il casoopinioni a confronto

11/07/2015

E ora?

a cura di insegnare

In attesa e in preparazione dei momenti di confronto e decisione politica e culturale, che a partire dal Coordinamento di settembre certamente i cidi e il cidi sapranno elaborare, vi invito a inviare riflessioni o contributi alla rivista per continuare ad alimentare la costruzione della nostra professionalità riflessiva e della nostra partecipazione democratica alla vita del Paese.

m.a.

Scrivete a redazione.insegnare@gmail.com; oggetto: E ora?

 
   
   

La scuola che dà i voti e la società che dà i numeri 
Desidero contribuire alla riflessione sulla riforma renziana della scuola, e traggo spunto, per questo mio commento, dal cenno che il Direttore di Insegnare fa nel suo invito, alla reintroduzione – o al mantenimento – della valutazione in voti decimali, compreso quello in condotta (!), dal punto di vista del contesto circostante e dei suoi “effetti collaterali”.
                                                                                                                            Piervittorio Formichetti
... segue ...

22.07

E ora? Questa è la domanda che continuo a pormi da settimane e neanche l'inizio delle vacanze riesce a portarmi pace, dall'altro giorno poi la questione è diventata pressante, dal giorno in cui le filosofie neoliberiste che imperversano nel mondo occidentale hanno trionfato anche nella nostra scuola; progetti e forma mentis irrimediabilmente distruttivi, anacronistici, soprattutto senza futuro e senza speranza non solo per chi deve subirne gli effetti, ma anche per i miopi, anzi assolutamente ciechi, promotori. Tutto il sistema mondo sta esplodendo e loro neanche se ne rendono conto!! Come poter ora arginare, boicottare, dovremo deciderlo tutti insieme, la solidarietà è la nostra unica forza, ma purtroppo molti non lo capiscono e si adeguano passivamente. Ebbene, questi sono quelli che -come sempre nella storia- fanno più paura, la maggioranza silenziosa asservita, più di quelli -pochi- che tale legge sostengono.
                                                                                                                                                Patrizia Cerrato

11.07
La scuola è morta, Viva la scuola

Negli anni - lontani - in cui studiavo, qualche piccolo sommovimento cominciò a scuotere il sistema gentiliano della scuola pubblica: il primo governo di centrosinistra,  l'istituzione della scuola media unica nel 1962, i Decreti Delegati nel 1974, le 150 ore per gli studenti-lavoratori... sembrava davvero che la scuola e la più vasta società si sostenessero a vicenda sulla strada della democrazia vera, quella che cercava davvero di  realizzare partecipazione e  solidarietà, e di ridurre la distanza fra le classi sociali.
Negli anni in cui sono stata insegnante nella scuola media, le antologie riportavano brani di   Don Milani e  poesie di Brecht, si accoglievano alunni meridionali, gli "extracomunitari" di quegli anni...  Un percorso di lavoro che sembrava possibile continuare con coerenza anche come preside, nella collaborazione fra la Scuola e il Territorio.
Ma i tempi son cambiati: tempi di  involuzione, di  implosione, nella società e nella scuola,  di  riscossa dei “datori di lavoro” che sono tornati ad essere padroni e a comportarsi come tali.
E insipienza- culturale e politica- della Sinistra, tutta presa ad avallare la metaideologia della fine delle ideologie , come se il capitalismo finanziario fosse soltanto  una  asettica modalità di moderna economia!
Craxi, Berlusconi, Renzi non sono che tre  lati dello stesso triangolo:  svilimento delle istituzioni, Porta a Porta al posto del Parlamento, decisionismo autoreferenziale, slogan vuoti di veri contenuti, smantellamento,  a vantaggio del privato, di tutto ciò che è pubblico, scuola  compresa, con   l'aggravante del preside- padrone. Un  modello contro il quale si sono sentite ben poche voci dei diretti interessati che non siano quelli dell'ANP, scontenti per il modello di dirigente non abbastanza “solo al comando” (forse lo vorrebbero “al komando”)?

Clamoroso il silenzio dei  presidi progressisti e  democratici: estinti? O allineati e coperti come la minoranza dem che tace e vota o fa finta di opporsi non votando?
E pensare che, ai corsi di formazione seguiti da noi dirigenti  con l'introduzione dell'autonomia, ci fu un'ampia discussione sul modello di dirigente più adatto a una trasformazione così importante: si parlava di dirigente “direttore d'orchestra” che si amalgama con la sua “orchestra- scuola” e che è tanto più bravo quanto più fa emergere la bravura di ciascuno e la coesione e la consonanza di tutti.

Forse, se si ripartisse da questo modello ,anche i presidi  avrebbero  qualcosa da proporre alla  “più vasta comunità sociale e civica”( D.P.R. 416/1974,art.1).

Firenze                                                                   Sonia Salsi, dirigente scolastica in pensione

10.07   

Siamo giunti al 9 Luglio 2015 con la legge approvata della Buona Scuola e viene lecito chiedersi cosa ne sarà di tutte le buone intenzioni relative all'handicap, in uno scenario in cui la parola fragilità ci spaventa ed è preferibile seguire la moda dei Master e della meritocrazia...
Tutto bene ma i giovani devono fare esperienza non solo teorica del sapere ma pratica.
Nostro impegno per le future generazioni sarà dunque lavorare per offrire un futuro a tutti con la dignità del lavoro e il riconoscimento della disabilità e non solo.
Grazie.
                                                                                                                                              Antonella Paffumi

9.07  

 
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