È passata da Ubaldo Nicola a Mario Trombino la direzione di Diogene Magazine, rivista di filosofia per non filosofi (ma non certo vietata alla lettura dei filosofi, né degli insegnanti, di filosofia o d’altro), la quale propone di “leggere la realtà con gli occhi dei filosofi” con il sottinteso retropensiero che tutti gli umani, in quanto pensanti, raziocinanti, argomentanti, possono praticare la filosofia.
Appare quasi incredibile che, nonostante il prevalere del virtuale sul cartaceo, della finanza sul volontariato culturale inutile, della tecnologia sul sapere disinteressato e del sapere strumentale sulla ricerca operata dal pensiero libero, un manipolo di cultori non particolarmente di grido della ragione filosofica riesca ancora a sfornare una rivista bella, anche esteticamente gradevole e leggibile senza il ricorso ad un bagaglio di gerghi esoterici e stravaganti.
Gli articoli, aggregati per nuclei monotematici, sono di dimensione contenuta, accompagnati da pregevoli illustrazioni e talvolta integrati con box di approfondimento su aspetti specifici. Si parte sempre dalla posizione del problema o dei problemi e le tesi sono sempre supportate da argomentazioni, senza che sia precostituita una linea ufficiale non pluralistica.
Vediamone alcuni esempi.
Nel n.31/2013 un nucleo tematico, rappresentato dall’Amore, prende l’abbrivo da un’indicazione metodologico-epistemologica di carattere generale. Partendo dalla considerazione di un campo problematico costituito da più problemi, si può procedere per singoli problemi o considerando l’intero campo. Poiché “i problemi sorgono a grappolo”, pare opportuno comprendere “lo scenario” in cui essi s’inseriscono. Si tratta quindi - per esempio - di “ricostruire il campo problematico che genera il problema della famiglia” attraverso “trame” e “rimandi”, come nell’articolo redazionale "Matrimonio e famiglia" (pp. 8-9). A partire da questa base problematica, includente il riferimento al testo costituzionale, si parla del diritto di famiglia e della sua storia in: Tommaso Montagna, "Quando l’amore è regolato dalle leggi" (pp. 10-14), quindi della fecondazione medicalmente assistita: Silvia Carlesi, "Quando avere figli è un problema" (pp.15-18). Il tema delle differenti opzioni sessuali e della doppia componente di esse - quella personale tutta interiore e quella esteriore con inevitabili aspetti giuridico-istituzionali - trova una trattazione nell’articolo di Mario Trombino, "Quando il diritto d’amare è un diritto negato" (pp.20-25).
Spero di aver reso l’idea circa il modo di procedere della rivista per un nucleo che mi pare di un certo interesse. Altro tema che mi piace ricordare è quello coraggioso relativo alla vita animale. Cartesio aveva sostenuto un radicale dualismo anima/corpo attraverso la distinzione tra res cogitans e res extensa. Egli era solito osservare la morte degli animali nei macelli, begli ambientini che amava frequentare per conoscere il funzionamento della macchina-corpo, in cui per lui consisteva ciascun animale non umano. Ne scapitavano le povere bestie, che – considerate prive d’anima - potevano essere onestamente vivisezionate. Il filosofo e scienziato francese considerava infatti gli animali solo macchine senzienti, non degne di rispetto né portatrici di diritti: soltanto al soggetto pensante si attribuiva una qualche dignità – non al corpo, si badi!
È considerato oggi un problema etico di rilievo tendere alla massima riduzione della sofferenza e del dolore del mondo, valorizzando al massimo la qualità della vita di ogni senziente. E gli animali sono senzienti.
Come coniugare quindi il nostro essere predatori onnivori con il rifiuto dello specismo come prosecuzione coerente del rifiuto del razzismo? Riflessioni di questo tipo sono alla base del dossier Anima/Animali, introdotto da un articolo a firma della Redazione (n.34/2014, pp. 34-35) e costituito poi da un primo articolo di Benedetta Piazzesi sull’allevamento biologico, "L’utopia zootecnica del nostro tempo (pp.36-40) e da un secondo di Stefano Scrima, "I padroni della terra" (pp.41-43), che affronta la questione della subordinazione dell’animale all’uomo, a partire dalla "schiavitù" perpetrata con gli allevamenti intensivi e la vivisezione.
Una questione filosofica più classica, specificamente il problema del male, è affrontata nel n.33/2013 (pp.22-35) con il suggestivo titolo complessivo "Effetto Lucifero". Se Dio esiste ed è buono – potrebbe condensarsi così la sostanza del problema – da dove viene il Male? E se c’è il Male, come può esistere Dio?
Il tema viene affrontato, pur nella sua apparente atemporalità, con modalità ben contemporanee: "Prison study" di Martina Lo Mauro (pp.24-28) riferisce la ricerca sperimentale di Philip Zimbaudo che nel 1971 vide 12 studenti come “cavie volontarie” a cui era attribuito il compito di fare i veri carcerati o i veri secondini. Al quesito se le nostre scelte siano mosse dal nostro “essere interiore” o condizionate dalle “situazioni esterne”, nonostante la convinzione dell’autrice circa l’esistenza del “libero arbitrio”, risulta chiara la pregnanza della seconda risposta, manifestandosi “aggressività e violenza” nei secondini, “ansia e sgomento” nei carcerati, con l’attivazione di un meccanismo di “smarrimento dell’identità” o “de-individuazione” e di “banalizzazione del male”(Arendt). Si spiegherebbe così perché “nella prigione irachena di Abu Graib, giovani soldati americani consumarono le peggiori violenze sui detenuti”. In "Auschwitz" di Alessandro Roani (pp.28-32), la questione si affronta dal punto di vista degli Ebrei dopo la Shoà, prendendo spunto dal pensiero di Hans Jonas e con riferimento all’idea biblica del Dio creatore. "Elogio dell’amore" di Stefano Scrima (pp.33-35) argomenta infine a favore della tesi della “preferibilità dell’altro”, basata sul fatto che l’uomo è “animale politico” (Aristotele).
In questa mia breve rassegna di articoli inevitabilmente arbitraria nella scelta, ma spero significativa e correttamente esemplificativa, mi sembra opportuno concludere la “segnalazione” citando alcune pagine d’interesse specificamente didattico: "Leggere Spinoza", a cura di Francesco Di Palo (n.31/2013, pp.92-94) riporta testi di studentesse e studenti svolti in classe come prova scritta soggetta a valutazione, in un contesto in cui è possibile “fare insieme filosofia” raccogliendo la manifestazione di “frammenti d’interiorità”.
In conclusione, “Diogene Magazine” non è in alcun modo una rivista scolastica, né una rivista per la scuola, ma uno strumento che la scuola può utilmente impiegare per svolgere attività non caratterizzate ad una scolasticità esecutiva deteriore, ma per implementare concretamente in ambito scolastico uno studio ed una pratica filosofica di elevato valore didattico e conoscitivo.