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una recensioneoltre la lavagna

04/01/2019

S. Salacone, "La scuola può tutto"

di Rosanna Angelelli

La scuola può tutto? Può davvero tutto in assoluto? Chi esamina questo libro trova un po' “eccessivo” il suo titolo, categorico nell’assegnare un potere assoluto alla scuola, una istituzione che oggi, a parlarne bene, è al centro di voci critiche sulla sua identità, sulle risorse, sugli obiettivi e funzioni. Ma soprattutto ciascuno diventa un saputo esperto.

La struttura antologica del libro è costituita da vari scritti di pedagogia e di politica scolastica, da riflessioni e puntualizzazioni di carattere sociale e sindacale proprie del saggio tecnico-politico, cui però si affiancano appunti di vita scolastica apertamente soggettivi, compresi alcuni testi poetici, a testimonianza della vivacità dell’autrice: una donna volitiva, acuta, arguta, ma anche passionalmente attenta alle relazioni personali e alla complessità della sua professione, insomma, una donna, un’insegnante e una dirigente scolastica davvero “speciale”.

Questa miscellanea di testi è stata amorevolmente raccolta da sua figlia e da due sue carissime amiche a un anno dalla sua morte:  alcuni testi furono già pubblicati in vita, e sono quelli più oggettivi, commentati con molta cura da amici insegnanti, esperti di scuola e di politica scolastica, compagni di partito (SEL) e sindacalisti (CGIL), politici-insegnanti, tra cui Alba Sasso: tutti di area di sinistra, tutti “devoti” alla scuola della Costituzione.
Le scritture più estemporanee, invece, sono state estratte dall’archivio del suo computer, sebbene anche loro siano legate  alla vita svolta a scuola e per la scuola, o meglio per l’Italia. Perché Simonetta, nella serietà delle sue profonde convinzioni civili, metteva in primo piano la relazione tra tutti i soggetti che animano l’ambiente scolastico, considerato e propugnato come il paradigma di quel paese “possibile” a cui lei credeva con tutte le sue forze: democratico, giusto, onesto, accogliente.

“Come l’acqua mantiene memoria…”  è il titolo di una bellissima poesia scritta il 20 giugno 2011 (sottotitolo: “omeopatia di una comunità”) dove Simonetta ritrae con passione e finezza il “mistero” della scuola, il “segreto” di quel lavoro da lei definito altrove (“Per me”, giugno 2010) “ una ‘deliziosa’ malattia”:

[…]

- Ci siamo un po’ tutti/  con dentro/ un’imponderabile/ma essenziale/resistenza di un “tu” dentro un “io”,/di un “loro” con un “noi”./

- Di umani e di oggetti, /di odori e sostanze, Di polvere di gessi/ed effluvi di minestre./Di canzoni e letture compitate/di richiami imperiosi e inviti cantati. Di campanelle gorgheggianti/E sciacquoni gracchianti.

- Anche dove si è persa coscienza/o ricordo/O se ne vuole cancellare/e presenza e ricordo,

- È la fisica dei “quanti”, sorelle e fratelli/ingovernabile e imponderabile!/Ci avvolge nonostante/misteriosa/e rassicurante/coinvolgente/e frenante/inebriante/e nascosta.

- Così noi restiamo,/io credo per sempre/E anche qui dentro/volenti o nolenti/sapranno per sempre di noi.

- E non da registri ed archivi/(miserie contabili/di scartoffie ministeriali)/Ma da questi segnali/di passaggi più rapidi/o più persistenti,/ma sempre/voluttuosamente/avvolgenti/e reali.

Simonetta Salacone, proprio perché ha strettamente unito il ruolo istruttivo/educativo dell’insegnante con quello organizzativo/amministrativo del dirigente scolastico, si è impegnata totalmente nella scuola, nella “sua” scuola, da conoscerne “tutto”: odori, sapori, suoni, in cordiale sinestesia  con i “corpi” degli allievi e dei colleghi.
L’impegno civile concreto e testardamente perseguito la faceva irrompere con baldanza e con foga di idee dappertutto: nelle assemblee sindacali, nelle sonnacchiose stanze ministeriali, nei convegni sulla “sua” amatissima scuola.

Ma qual era la “sua” scuola?  “Sentiamola” descritta da lei:

“La scuola da me diretta, la Iqbal Masih *, è stata la capofila di una Rete di scuole dei Municipi VI e VII (Roma est) che ha adottato protocolli comuni per l’accoglienza e ha realizzato in tempi in cui di integrazione si cominciava solo a parlare e in cui il fenomeno non era esploso nell’attuale , percorsi sperimentali dal titolo “ Con gli occhi degli altri”, “Il cinema dell’altro mondo”, “VI Municipio, un quartiere del Mondo””.

Dunque la sua scuola era una delle prime di Roma che ha vissuto l’esperienza dell’accoglienza/ compresenza in classe di bambini figli di migranti, di bambini rom, bambini… italiani (?) -sono imbarazzata sui termini: il rispetto per tutti i bambini e per Simonetta mi rende riluttante a vuote specificazioni dal sapore nazionalistico-.  L’obiettivo “ambizioso” era di realizzare  un progetto educativo comune insieme con altre scuole di zona. E la zona era ovviamente un quartiere di borgata.

Oggi questa accoglienza è diventata ancora più problematica per una indubbia caduta degli orizzonti democratici di noi cittadini e dei nostri rappresentanti politici: non si crede più (o vi si crede solo a parole) nella tutela dei minori, chiunque essi siano, e del loro diritto allo studio. E inoltre: quell’alleanza tra territorio e istituzioni che Simonetta perseguiva con un impegno quasi di fede oggi è valutata con scetticismo o con semplificazione paternalistica, anche da parte di chi nel passato si è impegnato nell’obiettivo, accumulando peraltro non poche frustrazioni e soprattutto facendo parecchi errori…

Scorrendo l’indice del libro, si può dire che nella parte più oggettiva esso sia costruito su una serie di nobili (o ignobili?) sconfitte non solo per la sinistra ma anche per la parte più civile e democratica del nostro paese. Pensiamo alle battaglie che sono state fatte anche per gli alunni svantaggiati e per il loro sostegno, per evitare una scuola “differenziale”.
A p. 135 del libro leggiamo uno scritto del 2011 di Simonetta dal titolo “Parliamo di disabili”: un articolo asciutto, limpido, propositivo di strategie concrete e che ci fa capire quante conoscenze e competenze siano state buttate alle ortiche da una politica scolastica irrispettosa dei diritti e ignorante di pedagogia. Eppure, come Simonetta precisa con foga (p. 203 “Non permetto a un politico moralmente inadeguato di offendere la scuola pubblica”), quando si deve parlare di scuola, “quegli” insegnanti preparati e motivati, “quei” dirigenti capaci e responsabili ben difficilmente sono stati o vengono richiesti dai mass media per esprimere e diffondere le loro riflessioni sulla scuola in modo competente e sulla base delle loro consapevolezze professionali.

Simonetta ci sorride dal risvolto di copertina, a testimoniare la sua energia, il suo bisogno di condivisione, di relazione con il Mondo dentro e fuori la scuola. Penso con affetto che a lei almeno sia stata risparmiata l’attuale deriva: ne avrebbe sofferto moltissimo.



* Ikbal Masil  era il bambino pakistano che si era impegnato a lottare contro il lavoro minorile, in particolare nella lavorazione dei tappeti e a favore dell’istruzione dei bambini. Fu barbaramente ucciso a soli 12 anni in circostanze misteriose, forse per rappresaglia nei confronti del suo impegno civile.

Oggi, l'istituto comprensivo che include la Ikbal Masil e altri plessi scolastici è intitolato a Simonetta Salacone: finalmente una scuola pubblica si riconosce nella fatica e nell'esempio di chi ha vissuto e combattuto ogni giorno per renderla migliore e degna del suo mandato.

Simonetta Salacone, La scuola può tutto,
Raccolta di scritti a cura di Elena Pautasso, Nadia Ferretti, Mara Maurri,
Agra editrice, Roma, 2018.

Euro 12,00

http://www.agraeditrice.it/negozio/la-scuola-puo/ 

Scrive...

Rosanna Angelelli Di formazione classica, già insegnante di materie letterarie nei licei, è stata per anni redattrice di "insegnare".