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28/06/2013

Educare alla cittadinanza… il senso dell’esperienza

di Caterina Genovese

Il percorso  “Se c’è di mezzo la pubblicità…” realizzato nelle classi quinte di scuola primaria,  nell'ambito del progetto nazionale del Cidi "A scuola di Costituzione", mette in luce una relazione, ovvero la possibilità e l’utilità di  intersecare la progettazione di educazione linguistica  con quella di educazione alla cittadinanza. Diciamo che alcuni  contenuti  significativi e formativi sono stati  utilizzati per fare lingua.

Quali le motivazioni?

La prima ragione è che la scuola  rappresenta la prima istituzione extra-familiare, attraverso cui il bambino entra in contatto con lo Stato, con il proprio essere cittadino, con l’esercizio dei propri diritti e dei propri doveri, e per questo mi è sembrato doveroso lavorare sui temi della cittadinanza.

La seconda motivazione è da rintracciarsi in una reale necessità:  la scuola, e di questo siamo consapevoli, non rappresenta più la sola agenzia di formazione, (pensiamo a quanto tempo i ragazzi trascorrono davanti alla TV o sui social network),  ragion per cui incontra sensibili difficoltà a gestire le loro molteplici esperienze, i loro modelli di riferimento e le situazioni più eterogenee. Capita sempre più spesso, inoltre, che i docenti trovino nelle classi situazioni tra le più variegate: alunni migrantes ed altri con livelli differenziati ai quali si aggiunge, talvolta, un bambino portatore di handicap.

Classi variegate, dunque, sicuramente ricche, ma non esenti da rischi e problemi.

La scuola è anche consapevole che ha il compito costituzionale di garantire a tutti pari opportunità formative ed  essendo il compito gravoso e delicato, servono azioni incisive, che tocchino profondamente la progettualità curricolare,  gli ambienti di apprendimento e  il fare scuola quotidiano.

E’ fondamentale, dunque,   che la scuola lavori su  saperi significativi e formativi, essenziali per la crescita dei ragazzi, non solo attraverso strumenti innovativi  ma anche  ospitando forme articolate di mediazione e di comunicazione, per  raggiungere diversi tipi di intelligenza.

Esiste, allora, un problema di nuove regole nella dinamica apprendimento/ insegnamento, che può essere affrontato con una didattica efficace che riscopre la centralità della motivazione, delle emozioni, del dare senso alle esperienze della scuola.

Didattica  laboratoriale e scambi discorsivi

Una scuola ben fatta, per questo, non si limita a trasmettere e riprodurre un insieme di contenuti statici, ma promuove soprattutto l’attitudine all’apprendimento continuo, la curiosità, la voglia di affrontare nuovi problemi, la disponibilità  al lavoro d’insieme, il gusto di intraprendere nuove iniziative.

Qui stanno le ragioni di una didattica  laboratoriale, che non significa allestimento di spazi ma concepire la classe come ambiente di cooperazione e  luogo della partecipazione,  in cui mettersi in gioco, mettersi a confronto, discutere e ascoltare le ragioni degli altri.

Gli scambi discorsivi, utilizzati in tal senso rappresentano, perciò, molto di più di un incentivo a socializzare: sono sostegno ai processi con cui gli alunni costruiscono insieme la conoscenza e affinano operazioni complesse di pensiero: imparano a costruire il discorso in collaborazione con i compagni, a interagire con operazioni argomentative, a confrontare conoscenze, a negoziare significati.

Per questo qualsiasi disciplina può entrare in gioco, nell’insegnamento della cittadinanza, attraverso il triangolo della didattica: un sapere da costruire, un insegnante che fa da mediatore, un allievo che costruisce il sapere.

Essere attivi in un gruppo che co-costruisce un sapere è un primo modo per interiorizzare la consapevolezza di una cittadinanza attiva, una cittadinanza vera, che si concretizza attraverso il fare, l’agire, il confronto, la condivisione.

In questo senso, penso che l’autonomia organizzativa e didattica può assumere un significato nobile se riscopre la centralità del fare scuola e mette a disposizione dell’aula le necessarie risorse pedagogiche, metodologiche, organizzative.

Il posto delle regole

Il titolo del percorso “Se c’è di mezzo la pubblicità”, si riferisce al manifesto pubblicitario, che sintetizza in uno slogan la prima parte del lavoro che ha riguardato le regole. Le regole di cui parliamo sono quelle da osservare in bagno, luogo di divertimento, di trasgressione, di pericolo, di prepotenze, subìte o perpetrate. Per questo lo slogan “sicuro il divertimento…..se ci pensi su un momento vuole sottolineare la forma del divertimento lecita, il divertimento buono, ma anche la certezza che esso avverrà, che sarà garantito, nonostante le regole.

Abbiamo scelto di far diventare il nostro lavoro sulle regole un progetto pubblicitario,  per influenzare, regolare, educare a comportamenti corretti, proprio tutti i bambini. Per questo oltre ad appendere i manifesti in bagno, si è avviata una campagna di informazione rivolta alle classi intere della scuola.

Poi davanti a noi si è aperta un’altra pista di lavoro, mentre leggevamo alcune pagine del libro Le regole raccontate ai bambini di Gherardo Colombo, a proposito della società democratica. Abbiamo scoperto due parole –chiave: diritto e dovere.

E proprio attraverso l’elencazione dei diritti e dei doveri a scuola che i bambini hanno cominciato a scoprirne i significati e  a discuterne e, poi, a rappresentarli attraverso un progetto grafico interessante ed esplicativo.

 Si è lavorato sui diritti dei bambini fino a scoprirne la convenzione  e, attraverso la lettura del testo narrativo “La banda del mondo di sotto”, la durissima realtà dei bambini di Bucarest che vivono nei tombini.

Quest’anno stiamo lavorando sulla Costituzione e la stiamo percorrendo attraverso i diritti di cittadinanza. Ne abbiamo scoperto uno importantissimo: l’articolo 3, che gli alunni hanno voluto sintetizzare nello slogan riprodotto in questa immagine.

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