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15/11/2016

Sul "Piano di formazione" presentato dal MIUR - parte II

di Caterina Gammaldi

In questa seconda parte dell'intervento di Caterina Gammaldi sulla obbligatorietà della formazione in servizio - vedi la Parte I - avremmo dovuto e voluto entrare più nel merito delle cose enunciate nelle più di 80 pagine del Piano di Formazione del MIUR.
Ma ciò che sta accadendo renderebbe questa operazione quanto mai ambigua e fuorviante. Siamo quindi costretti a muoverci, ancora una volta, sul fronte del dissenso e della denuncia. Alcune scelte dell'Amministrazione sia centrale che perifica rendono infatti quanto mai inopportuna l'indagine di luci e ombre del Piano: rivelano da sé che la speranza riversata sugli aspetti positivi dichiarati è destinata a infrangersi contro la pervicacia di pessime opzioni agite.  Per usare una concettualizzazione e un lessico tanto cari agli esperti di monitoraggio e validazione delle procedure.

Follie d'autunno
Pur non essendo ancora stata emanata la norma che regola la formazione degli insegnanti  secondo quanto stabilito dalla legge 107, si moltiplicano le iniziative dell'amministrazione per confondere le idee dei singoli docenti e delle scuole, compromettendo le loro scelte in materia di ricerca - formazione e sperimentazione.

A proposito della Card
È degli ultimi giorni la nota merceologica del MIUR che fornisce istruzioni su "come e quando spendere i 500 euro per l'aggiornamento" e che sollecita i singoli insegnanti a iscriversi al sito prescelto per le credenziali, ovvero per ottenere il codice SPID che dà accesso alla identità digitale"! Successivamente (30 novembre!) la somma sarà accreditata sulla Card e i docenti potranno spendere i 500 euro presso
 gli esercenti ed enti accreditati a vendere  i beni e i servizi che rientrano nelle categorie legittimate dalla "norma", ovvero i gestori che saranno fra quelli abilitati a ricevere i contributi previsti. Non è chiaro se la cifra sarà materialmente consegnata dal docente all'ente/gestore accreditato che poi recupererà l'importo versato, a scalare dalla Card.
Su questo bonus destinato ai singoli e oggi pilotato (su temi, priorità, finalità) e su come si tratti di una colossale delegittimazione della dimensione collegiale della professionalità docente 
abbiamo già ampiamente detto. Ribadiamo oggi che sempre più allontana da una crescita effettiva della comunità professionale, mescolando legittime istanze culturali (cinema, teatro...) e bisogni professionali, e negandone ogni istanza cooperativa.
E ricordiamo ancora lo squilibrio di investimenti fra la card individuale (
1.161 milioni di euro nel triennio) e l'intero Piano di fromazione (325 milioni),  su cui per altro gravano altri fattori distorcenti.
 

Ambiti territoriali, scuole polo per la formazione, reti di scopo
In gran fretta gli USR, dopo aver suddiviso in ambiti il territorio, hanno assegnato, per il tramite degli uffici scolastici provinciali,  alla scuola referente di ambito la prerogativa di trattare con le istituzioni scolastiche che ricadono nell'ambito stesso,  la scelta della scuola polo per la formazione, presso la quale saranno allocate le risorse e le attività specifiche.
Su invito (?!) degli uffici scolastici provinciali sono stati stipulati accordi (reti di scopo) per garantire le diverse attività sulla base delle finalità e delle priorità indicate nel Piano nazionale. Una situazione che ha determinato una rincorsa alle candidature e una evidente frantumazione dell'offerta formativa. Di fatto si verifica che un Collegio docenti partecipa a tutte le attività formative (5 da una parte, 5 dall'altra), ivi comprese quelle dei PON. Solo residualmente si intravedono attività e risorse per la realizzazione del PTOF e del PdM, senza alcuna attenzione ai bisogni formativi espressi a livello della singola istituzione scolastica. Si pensi a quello che succederà nei prossimi mesi  nei territori in cui le scuole della rete distano più di 100 chilometri, dove una rete viaria dell'800 e il pendolarismo degli insegnanti non consentono scambi di nessun tipo, men che meno professionali. Per non parlare delle scuole terremotate.

USR e soggetti accreditati
Dopo aver chiesto ai soggetti qualificati/enti accreditati la documentazione a norma della direttiva 170, si chiede loro di produrre entro il 20 dicembre richiesta di accreditamento per tutti i corsi che si intendono attivare a livello regionale. Che ne è della richiesta di qualifica formulata a livello nazionale? Un meccanismo farraginoso farà  implodere il sistema.  Si compromette definitivamente l'esistenza di strutture territoriali dei soggetti/enti accreditati nazionalmente. Si sceglie il centralismo anche in questo caso? Di fatto si limita la scelta di un soggetto riconosciuto,  vicino alle scuole nel territorio, compromettendo il contributo che in più  anni detti soggetti hanno garantito,  a vantaggio dei contesti educativi.

A chi giova tutto ciò?
Non v'è chi non veda che siamo di fronte a un attacco deliberato all'autonomia delle scuole e alla libertà di insegnamento, alle prerogative del contratto collettivo nazionale di lavoro, secondo la sola legge del mercato che vede in primo piano soggetti/enti, taluni radicati nel tessuto editoriale, altri anche senza storia ma con solerte sfrontatezza, pronti a fagocitare le già incerte sorti dell'autonomia scolastica.
La scuola che ricerca, sperimenta e riflette è altrove, lontano dalla burocrazia che procedure del tipo di quelle descritte consegnano a dirigenti e insegnanti.
Cambiare si potrebbe e si deve,  ma non certo a queste condizioni.