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opinioni a confronto

07/02/2018

Ritorno al futuro

di Mario Ambel

Tre tracce di fine millennio

La prova d'esame, 15.6.1990

In questi giorni, riflettendo sul "Documento" orientativo per la prova scritta di italiano, raccogliendo le idee per alcune iniziative pubbliche, ricevendo e leggendo le riflessioni di tante colleghe da ogni parte d'Italia... ho ripensato alle tracce di temi che ho dato per 39 anni nella scuola "media". 

In tutti quegli anni, ogni volta che una mia terza affrontava l'esame, facevo copia delle tracce assegnate per la prova d'esame. Non di alcuni elaborati: era proibito. Ma sono pentito di aver ubbidito. Ora avrei la testimonianza di trent'anni di scritture su cui riflettere. Avevo le tracce, però: alla fine della carriera attiva, le avevo raccolte tutte, un intero "portalistino". Ma poi lo prestai o regalai a qualcuno, senza farne copia. E non mi è mai più stato restituito. Peccato, perché anche quelle tracce sarebbero oggi fonte di utili riflessioni.

Me n'è rimasta una, fotocopiata e lasciata in un altro classificatore: è quella della prova d'esame dell'a.sc. 1989/90. La riproduco nella sua forma di "documento autentico". E poi vorrei svolgere alcune considerazioni sotto forma di domanda.

Le tre tracce

Allora, in breve.
Il testo della prova propone:

Traccia A) Lettera un coetaneo su uno di questi due argomenti:
- un' attività sportiva non comune;
- rapporti non facili fra compagni classe.
In entrambi i casi gli argomenti suggeriti nella Traccia A erano stati concretamente sperimentati durante il triennio e quindi gli allievi potevano far riferimento a situazioni ed esperienze vissute.
Secondo le diciture delle attuali "novità", si tratta di un testo descrittivo, espositivo e narrativo sotto forma di lettera su argomento noto a destinatario dato.

Traccia B) Un articolo di giornale, scegliendo fra
- intervista a un coetaneo sulla vita nel quartiere;
- un servizio sulla preparazione di uno spettacolo teatrale in una scuola del territorio.
Ovviamente la scuola era la loro e lo spettacolo era quello messo in scena da quella terza alla fine dell'anno.

Traccia C) Il commento a un testo letterario.
 In questo caso il testo da commentare era in prosa, un racconto ambientato nella seconda guerra mondiale, ma poi negli anni diedi prevalentemente testi poetici, complessivamente più congeniali alla misura della prova d'esame.

Vorrei fare a questo proposito una precisazione: il commento a testo letterario non era previsto tra le tracce d'esame. Io l'ho sempre assegnato perché ho sempre letto e commentato testi letterari nei miei trienni di scuola "media", ma non ho mai "fatto" Leopardi o Dante e men che meno storia della letteratura o biografie di autori...

Leggevamo, analizzavamo e commentavamo testi abbordabili dai miei allievi, senza classificazioni letterarie e senza pretese di inquadramenti storici, ma imparando che cos'era un narratore o un flash-back  oppure un endecasillabo, un sonetto o un'inarcatura.
E le ore passate con "Natale" di Ungaretti, "Il rondone" di Montale, "Nebbia" di Pascoli o alcune pagine di Italo Calvino e Primo Levi, o le prove d'esame su "I gabbiani" di Cardarelli o "Ulisse" di Saba sono tra i miei più belli e intensi "ricordi di scuola"...
Ci sarebbe da fare, al riguardo, un lungo discorso sulle indicazioni della "traccia" e su quanto fossero in parte analoghe ma anche assai diverse da quelle che dal 2000 in poi caratterizzano la Tipologia A dell'Esame di Stato. Ma il discorso ci porterebbe assai lontano... 

Sono presenti, in tutte le tracce e in coda, alcuni suggerimenti legati agli argomenti da trattare,  allo stile, alla procedura da seguire.

Qualche spunto di riflessione

E ora, vorrei suggerire a chi mi legge (o magari a interi dipartimenti di italiano di scuola secondaria di I°) di riflettere su questa prova, seguendo questi spunti.

- In che misura individuate, dietro queste tracce, una precisa didattica della scrittura? Quali vi sembra che ne siano i tratti caratterizzanti?

- In che misura ritenete che quelle tracce o tracce analoghe sarebbero oggi praticabili? Se no, perché? Se sì, in quali condizioni?

- In che misura ritenete che quelle tracce siano più vicine o lontane dalla vostra sensibilità didattica rispetto alle indicazioni contenute nel Documento ministeriale di orientamento alle prove d'esame.

Se volete inviare le vostre considerazioni, l'indirizzo è redazioneinsegnare2010@gmail.com; oggetto: prove d'esame.

Due precisazioni di contesto

Devo infine fare due precisazioni.

La prima riguarda il contesto in cui assegnai quella prova d'Esame. Io insegnavo al tempo in una scuola media di un comune della cintura torinese. La scuola era quasi totalmente composta da classi di tempo pieno o prolungato (quelle che uscivano tutti i pomeriggi attorno alle 16, anche se negli anni novanta il tempo pieno cominciò ad essere eroso e ridefinito, nella durata e nelle denominazioni...). Quella classe (come lo furono tutte quelle della mia carriera) era composta da quella stimolante e complessa eterogeneità tendente al medio basso che costituisce la natura aurea della scuola di mezzo: l'universo delle ragazze e dei ragazzi prima della grande diaspora, quel coacervo di differenze in cui ci si educa alla convivenza civile e alla democrazia, imparando a rispettare le diversità. Anzi, provando talvolta a valorizzarle.
I miei allievi non erano particolarmente bravi in italiano (qualcuna/o sì e comunque al liceo avrebbero poi faticato perché con me non si faceva abbastanza analisi logica, riflessione sulla lingua sì, ma anche questo è un discorso che porta lontano...) ma sono orgoglioso di averli condotti sempre quasi tutti (certo qualche raro ostinato c'era in ogni triennio) a svolgere quel tipo di traccia.

La seconda riguarda i miei rapporti con le regole d'ingaggio dell'Esame. Devo precisare che per 30 anni (nei primi otto insegnai alla "150 ore" e il problema non si poneva perché nessuno interferiva sulle tipologie delle prove d'Esame scelte da noi docenti) spesso, nelle riunioni del Collegio docenti in forma di pluricommissione d'Esame, dovetti chiedere una deroga rispetto alle terne date in altre sezioni. E con me altre colleghe che adottavano didattiche simili. Per me  la prova scritta doveva rappresentare il coerente coronamento di tre anni di scritture e non potevo accettare che i miei allievi venissero "licenziati" ampliando quelle tracce un po' generiche e scialbe in cui finivano col ritrovarsi talvolta le colleghe e i colleghi (spesso per sorteggio) dopo qualche ora di inutili confronti dei titoli depositati sui foglietti con cui erano arrivati alla riunione convocata all'uopo.

Argomentavo i tratti essenziali della mia "didattica triennale della scrittura" (in piena sintonia ci i "programmi del 1979", delle indicazioni del  il DM 26 agosto 1981 e i lavori di una fiorente pubblicistica nel campo dell'educazione linguistica) e ottenevo di poter predisporre terne come quella che sto qui esponendo.
Ai miei allievi non toccò mai di "svolgere" il "tema": "Qualcosa che ti ha particolarmente colpito durante il triennio. Racconta". 
Ricordo che un anno dovetti sedare una rissa in una Commissione parallela nella quale una collega voleva giudicare "fuori tema" lo svolgimento di un candidato che, a quel titolo, aveva risposto raccontando di quella volta che a "ginnastica" aveva ricevuto una pallonata in faccia ed era finito all'ospedale. La collega sosteneva che l'avesse fatto apposta per prenderla in giro. Lo negai decisamente, ma in cuor mio pensai che se l'aveva fatto, solo per quello meritava un giudizio assai positivo (non c'erano i voti al tempo!).

Di certo vivevo e insegnavo in un tempo e in una scuola in cui se ci avessero imposto di cambiare le prove d'esame nei primi mesi della terza, saremmo entrati in sciopero il giorno stesso. Ma si sa, al tempo, eravamo troppo, come si diceva, sindacalizzati.  Oggi però mi sembra che si sia diventati un po' troppo acquiescenti .

 

Immagine


Nell'immagine a lato la scuola dove si svolse la prova (prima finestra in basso).
 

Scrive...

Mario Ambel Per anni docente di italiano nella "scuola media"; esperto di educazione linguistica e progettazione curricolare, già direttore di "insegnare".

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