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07/06/2016

La storia dei marziani che salvarono l'Italia - Parte I

di Giuseppe Bagni

In un anno non precisato del XXI secolo pare certo che l'Italia fu invasa dai marziani. Si ritiene che fosse una popolazione di alieni molto evoluta che studiava da secoli la Terra da loro ribattezzata il Pianeta della Bellezza, merito in parte del rigoglio della sua natura ma soprattutto dello splendore delle opere prodotte dall'umano ingegno. Una bellezza che si era concentrata in particolare nella penisola italica.
Ai marziani l'Italia premeva perché la consideravano custode di un patrimonio di cultura e bellezza che ritenevano un bene universale, appartenente a tutta la costellazione.

Studiando l'Italia da molti anni avevano una conoscenza approfondita della sua storia, che giudicavano il risultato di contaminazioni costanti, frutto di una vulnerabilità territoriale che la popolazione era sempre riuscita a volgere al positivo, come fonte di innovazione culturale e artistica.
Dalla fine del Novecento e per tutto il primo ventennio del XXI secolo questa capacità si era andata gradualmente affievolendo lasciando crescere un sentimento di paura che spingeva alla chiusura e al ripiegamento. Di fatto gli italiani in meno di cinquant'anni avevano smesso di farsi raccontare dal cinema crudo e impietoso dei Monicelli e dei Risi per autoassolversi in quello compiaciuto degli Zalone e dei Virzì.

I marziani seguivano le vicende italiane con attenzione e preoccupazione perché la consideravano custode di un patrimonio di cultura e bellezza che apparteneva a tutta la costellazione, ma fu tutto sommato una fatto marginale che li spinse all'intervento: la notizia della defiscalizzazione del gioco d'azzardo col primato di una slot machine ogni 143 italiani (a fronte di un medico ogni 190) li convinse che la decadenza del Paese fosse giunta alle soglie della irreversibilità e che quel patrimonio fosse ormai a rischio; pare che dal giorno successivo i marziani cominciarono a preparare l'invasione.

Non fu difficile per essi assumere un aspetto umano, ben più complesso doveva essere stato passare inosservati a causa della loro grande conoscenza della storia italiana: un elemento che smascherava la loro "marzianità"  in un Paese nel quale le esperienze accumulate negli anni erano rigettate in blocco come una zavorra che frenava l'innovazione.
Allora cominciarono a guardare la televisione, a parlare con frasi fatte, ad interrompere i loro interlocutori per spezzarne i ragionamenti, soprattutto spararono a zero sulla politica, com'era ormai da tempo consuetudine  di opposte fazioni, e così facendo divennero i politici più amati.
Fu la fortuna del Paese: ostentando la propria incompetenza in ogni campo e in ogni momento possibile, conquistarono la fiducia del Paese e scalzarono l'incompetenza vera dal potere.

Non si conosce con certezza il complesso delle azioni politiche a loro ascrivibili, ma ciò che risulta ormai certo è che il grande riscatto vissuto dal Paese nei decenni successivi ebbe origine dal cambiamento che impressero alla scuola.

Il loro intervento si concretizzò in sole tre mosse, poco appariscenti e a basso costo, per evitare sobbalzi nell'opinione pubblica.
In effetti il problema dei marziani era anche quello di cambiare il Paese, ma quasi a sua insaputa, tanto esso si era assuefatto a leggi pubblicizzate, prima di essere promulgate, con nomi in inglese oppure accompagnate da aggettivi gradevoli come prodotti da supermercato, così da aver sviluppato una tremenda forza di inerzia rispetto a cambiamenti sostanziali.

La prima mossa fu quella di eliminare le bocciature nella scuola dell'obbligo. Non le proibirono, intendiamoci, ma pretesero che fossero argomentate in modo talmente circostanziato che divennero episodi residuali, statisticamente insignificanti.

La seconda fu applicare un criterio di merito tra le scuole che era già presente in Europa ma del tutto ignorato in Italia (a testimonianza della cecità della sua politica scolastica) che prevedeva di premiare le scuole  che portavano alla fine del percorso di studi il maggior numero dei propri studenti con particolare riferimento a quelli cosiddetti svantaggiati.

La terza e ultima mossa, forse la decisiva, fu di garantire forti investimenti alle scuole a patto che fossero utilizzati per rendere ciascun insegnante il motore del cambiamento che avevano ben indicato.

Questo fecero i marziani. Tutto il resto lo fece la scuola.

Ma quello che avvenne poi ve lo racconterò nella prossima puntata..​.

segue ...

Scrive...

Giuseppe Bagni Insegnante di Chimica negli Istituti secondari, già Presidente nazionale del Cidi, già membro eletto del CSPI.