Spett.le redazione di “insegnare”.
Abbiamo letto con interesse l’ articolo su Malala e pensiamo sia possibile continuare la riflessione sulla scuola e sulla sua funzione culturale e civile in comunità “altre” rispetto all’Europa, segnalando nel nostro caso la vita di bambini e ragazzi in una zona del Kenia.
Ci presentiamo: siamo una onlus laica di nome “Pole pole” che in swaili vuol dire “Piano piano”. Operiamo nel territorio di Malindi-contea di Kilifi dal 2007 e i nostri obbiettivi sono: assistenza sanitaria; sviluppo dell’educazione, a partire dal villaggio di Majungu e quindi in altri 4 vicini.
La storia delle nostre attività è sintetizzata nel power point che alleghiamo. A Takaie, nella scuola governativa primaria, abbiamo riattivato un ambulatorio e supportiamo gli insegnanti keniani con un progetto di educazione sanitaria per 2000 allievi.
Nel villaggio di Keresha, la mancanza di scuole ci ha indotto a costruire 5 padiglioni per un centro multifunzionale che comprende dormitorio, asilo, cucina, ambulatorio, laboratorio. Tra le attività dell’anno scorso c’è stata una mostra dei disegni dei bambini e dei ragazzi, disegni analizzati dalla pedagoga Giovanna Carbonaro.
Pensiamo sia interessante proporre a “insegnare” le considerazioni di Carbonaro in proposito, anche ai fini di un confronto con esperienze grafiche analoghe tra i bambini italiani. Grazie.
Per “Pole pole”
Maria Pace Pellegrini
Gentile Maria Pace Pellegrini,
abbiamo ricevuto con molto piacere la vostra mail e pubblicato le considerazioni di Giovanna Carbonaro sui disegni dei vostri ragazzi. Osservandoli, è piacevole notare le analogie e le peculiarità che costituiscono la ricchezza di questo nostro tempo, che dovrebbe aver imparato a costruire l'eguaglianza nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità.
Ma non è facile. Troppi oppongono ancora a questa semplice ma sconvolgente verità le grette difese di identità presunte, tanto più arroganti quanto fragili. Ma è confortante sapere che in quella direzione molti come voi cercano - seppure con fatica - di vivere e di lavorare, anche aiutando chi soffre ancora di condizioni di vita precarie e difficili.
Ci auguriamo che qualche insegnante che ci legge e lavora nel nostro paese voglia raccogliere l'invito a un confronto a distanza con le vostre attività, magari avviando uno scambio di corispondenza e di immagini.
Buon lavoro
insegnare