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13/10/2014

Cambiare la scuola, secondo noi...

a cura di insegnare

La nostra scuola ha bisogno di cambiamenti profondi, non solo per assecondare generiche volontà di aggiornamento, ma perché alcuni indicatori di varia natura ne segnalano uno stato di sofferenza.  

Proviamo a raccogliere alcuni elementi di riflessione, a supporto (e conforto) di chi la scuola la vuole cambiare davvero, partendo dalle cose che contano, sapendo dove si vuole arrivare e ragionando di ciò che garantisce la qualità dell'essere e del fare scuola.

- insegnare - fin da luglio e ancor prima della pubblicazione della "Buona scuola" - ha raccolto le "Riflessioni a caldo " (parte I e parte II) dei suoi lettori all'annuncio del "Patto per la scuola"...

- Dal Cidi di Pescara, ad agosto, ci è pervenuta una interessante mappa delle cose da fare che ha anche ispirato le scelte della segreteria nazionale del Cidi, il cui coordinamento, a Vico Equense, nella seconda decade di ottobre ha affrontato tre grandi aree tematiche, sulla base di alcuni documenti introduttivi: Didattica e ambiente di apprendimento; Reclutamento e formazione in ingresso ; Autonomia e governo della scuola.

- Intanto il Cidi di Torino ha avviato un percorso di elaborazione collettiva, presentando a metà ottobre alle forze sociali, alle associazioni di docenti e genitori, al mondo culturale della città un primo documento di lavoro, intitolato Sì, allora cambiamo la scuola (davvero!)

Non ci riferiamo solo agli esiti delle ormai ricorrenti indagini internazionali che collocano i risultati dei nostri allievi al di sotto di soglie accettabili: pensiamo ai tassi di dispersione sempre troppo elevati; alle profonde differenze non solo tra aree geografiche ma soprattutto fra scuole anche non lontane fra loro; pensiamo alle reazioni di insofferenza di molti allievi che non riusciamo più aintercettare, oppure, all'opposto, all'ansia di prestazione valutativa che pare essere diventata la sola motivazione allo studio di troppi allievi anche fra quelli molto piccoli; pensiamo a una rapporto con i genitori che è andato nel tempo deteriorandosi...

A fronte di questi e altri indicatori di crisi, sappiamo bene che c'è anche una scuola che giorno dopo giorno riesce a far fronte a mille difficoltà e a resistere e far bene, nonostante vent'anni di tagli di risorse, di scelte di politica scolastica sbagliate, di riduzione di credibilità, talvolta di malcelata ostilità...

Per questo cambiare la scuola è un processo necessario, ma difficile e impegnativo, che poco si presta al pragmatismo sbrigativo, alla semplificazione mediatica, alla facile demagogia di questo o quell'altro segno politico.
Anche per questo siamo dispobili a ragionare e lavorare insieme sul perché e in che direzione e come cambiare la scuola, ma non solo per stilare il nostro punto di vista sui singoli punti di un' agenda che parta da presupposti parziali o per partecipare a consultazioni a metà fra la chiamata democratica, il new age demoscopico, la pressione istituzionale e l'ordine di servizio...

La scuola ha vissuto troppe vicende vessatorie per essere in grado di sopportare un'altra stagione di annunci, discussioni, rinvii, aggiustamenti parziali, tutti all'insegna del risparmio finanziario, della competitività fra le persone e della semplificazione culturale.

Anche per questo noi riteniamo che il modo più adeguato, per aiutare il Governo a fare scelte giuste,  sia quello di delineare che cosa oggi, nell'evoluzione storica e culturale del  nostro sistema scolastico, appare come il prossimo passo da fare, al servizio sì del Paese, ma in modo sistemico e nel suo insieme. E non solo a supporto di alcuni suoi interessi, per quanto urgenti ed emergenziali.

[m.a.]

 

Immagine

A. Canova, Insegnare agli ignoranti, Museo Correr, Venezia

 

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