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editoriali

13/04/2015

C'è ben poco da emendare...

di Mario Ambel

Continuiamo  a pubblicare e ad aggiornare nella pagina  La "Buona scuola e noi..." il lavoro di elaborazione culturale e politica che la rivista e il Cidi, sia a livello nazionale che territoriale, fanno da lungo tempo  per dimostrare al Paese e allo stesso Governo la necessità di uscire dalla prospettiva errata e pericolosa che alimenta e orienta le ipotesi di intervento legislativo sulla scuola.

La nostra opposizione a quei provvedimenti è ampia e documentata, ma non ci siamo limitati a questo: proponiamo da tempo un'inversione radicale di idee, di scelte, di orizzonti. Per "cambiare davvero",  la scuola ha bisogno di ben altro! 

Ora inizia l'iter parlamentare del Ddl, ma noi riteniamo che ci sia ben poco da emendare. Si possono proporre emendamenti migliorativi quando si condividono le finalità e l'impianto di un provvedimento. Mentre qui sono proprio le idee e le prospettive che riteniamo profondamente sbagliate, come continueremo ad argomentare entrando nel merito delle questioni di fondo e non solo di questo o quel provvedimento.

Il Paese e la scuola non hanno bisogno di provvedimenti dettati da un falso pragmatismo, ma di una cultura delle strategie educative e di scelte di politica scolastica davvero progressiste che in sede parlamentare e governativa sono assai carenti da tempo, con il rischio che l'intero sistema di istruzione sia sacrificato a tensioni ed equilibri politici di tutt'altra natura.

La scuola è investita da tempo da proposte (spesso profondamente diseducative e devianti) che nascono non dalle sue esigenze di cambiamento e innovazione dei processi educativi in una società globale, ma dalla necessità di compensare gli equilibri ideologici, politici ed economici su altri terreni: la crisi occupazionale e la trasformazione radicale dell'idea stessa di lavoro, le difficoltà dovute ai flussi migratori, la fragilità delle strutture familiari, gli scontri ideologici a sfondo etnico e religioso, l'ansia di una società più ingiusta, più diseguale e più povera che cerca conforto nella meritocrazia e nell'individualismo...

In tempi di profonda crisi economica, valoriale e ideale è assai pericoloso che qualcuno pensi di avere soluzioni affrettate assegnandosi deleghe parlamentari continue e minacciando la decretazione, in una movimentazione dei detti e degli atti falsamente pragmatica, su problemi che spesso non ha neppure la forza culturale e la possibilità politica di intendere nella sua interezza. Figuriamoci di risolverli!

 

Scrive...

Mario Ambel Per anni docente di italiano nella "scuola media"; esperto di educazione linguistica e progettazione curricolare, già direttore di "insegnare".