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di Annamaria Palmierila scuola "scomoda"

24/03/2025

Del vero e del falso, ovvero del questionario sulle Indicazioni 2025

Con l'intervento della nostra Presidente Valentina Chinnici il Cidi ha preso posizione nuovamente in modo deciso sulle Nuove Indicazioni della Commissione Valditara e sulla manipolazione  che la cabina di regia  cerca deliberatamente di compiere tramite una nuova consultazione di "facciata" delle realtà  associative e sindacali su un testo che appare già fortemente strutturato e connotato in modo fortemente ideologico e divisivo. A conferma dell' analisi condotta dalla Presidente -  anche senza entrare nel merito degli innumerevoli  strafalcioni e della confusione ingenerata dall'inutile  revisionismo lessicale e concettuale messo in campo dalla Commissione -  si è  aggiunto venerdì un nuovo tassello. Le scuole sono state chiamate dal Ministero, con la nota 11544 del 20 marzo  ad esprimere la propria opinione tramite un questionario che  ad una prima lettura, deve essere   sembrato  a chiunque abbia una minima competenza su  sondaggi o test strutturati a risposta multipla, una fake news ben costruita. Così non è, purtroppo: nonostante la Commissione si avvalga delle competenze di molti docenti di pedagogia sperimentale, esperti che sicuramente gli strumenti valutativi li conoscono e  insegnano,  il questionario pervenuto alle scuole è gravemente   viziato nella forma e nella sostanza  in  modo "manipolatorio": non esiste la possibilità di esprimere un dissenso vero e proprio,  nel merito, se non nella forma del "non risponde";  ciascuna delle altre risposte possibili ai singoli quesiti  si risolve in ogni caso nell'accettazione in toto o in parte delle premesse da cui la Commissione ha deciso di partire.

Come ha osservato acutamente un collega dell'Adi-sd, ottimo insegnante di italiano, alla fine si può rispondere scegliendo fra "è tutto bellissimo", "è straordinario, ma con un po' di impegno potrebbe migliorare ancora" e "ma non è  che l'ha scritto direttamente Dio?"

Si resta esterrefatti, e molto preoccupati:  ci chiediamo cosa ne pensi la (restante) comunità scientifica,  ovvero quella che siede fuori dagli scranni della Commissione  scelta dal Ministero.  La comunità professionale della scuola , dal canto suo, dovrebbe o potrebbe sottrarsi e rimandare al mittente il sondaggio, con il rischio che a nessuno sfugge di trovarsi quel testo nel giro del prossimo mese tradotto in legge senza opposizione.  Si aggiunga che non c'è  modo attraverso la "consultazione"  anche solo di segnalare i diversi svarioni che in molte discipline vedono identiche espressioni (in genere verbo + complemento oggetto) "replicate"  sia  nella voce "obiettivi" e che  in  quella "conoscenze". Sciatteria, forse, come a voler dire   che ciò  che conta alla fin fine  sono i contenuti, il resto è fuffa che nessuno legge con attenzione. È  così? È  in questo modo che potrà  passare  un documento che sembra ripristinare una concezione pedagogica deterministica e anti-egualitaria, per dirla con Baldacci? La confusione delle parole, o per meglio dire il trasformismo delle parole, spesso favorisce lo scoramento del lettore. Ed esser presi per stanchezza, dopo 25 anni di "riforme",  non è un buon modo per motivare alla loro fondamentale missione di Maestri   gli insegnanti  italiani (ops, volevo dire i nostri "curriculum makers")

Parole chiave: indicazioni 2025

Di che cosa parliamo

La scuola, se è vera scuola, scomoda le coscienze e le scuote dall'indifferenza poiché è luogo e pratica di democrazia, di inclusione, di tolleranza, di convivenza solidale.
La scuola, se è vera scuola, è contraria al pensiero unico, al conformismo, alle mode, al quieto vivere perché è luogo e pratica di riflessione critica, di sguardo problematico, di pensiero divergente.
E per questo la scuola è scomoda.
È  scomoda perché pratica e rispetta le diversità e i disagi, ma spesso vi si lascia travolgere e inibire e allora diviene scomoda a se stessa.
E deve essere scomoda anche per tutti coloro che la vorrebbero luogo di competizione, di gara, di apprendistato all'arrivismo e alla prevaricazione.
In tal senso  la rubrica raccoglie e racconta momenti e situazioni di scuola "scomoda", talvolta anche per se stessa e spesso per i territori in cui come Istituzione vive e agisce.

L'autrice

Dirigente scolastica presso un istituto professionale di Torino, attualmente tutor organizzatore di Scienze della formazione primaria all'università di Salerno; è stata per due mandati Assessore all'Istruzione del Comune di Napoli al servizio della scuola della sua città, intesa e praticata come diritto inalienabile e bene comune.


 

maestri copertina

Annamaria Palmieri, Maestri di scuola, maestri di pensiero, Aracne, Ariccia, 2015, pp. 246, 14 euro in volume, 8,4 euro in PDF

Nella storia dell’Italia post-unitaria la scrittura letteraria dei maestri-scrittori ha assunto un’importanza straordinaria, perché proprio la scuola ha dovuto affrontare i problemi fondamentali, e tuttora in parte irrisolti, di formazione dell’unità culturale, umana e linguistica della nazione. L’autrice affronta il nodo interpretativo di questa narrazione compiendo una scelta esemplare: tre ‘maestri’, Pier Paolo Pasolini, Leonardo Sciascia e Lucio Mastronardi, che sono stati scrittori e intellettuali e che hanno vissuto in un’aula scolastica un momento determinante della loro esperienza esistenziale. Per tutti e tre, la scuola fu il luogo di una delusione ma anche della denuncia, humus originario del loro impegno civile, contro la degenerazione del capitalismo e le storture di una società iniqua che vanificava l’utopia democratica ed egualitaria su cui la scuola di massa era nata o stava nascendo: eroi moderni del racconto di un’umile Italia che vive un’ultima stagione di ‘resistenza’ contro la trasformazione in una nazione senz’anima e senza cuore.               

Leggi la recensione su insegnare di Rosanna Angelelli

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