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20/04/2023

RESISTENTIA e 25 aprile - Una riflessione didattica

di Angela Caruso

Il desiderio di resistere all'oppressione è radicato nella natura umana

Publio Cornelio Tacito

Le parole, se ben utilizzate, possono avere un potere fascinoso, immediato, creativo, esplicativo. Mille sono le sfaccettature che legano l’umanità al linguaggio e ai suoi significati.
Le didattiche, i saperi, le pedagogie sono i luoghi illustri delle parole e ciò che esse rappresentano.

Avvicinandoci al 25 aprile è inevitabile pensare al significato della parola latina resistentia (da resistere), composta di re-indietro, sistere-fermare. L’etimologia ci parla di un fermare respingendo, ovvero di un non cedere a una forza.

La resistenza è memoria, la resistenza è attualità, la resistenza è sopravvivenza, la resistenza è l’animo della natura umana. Chi ha combattuto con resistenza per la libertà e per la democrazia ci chiede di amarle, capirle, valorizzarle, custodirle, evolverle nella loro natura.

Il 25 aprile non è solo un avvenimento storico è memoria educante, in cui si ri-affermano i principi e i diritti fondamentali dell’uomo.
Al fine che la memoria possa diventare educante è necessario sollecitare - attraverso il pensiero critico - la ricerca, la riflessione, il dibattito, la condivisione e, soprattutto, l’attualizzazione dell’informazione storica.

Lo zoccolo duro del sapere storico è il lavoro sulle fonti, siano esse orali (le interviste, le narrazioni dei testimoni diretti, quelli ancora in vita e quelli che non ci sono più, le cui memorie sono state conservate attraverso registrazioni o documenti), scritte (testi autobiografici, giornali, memorie, raccolte epistemologiche, testi narrativi e poetici), iconografiche (foto, oggetti, cippi, lapidi). Qualsiasi lavoro sulla storia non può prescindere dall’analisi critica delle fonti, per questo è compito del docente insegnare non solo a leggerle, ma anche a saperle reperire e a saperle sovrapporre. 

Gli insegnanti oggi hanno due quesiti fondamentali da porsi: come narrare il 25 Aprile in una scuola multietnica e come tramandare il senso di quegli avvenimenti anche senza una testimonianza diretta dei protagonisti. 

Sicuramente l’incontro con le persone che hanno vissuto quel periodo è ancora la strada per il coinvolgimento emotivo della conoscenza storica; un’altra possibile strada potrebbe essere l’incontro e la testimonianza delle seconde generazioni o dei famigliari diretti.

I racconti consegnano non solo parole, ma anche sussurri, commozione, silenzi carichi di emozioni; dando così un’anima alla narrazione storica.

Il 14 aprile l’Abruzzo ha perso uno dei suoi ultimi partigiani, Nicola Cappellucci scomparso all'età di 99 anni. Nicola fu un grande testimone, ha combattuto e portato avanti i suoi ideali che lo spinsero alla scelta di diventare partigiano e di combattere contro il fascismo, il nazismo e contro ogni forma di discriminazione e di ingiustizia. Nel 1945, salvò decine di prigionieri stranieri di un campo di concentramento scappati da Sulmona che ospitò e nascose nella sua casa di Caramanico Terme, in provincia di Pescara.

Il compito della società e della scuola è di non dimenticare quegli UOMINI e quei PRINCIPI per i quali hanno creduto e combattuto.

La Resistentia a scuola, per questo, va affrontata in tutta la complessità che merita. Molteplici possono (e devono) essere le attività, senza rigidamente collocarle attorno un’unica giornata o un’unica disciplina.

Le fonti da analizzare devono essere varie e articolate, al fine di poter restituire alla storia la sua giusta dignità.

L’USO DELLE FONTI – materiali per l’insegnante

 

Filmografia per l'insegnante

  • Roma città aperta di Roberto Rossellini (1945).
  • Paisà di Roberto Rossellini (1946).
  • Il generale della Rovere diretto da Roberto Rossellini, realizzato su un soggetto di Indro Montanelli (1959).
  • Il partigiano Johnny di Guido Chiesa versione cinematografica dell’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio (2000).
  • Il terrorista di Gianfranco De Bosio (1963).
  • Un giorno da leoni di Nanny Loy (1961).
  • A luci spente di Maurizio Ponzi (2004).
  • La ragazza di Bube di Luigi Comencini, tratto dal romanzo di Carlo Cassola (1963).
  • Una vita difficile di Dino Risi interpretato da Alberto Sordi (1961). 
  • La notte di San Lorenzo scritto da Tonino Guerra (1982).
  • I piccoli maestri di Daniele Lucchetti (1997).
  • I sette fratelli Cervi di Gianni Puccini (1968).
  • L’Agnese va a morire di Giuliano Montaldo (1976).
  • Uomini e no di Valentino Orsini (1980).
  • In guerra per amore di PIF (2016).

Scrive...

Angela Caruso Docente nella scuola secondaria di primo grado e dottore di ricerca in "Studi Umanistici" presso l'Università degli Studi "G. d'Annunzio". Membro direttivo del CIDI di Pescara