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Bisogna andare a votare

Il 2 Giugno è il compleanno della cittadinanza italiana contemporanea, l'atto di nascita di uno Stato che si è progettato democratico, libero, fondato sulla partecipazione attiva e consapevole di tutte e tutti, senza distinzioni. 

Questo atto di nascita coincide con un momento di espressione della volontà popolare universale: quell'assenza di distinzioni ha portato a votare l'89,1% di aventi diritto, con il desiderio di dare alla propria opinione individuale il valore altissimo di espressione politica. 

Tra pochi giorni avrà luogo un'altra consultazione popolare con le stesse caratteristiche di cittadinanza consapevole, e di partecipazione universale. In un momento storico di grande confusione istituzionale, abbiamo assistito ad inviti a non andare a votare da parte di alcune delle più alte cariche dello Stato. 

In quanto insegnanti abbiamo il dovere contrattuale di educare alla cittadinanza consapevole, oltre che il dovere morale di partecipare consapevolmente alla vita civile, qualunque sia la nostra posizione personale. Siamo educatrici ed educatori e non possiamo trascurare l'importanza pedagogica dei nostri comportamenti, indiretta ma non meno signficativa degli esercizi di algebra o dell'analisi della "Venere" botticelliana. L'insegnante è un intellettuale pubblico e la sua autorevolezza non si costruisce ex lege, nè, potremmo dire, ex cathedra, ma stando al mondo con un profilo di partecipazione alla vita culturale e sociale. 

 

Qui di seguito due contributi, due donne di diritto e di scuola, che hanno scritto per difendere il diritto al voto e la necessità di essere cittadini e cittadine credibili, nell'orizzonte della professionalità docente.