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una recensioneoltre la lavagna

27/10/2022

Gert J.J. Biesta, "Riscoprire l’insegnamento"

di M. Gloria Calì

Il libro di Gert J.J. Biesta,  pubblicato in inglese nel 2017, nella versione italiana del 2022 contiene una preziosa introduzione di Francesco Cappa che prepara e accompagna il lettore alla complessità teorica del saggio.
L’edizione italiana è, inoltre, ricca di note di traduzione e di interpretazione che non vanno trascurate nella lettura di un testo elaborato in un’altra lingua e con un sistema di pensiero tanto composito.
Biesta, di origine olandese, ora docente presso università irlandesi e britanniche, è uno dei massimi esperti europei sul tema della dialettica tra insegnamento/apprendimento, educazione/istruzione, scuola/società/democrazia e tra tutte queste questioni insieme.
Il titolo inganna, diciamolo subito, perché da quel Riscoprire l’insegnamento ci si aspetterebbe un’apologia della professione docente, una specie di input motivazionale per docenti stanchi e disincantati. In realtà, basta leggere l’indice dei capitoli per rendersi conto della forza destrutturante dell’argomentazione, sostenuta da un andamento colloquiale e con rimandi interni che ne favoriscono la lettura, quasi si avesse un’interazione diretta con lo studioso.
Il ragionamento si basa sulla constatazione che il discorso pubblico e pedagogico contemporaneo vincola la funzione essenziale dell’insegnare all’apprendimento, in una posizione centrale dell’apprendente rispetto all’insegnante, che dovrebbe limitarsi a svolgere una funzione di “accompagnatore” di un processo tutto spettante all’allievo. Biesta infatti sostiene che la dimensione dell’insegnamento vada privata della connotazione essenzialmente prestazionale (e infatti lui non la definisce mai come “professione”), che si esercita essenzialmente su come e quanto gli allievi apprendano, ma vada ripensata nella prospettiva del rapporto tra insegnamento ed educazione, giacché  “il compito educativo consiste nell’accendere in un altro essere umano il desiderio di voler esistere nel e con il mondo in modo adulto, cioè in quanto soggetto.”
A questa idea di “soggetto in apprendimento personale”, che si avvia alla dimensione adulta senza fretta ma con intenzionalità, si intreccia strettamente quella, che ci è cara, di un’educazione emancipante, di cui lo studioso espone una  concezione complessa. L’ “emancipazione” genera quella condizione per cui ciascuno si libera non solo dal controllo esterno, ma anche dalla più pericolosa delle dittatura psicologiche: la dittatura dei desideri, delle proiezioni personali sul mondo esterno, spesso mostrato artatamente “a portata di mano”.
Il soggetto a cui Biesta fa riferimento, quindi, non è animato da individualismo né soggettivismo autoreferenziale, ma cresce per essere “in continuo stato di dialogo con ciò e con chi è altro da noi”. Se l’insegnamento contribuisce in modo determinante a costruire questo genere di esistenza adulta, non si tratta di “un compito da svolgere o di un lavoro da portare a termine, ma di una responsabilità a cui andiamo incontro”, un esercizio molto faticoso, ma anche molto positivo, nel riuscire a realizzare quel radicale cambio di prospettiva, per cui “il potere – che è sempre monologico e unidirezionale – si è trasformato in autorità – che è sempre dialogica e relazionale”.
Il tema ha un altissimo tasso di problematicità, non foss’altro perché può essere affrontato dal punto di vista della psicologia, della pedagogia, della didattica, persino della politica, incarnati da professionalità (intellettualità, sarebbe meglio dire…) diverse, che sono dentro o attorno la scuola[1].
Biesta stesso tesse il suo discorso tra pedagogisti di diversa impostazione teorica, ma con aspetti di riflessione convergenti, come Levinàs, Rancière, Freire, evidenziando con sguardo lucido ed equilibrato e profondo elementi “pericolosi” nelle loro teorie pedagogiche, insieme con gli spunti di un dialogo possibile, realizzando, per così dire, con i suoi “cattivi maestri”, quel “dissenso” riflessivo che egli propone anche nella relazione tra insegnanti e apprendenti.

Molte sono le domande e le osservazioni critiche che il saggio di Biesta suscita durante la lettura, che rendono necessarie riletture di passaggi, capitoli, e persino delle note.
Si fa fatica, una volta letto, a riporlo in libreria.

 

1. La correlazione strettissima tra educazione e istruzione è stata recentemente commentata da M. Ambel, Educare o istruire: un falso dilemma di fronte alla guerra , "insegnare",  13/10/2022.

 

Riscoprire l'insegnamento  (2017)

di Gert J.J. Biesta

Raffaello Cortina editore, 2022

p. 172, euro 16