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20/04/2016

Se la matematica serve per fare chiarezza

di Paola Lattaro

Un po’ di tempo fa, girovagando per il web, mi sono imbattuta in un articolo di Jacopo Ottaviani sul giornale “Internazionale”. Il titolo ,“Sei grafici ci dicono come smontare i luoghi comuni sull’ immigrazione”, ha inevitabilmente attratto la mia attenzione: di insegnante di matematica da una parte (per la presenza di quei “sei grafici”), e di madre di due bambini dall’altra.
Sì, lo ammetto, il tema dell’immigrazione mi coinvolge particolarmente, tra le altre cose, perché riguarda (anche) i bambini, quelli a cui, per il solo fatto di essere nati dalla parte sbagliata del globo, non vengono garantiti quei diritti che, invece, per i miei figli ho sempre potuto dare per scontati, disparità  con cui sento di dover fare costantemente i conti.

Ogni foto che mi sbatte in faccia la disperazione dei migranti, ogni annuncio di un'altra catapecchia del mare affondata, ogni notizia relativa al filo spinato con cui l’Europa “accoglie” chi fugge da guerra e morte certa rappresentano una specie di tarlo che mi porto dentro e che mi fa sentire complice di questa UE così poco umana, così lontana dai concetti di accoglienza e solidarietà che avrei voluto la rappresentassero, e così tristemente vicina alle banche, come la politica di questi ultimi anni ha, di fatto, definitivamente dimostrato.  

Mentre leggevo il pezzo sull’immigrazione, mi è venuto in mente un altro articolo, scritto da Adriano Sofri su "la Repubblica" del 2 aprile 2011 e intitolato "Se io fossi un tunisino". A parte che in 5 anni nulla è cambiato se non il fatto che ora, invece dei tunisini, parliamo soprattutto dei siriani, in quell'articolo Sofri concludeva così : "Finché dura, assottigliandosi, l'età del nostro privilegio, piuttosto che gridare Fuori dalle palle!, conviene versare il nostro modesto contributo supplementare per l'usufrutto del metro quadrato che ci è toccato in sorte. Se non siamo tipi da spartire il mantello col povero che trema, e anzi per tenercelo, il mantello, regalargli un cappotto in saldo, prima che gli venga un'altra idea. Spendere qualche energia e qualche soldo in aiuti, prima di rovinarsi in guardie giurate. Ho detto che conviene: se poi ci riuscisse di farlo con una specie di gioia, sarebbe fantastico.” 

Davvero possiamo ancora pensare di conservare intatti i nostri privilegi da occidentali viziati mentre una parte del mondo preme per essere vista, ascoltata, considerata? Quanta arroganza c’è in quelle barricate che stiamo innalzando e quanto potranno durare prima che la furia di chi chiede che sia rispettato un più che legittimo diritto a vivere e a far vivere i propri figli (che sono esattamente come i nostri, e esattamente come i nostri, vogliono e devono giocare, andare a scuola, dormire in una casa calda, avere una festa di compleanno e un medico che li curi se stanno male) non abbia il sopravvento su tutto? 

Pensando a tutto questo, l’articolo letto su “Internazionale” mi ha fatto riflettere. La matematica può venirci incontro per capire, per spiegare ai nostri ragazzi, attraverso dati incontrovertibili e non solo con opinioni, che sul tema dell’immigrazione esistono grandissimi pregiudizi che ci vengono instillati assieme all’odio e alla rabbia verso persone viste quasi sempre come un pericolo, un attentato alla nostra sicurezza, un rischio per il nostro benessere. Perché dunque, in classe, non immaginare un’attività, magari interdisciplinare, con il docente di matematica e quello di italiano che collaborano, in cui si parta dalle sei domande presenti nell’articolo?

Sono sei domande chiave sul tema dell’immigrazione:

  1. L’Europa rischia l’invasione?

  2. I migranti minacciano lo stato sociale dei paesi europei?

  3. I migranti fanno aumentare la disoccupazione?

  4. Gli immigrati in Italia pagano le tasse?

  5. I paesi con più profughi sono in Europa?

  6. L’Europa ha bisogno dei migranti

Partire da qui e lasciare che gli studenti (sto immaginando un triennio della scuola secondaria di secondo grado) facciano venire fuori i loro pensieri. Magari intervallare la discussione con qualche lettura, stralci di articoli o di libri che raccontano l’immigrazione. Magari immaginare un sondaggio su queste domande, fatto proprio dagli studenti, che coinvolga il resto della scuola o le famiglie. E poi, solo dopo, dare ai ragazzi i dati forniti dall’articolo e le fonti da cui quei dati provengono. Spetterebbe loro il compito di andare a verificare (con la guida dell’insegnante) l’affidabilità delle fonti (questo per abituarli a non prendere per oro colato tutto quanto gli viene detto) e di ricavare da quei dati i grafici. Si potrebbe pensare di fare lavorare i ragazzi in gruppi e magari affidare a ogni gruppo due domande e l’elaborazione dei relativi diagrammi. Perché i numeri parlano, ma un istogramma può farlo ancora di più! E poi ogni gruppo potrebbe raccontare a turno, al resto della classe, quello che ha scoperto. E ci si potrebbe confrontare con la discussione iniziale e con l’eventuale sondaggio. E forse, dico forse, qualche pregiudizio potrebbe essere minato. Si potrebbe pensare di contribuire (o almeno provarci) a fare crescere qualcuno dei nostri studenti un po’ più libero mentalmente e scevro da idee preconcette, foriere di razzismo e di intolleranza.

Non è questo che la scuola , la “buona scuola”, quella vera e non quella di Renzi, dovrebbe cercare di fare? Formare individui capaci di non fermarsi alla superficie, ma di andare a fondo delle questioni e di non accettare pensieri preconfezionati, ma di pretendere di avere pensieri propri, basati, per quanto possibile, sulla conoscenza reale dei fatti? E poi, così, si potrebbe, intrinsecamente, dare ai nostri studenti una delle possibili risposte alla domanda che ogni insegnante di matematica si è sentito fare: a che cosa serve la matematica? Ecco, per esempio, a fare chiarezza.

Credits

Immagine a lato: Salvagenti e giubbotti di salvataggio usati dai migranti, ammassati sulla spiaggia di Lesbo, il 7 settembre 2015. (Petros Giannakouris, Ap/Ansa) da "Internazionale", articolo citato.

insegnare raccoglie il prezioso suggerimento  di Paola Lattaro e invita insegnanti di ogni ordine di scuola a inviarci proposte, attività, esempi di impiego didattico dell'articolo di Internazionale e in particolare dei dati e delle informazioni che rispondono davvero a quelle domande.  Anche questa, o forse proprio questa, sarebbe la "matematica per il cittadino". 
Scrivete a redazioneinsegnare2010@gmail.com  Oggetto: la matematica per fare chiarezza (n.d.r.).

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