione delle scuole e alla valutazione di queste insegnanti?”
Secondo Assunta Morrone si è data ai dirigenti la patata bollente della valutazione dei docenti perché questo grosso nodo valutativo non si è mai riuscito a sciogliere da parte del Miur. Chi valuta e cosa valutare? I Risultati degli apprendimenti? Le prove Invalsi? Difficile valutare la didattica!
Anche nella valutazione dei DS come valutare davvero ciò che è importante? Il controllo deve essere fatto dal di dentro, non dal di fuori. Valutazione dall’alto (NEV) versus valutazione dall’interno!
Per Ludovico Arte manca ancora una cultura valutativa nel Paese; anche perché ci sono molte resistenze, infatti la scuola non vuole essere valutata, non c’è volontà di confronto. Si dovrebbe valutare non per punire ma per sostenere, la valutazione è utile per l’osservazione e per la riflessività.
Certo la premialità così com’è concepita nella L. 107 poco ha a che fare con la valutazione. Bisognerebbe inserire nel contratto il riconoscimento del lavoro svolto e in cambio si otterrebbe più professionalità.
La via maestra è il contratto.
Un Dirigente scolastico dal pubblico interviene ed afferma il carattere individualistico della Riforma: la card di 500 Euro, il bonus sulla premialità negano il principio della Collegialità, di una formazione in servizio che coinvolga l’intero Collegio Docenti e finisce con lo stemperare le iniziative economiche del Governo che pure ci sono state.
La creazione delle Reti nella Formazione, la nascita delle Reti di scopo, rispondono più ad una esigenza di controllo delle scuole autonome che non al rafforzamento di una professionalità docente collegiale e condivisa all’interno delle scuole.
Questa impronta individualistica, conclude chi scrive inserendosi nel dibattito, esiste ed è legata al concetto stesso di professionalità docente che pervade questa riforma, un docente visto più come un semplice professionista che arricchisce la sua formazione piuttosto che consideralo “un lavoratore della scuola che lavora in modo professionale” (Ermanno Morello- Pescara 15\16 Ottobre 2016).
Contributi di "insegnare" sul tema
Assunta Morrone, Mezzogiorno di fuoco, luglio 2015
Daniela Casaccia, I compiti del Dirigente scolastico, aprile 2015