Con l'intervento della nostra Presidente Valentina Chinnici il Cidi ha preso posizione nuovamente in modo deciso sulle Nuove Indicazioni della Commissione Valditara e sulla manipolazione che la cabina di regia cerca deliberatamente di compiere tramite una nuova consultazione di "facciata" delle realtà associative e sindacali su un testo che appare già fortemente strutturato e connotato in modo fortemente ideologico e divisivo. A conferma dell' analisi condotta dalla Presidente - anche senza entrare nel merito degli innumerevoli strafalcioni e della confusione ingenerata dall'inutile revisionismo lessicale e concettuale messo in campo dalla Commissione - si è aggiunto venerdì un nuovo tassello. Le scuole sono state chiamate dal Ministero, con la nota 11544 del 20 marzo ad esprimere la propria opinione tramite un questionario che ad una prima lettura, deve essere sembrato a chiunque abbia una minima competenza su sondaggi o test strutturati a risposta multipla, una fake news ben costruita. Così non è, purtroppo: nonostante la Commissione si avvalga delle competenze di molti docenti di pedagogia sperimentale, esperti che sicuramente gli strumenti valutativi li conoscono e insegnano, il questionario pervenuto alle scuole è gravemente viziato nella forma e nella sostanza in modo "manipolatorio": non esiste la possibilità di esprimere un dissenso vero e proprio, nel merito, se non nella forma del "non risponde"; ciascuna delle altre risposte possibili ai singoli quesiti si risolve in ogni caso nell'accettazione in toto o in parte delle premesse da cui la Commissione ha deciso di partire.
Come ha osservato acutamente un collega dell'Adi-sd, ottimo insegnante di italiano, alla fine si può rispondere scegliendo fra "è tutto bellissimo", "è straordinario, ma con un po' di impegno potrebbe migliorare ancora" e "ma non è che l'ha scritto direttamente Dio?"
Si resta esterrefatti, e molto preoccupati: ci chiediamo cosa ne pensi la (restante) comunità scientifica, ovvero quella che siede fuori dagli scranni della Commissione scelta dal Ministero. La comunità professionale della scuola , dal canto suo, dovrebbe o potrebbe sottrarsi e rimandare al mittente il sondaggio, con il rischio che a nessuno sfugge di trovarsi quel testo nel giro del prossimo mese tradotto in legge senza opposizione. Si aggiunga che non c'è modo attraverso la "consultazione" anche solo di segnalare i diversi svarioni che in molte discipline vedono identiche espressioni (in genere verbo + complemento oggetto) "replicate" sia nella voce "obiettivi" e che in quella "conoscenze". Sciatteria, forse, come a voler dire che ciò che conta alla fin fine sono i contenuti, il resto è fuffa che nessuno legge con attenzione. È così? È in questo modo che potrà passare un documento che sembra ripristinare una concezione pedagogica deterministica e anti-egualitaria, per dirla con Baldacci? La confusione delle parole, o per meglio dire il trasformismo delle parole, spesso favorisce lo scoramento del lettore. Ed esser presi per stanchezza, dopo 25 anni di "riforme", non è un buon modo per motivare alla loro fondamentale missione di Maestri gli insegnanti italiani (ops, volevo dire i nostri "curriculum makers")