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05/11/2019

L'adesione di "insegnare"

di Maria Gloria Calì

"insegnare" aderisce alla Campagna "Voti a rendere" promossa da MCE e accolta da numerose associazioni professionali.

La valutazione numerica sgretola ogni sforzo progettuale e didattico, soprattutto nelle scuole del primo ciclo, poiché ogni processo direttamente derivante dai bisogni degli studenti si svuota se viene ancorato ad una scala di misure piuttosto che a ciò che veramente conta: l'attivazione di intelligenza, emotività, fatica all'interno di azioni didattiche scelte dentro i curricoli delle scuole.

I valori numerici sono entità estranee al processo di insegnamento-apprendimento, giacché il processo stesso non è fatto di unità discrete, ma di un percorso articolato e complesso, che acquista significato concreto solo se viene descritto. 

La valenza formativa della valutazione, evocata dallo stesso decreto 62/2017, si rinviene solo dentro il discorso didattico e pedagogico e ad esso è organica, e si attua attraverso un approccio descrittivo e proattivo; senza questo, qualsiasi strumento misurativo, per quanto flessibile e raffinato, non serve.

Il provvedimento normativo sopra citato ha portato, inoltre, le scuole ad una schizofrenia procedurale, cioè la definizione dei livelli di apprendimento, espressi in formule descrittive delle competenze acquisite, che dovrebbero assicurare una parvenza di legittimità e uniformità, ma di fatto si sommano in modo spesso non comprensibile alla valutazione numerica.

Pertanto, è per noi pienamente condivisibile la posizione secondo la quale la scuola della Costituzione non garantisce il "superamento degli ostacoli" e il senso stesso dalla sua funzione pubblica aumentando un presunto tasso di oggettività nella valutazione, ma assolve alla sua finalità solo se realizza le condizioni per attuare, gradualmente e con continuità, una dinamica insegnamento-apprendimento per il raggiungimento di obiettivi culturali dentro una comunità civile. 

L'abolizione del voto numerico e l'avvio di una prassi di valutazione dentro processi didattici significativi consentirebbe agli insegnanti e alle scuole stesse di recuperare e consolidare un ruolo affidabile all'interno della società civile, in un dialogo franco con le famiglie. 

 


 

Nel 2008, all'indomani della legge Gelmini che reintroduceva i voti decimali nella scuola di base, "insegnare" pubblicò un dossier dal titolo Quando la valutazione è ricerca, a cura di Mario Ambel e Fabiana Fabiani, la cui  prefazione iniziava con queste parole:

Questo dossier … nasce da un problema antico e da una preoccupazione recente.

Il problema è la scarsa diffusione della cultura professionale in tema di valutazione; la preoccupazione è data dalle recenti normative che anche su queste tematiche rischiano di far arretrare la scuola italiana o certamente di rallentarne le possibilità di crescita qualitativa e di innovazione.

L’aspetto più delicato della questione è oggi a chi spetti e attraverso quali strumenti sia possibile realizzare la «valutazione degli apprendimenti», per usare una formula ormai consolidata nelle normative che riguardano sia le pratiche didattiche sia le attività di soggetti ed enti che agiscono all’interno del sistema scolastico, ma fuori dalla classe o dalla scuola.

Per questo abbiamo deciso di affrontare i tre ambiti in cui si articola la valutazione di classe, di scuola e di sistema, proponendo interventi di carattere generale e problematico accanto a spunti operativi ed esemplificativi.

 


 

L'anno successivo, nel n.1 del 2009, pubblicammo uno speciale dal titolo "Un voto nel 'merito'" per contrastare l'avvenuta pubblicazione della legge e promuovere una campagna che ne sollecitasse l'abrogazione.

In quella occasione proponemmo anche una forma di obiezione di coscienza professionale: una  "Dichiarazione di obbedienza coatta",  "da chiedere - scrivemmmo allora - che sia allegata alla documentazione dello scrutinio o da proporre come mozione o come dichiarazione personale accanto alla delibera del collegio sulle modalità di valutazione".

Venne sottoscritta da molte docenti, soprattutto di scuola primaria, ma la scuola non seppe esprimere un movimento di opposizione al ritorno al voto decimale, con cui troppi si illusero di recuperare uno strumento di facilitazione del dialogo con le famiglie e di recupero di una presunta "serietà" della scuola.

Quella dichiarazione potrebbe essere ripresa e rilanciata oggi, in condizioni diverse e con alle spalle ormai dieci anni di inutili e dannosi "voti a schiovere", anche se, purtroppo,  nel Paese la sensibilità sociale e l'atmosfera culturale sono sensibilmente peggiorate. O forse bisognerebbe farlo proprio per questo, per opporsi ai non pochi segnali di sofferenza e di arretramento delle istanze democratiche. (m.a.)


 

  versione audio 

 

Qualcuno mette i voti...

Qualcuno mette i voti...
perché così almeno si capisce com’è andata.
Qualcuno mette i voti...
anche se così non si capisce com’è andata.

Qualcuno mette i voti...
perché sta seduto nelle ultime file del collegio docenti
e di qui non si sente che cosa dicono là davanti.
Qualcuno mette i voti...
perché sta seduto nelle prime file del collegio docenti
e tanto dietro non ascoltano che cosa si dice qua davanti.

Qualcuno mette i voti...
perché dopo dieci anni di precariato ha perso la speranza
Qualcuno mette i voti...
perché ha perso la speranza dopo trent’anni di ruolo.

Qualcuno mette i voti...
perché intanto è tutto inutile.
Qualcuno mette i voti...
perché è finalmente una cosa utile.

Qualcuno mette i voti...
perché la scuola è una cosa seria
ed è importante valutare con chiarezza.
Qualcuno mette i voti...
perché la scuola non è più una cosa seria
e tanto non gli importa quello che gli scrivi.
Qualcuno mette i voti...
perché la scuola non è mai stata una cosa seria
e bisogna smettere di perderci troppo tempo.
Qualcuno mette i voti...
perché la scuola deve tornare a essere una cosa seria.

Qualcuno mette i voti...
perché così imparano a non studiare.
Qualcuno mette i voti...
perché tanto non studiano lo stesso.

Qualcuno mette i voti...
perché ha fatto il sessantotto e non gli hanno mai dato retta.
Qualcuno mette i voti...
perché è ora di finirla con quelli che hanno fatto il sessantotto.
Qualcuno mette i voti...
perché è lo fanno anche tutti quelli nati nel sessantotto.

Qualcuno mette i voti...
perché non ha mai fatto una sola ora di aggiornamento
tanto non ne valeva la pena.
Qualcuno mette i voti...
perché ha fatto troppe ore di aggiornamento
e non sa se ne è valsa la pena.

Qualcuno mette i voti...
perché è di destra e finalmente è arrivato
qualcuno a mettere un po’ di ordine e di disciplina.
Qualcuno mette i voti...
perché è molto di sinistra ed è ora di finirla
con il didattichese e il pedagogismo riformisti.
Qualcuno mette i voti...
perché è un vero democratico e ogni tanto
bisogna pur dar ragione alla destra.
Qualcuno mette i voti...
perché è di centro e tutte quelle
continue innovazioni hanno fatto male alla scuola.

Qualcuno mette i voti...
perché si fa più in fretta e con i figli, la casa,
la madre ammalata non si può mica star lì a scrivere
cose che non importano a nessuno.
Qualcuno mette i voti...
perché ha un doppio lavoro e bisogna pur mangiare.
Qualcuno mette i voti...
perché quello che conta sono i contenuti
e tutto il resto è solo burocrazia inutile.
Qualcuno mette i voti...
perché la didattica sono tutte balle e finalmente
la smetteranno di rompergli i coglioni.

Qualcuno mette i voti...
perché legge Pirani su Repubblica
Galli della Loggia sul Corriere
Ricolfi sulla Stampa
e trova che sia sempre lo stesso articolo
e che l’autore ha proprio ragione.

Qualcuno mette i voti...
perché ha letto tutti i libri della Mastrocola
e ne ha parlato anche col suo cane.
Qualcuno mette i voti...
perché ha letto tutti i libri di Starnone
e continua a parlarne con se stesso.

Qualcuno mette i voti...
perché è da tanti anni che non legge un libro.
Qualcuno mette i voti...
perchè ha letto troppi libri.
Qualcuno mette i voti...
perché deve finire l’ultimo libro che sta leggendo.

Qualcuno mette i voti...
perché non ha capito che questa svolta
distruggerà definitivamente la scuola progressista.
Qualcuno mette i voti...
perché ha capito che questa svolta
distruggerà finalmente la scuola progressista.

Qualcuno mette i voti...
perché sta alle superiori e l’ha sempre fatto.
Qualcuno mette i voti...
perché sta alle medie e finalmente può farlo di nuovo.
Qualcuno mette i voti...
perché sta alle elementari e non è mica diverso dagli altri.

Qualcuno mette i voti...
perché lo dice la legge.
Qualcuno mette i voti...
perché anche se la legge non lo dice
si sa che è quello che intendeva il ministro.
Qualcuno mette i voti...
perché anche se la legge non lo dice
lo fa capire il regolamento del ministero.

Qualcuno mette i voti...
perché si è sempre fatto così.
Qualcuno mette i voti...
perché era ora di far di nuovo così.


Ma altri, non importa se pochi o tanti,
continueranno a non mettere i voti
perché nel loro cuore e nella loro mente
sanno che è meglio non farlo. Molto meglio.

Melbam, il 2 gennaio 2009
(pensando a Eluard, Gaber e Jannacci, si parva licet...)