Ormai il "caso" più eclatante e grave che dobbiamo fronteggiare è il degrado dell'atmosfera civile, culturale e politica in cui il paese sta precipitando.
A fronte di episodi diversi e variamente drammatici, si sono moltiplicati, in queste ultime settimane, gli appelli a non tacere, a intervenire nel confronto culturale e politico in difesa degli ideali e delle pratiche della convivenza civile e democratica.
Riteniamo che anche la scuola non possa e non debba tacere.
Invitiamo i colleghi a intervenire, a esprimere le loro valutazioni e le loro proposte orientate alla necessità di salvaguardare e diffondere i principi educativi costituzionali e la cultura democratica nella scuola pubblica.
Probabilmente è venuto il tempo di riaprire il confronto sui complessi rapporti fra cultura -educazione - etica e politica: si tratta di un tema complesso, a tratti scivoloso, cui però non possiamo più sottrarci. Il paese sta pagando un deficit grave su ciascuno di questi versanti e sarebbe assai irresponsabile far finta di nulla, nella speranza che le cose si risolvano da sé.
In questo work in progress, proponiamo alla lettura e alla riflessione alcuni interventi di varia natura, dai meno ai più recenti.
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04.09 | Il 3 settembre a Roma, presso il Centro Servizi Volontariato della Regione Lazio si è riunito per un primo incontro il Tavolo Interassociativo "Bambini, migranti, umanità", a cui hanno già aderito oltre 30 associazioni, tra cui il Cidi e "insegnare". Gli aderenti "intendono formulare proposte e organizzare iniziative ricolte al mondoi della scuola, della ricerca, della formazione e più in generale della società civile" per fronteggiare la crescita di discriminazioni, violenza verbale, rifiuto dell'accoglienza. E' prevista la pubblicazione di un documento di intenti Una sintesi delle intenzioni programmatiche del tavolo è esposto nella lettera aperta di Franco Lorenzoni, Cari insegnanti, ripensiamo il nostro ruolo per costruire il dialogo, pubblicata su "la Repubblica". |
03.09 |
In questi giorni sia sulle pagine fb che nei messaggi whatsapp, hanno un buon successo alcune riflessioni che provengono da insegnanti. Caro Ministro dell’Interno Matteo Salvini ,
ho letto in un tweet da Lei pubblicato questa frase: “Per fortuna che gli insegnanti che fanno politica in classe sono sempre meno, avanti futuro!”.
Bene, allora, visto che fra pochi giorni ricominceranno le scuole, e visto che sono un insegnante, Le vorrei dedicare poche semplici parole, sperando abbia il tempo e la voglia di leggerle. Partendo da quelle più importanti: io faccio e farò sempre politica in classe. Il punto è che la politica che faccio e che farò non è quella delle tifoserie, dello schierarsi da una qualche parte e cercare di portare i ragazzi a pensarla come te a tutti i costi. Non è così che funziona la vera politica.
La politica che faccio e che farò è quella nella sua accezione più alta: come vivere bene in comunità, come diventare buoni cittadini, come costruire insieme una polis forte, bella, sicura, luminosa e illuminata. Ha tutto un altro sapore, detta così, vero?
Ecco perché uscire in giardino e leggere i versi di Giorgio Caproni, di Emily Dickinson, di David Maria Turoldo è fare politica. Spiegare al ragazzo che non deve urlare più forte e parlare sopra gli altri per farsi sentire è fare politica. Parlare di stelle cucite sui vestiti, di foibe, di gulag e di tutti gli orrori commessi nel passato perché i nostri ragazzi abbiano sempre gli occhi bene aperti sul presente è fare politica.
Fotocopiare (spesso a spese nostre) le foto di Giovanni Falcone, di Malala Yousafzai, di Stephen Hawking, di Rocco Chinnici e dell’orologio della stazione di Bologna fermo alle 10.25 e poi appiccicarle ai muri delle nostre classi è fare politica.
Buttare via un intero pomeriggio di lezione preparata perché in prima pagina sul giornale c’è l’ennesimo femminicidio, sedersi in cerchio insieme ai ragazzi a cercare di capire com’è che in questo Paese le donne muoiono così spesso per la violenza dei loro compagni e mariti, anche quello, soprattutto quello, è fare politica.1
Insegnare a parlare correttamente e con un lessico ricco e preciso, affinché i pensieri dei ragazzi possano farsi più chiari e perché un domani non siano succubi di chi con le parole li vuole fregare, è fare politica. Accidenti se lo è.
Sì, perché fare politica non vuol dire spingere i ragazzi a pensarla come te: vuol dire spingerli a pensare. Punto. È così che si costruisce una città migliore: tirando su cittadini che sanno scegliere con la propria testa. Non farlo più non significa “avanti futuro”, ma ritorno al passato. E il senso più profondo, sia della parola scuola che della parola politica, è quello di preparare, insieme, un futuro migliore. E in questo senso, soprattutto in questo senso, io faccio e farò sempre politica in classe.
Enrico Galiano
Dal blog dell'autore su www.illibraio.it
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INTELLETTUALI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI
(Risposta all'appello di Cacciari )
Non ho vissuto l'età dei totalitarismi, l'età della morte del pensiero critico ma oggi più che mai posso considerare quanto sia pericoloso il sonno della ragione. Nell'età del ritorno dei Malvolio di montaliana memoria un semplice prendere le distanze non può bastare, non è piu possibile una "fuga immobile" anzi può rappresentare una scelta immorale, un disimpegno colpevole.Oggi non è più tempo di tacere, è tempo di prendere una posizione perché ogni esitazione potrebbe mettere a rischio le grandi conquiste
culturali del secondo dopoguerra. La cooperazione internazionale, la democrazia, l'integrazione, la tolleranza non possono essere valori negoziabili.
Quello che maggiormente preoccupa non è il ristretto e circoscritto disegno politico di Salvini ma la constatazione dei consensi numerosi che colleziona, non è di Di Maio, che mi preoccupo e del suo serbatoio di voti "protestanti" ma la constatazione che la protesta sinistroide abbia consegnato il paese ad una destra becera e livida e che una larga fetta anche di intellettuali non si sia resa ancora conto che si è prostituita alla peggiore delle destre , non a quella progressista e europeista ma alla destra razzista e violenta di Salvini.Ad una destra incapace di cogliere i segni del tempo, incapace di progettare un mondo di uomini in grado di vivere insieme pacificamente nella consapevolezza che ogni vero progresso raggiunge la sua pienezza col contributo di molti e con l 'inclusione di tutti ,seguendo l'insegnamento terenziano alla base della nostra cultura occidentale :"Homo sum humani nihil a me alienum puto".
Appartengo al mondo della formazione, sto, pertanto, in trincea a contatto con una generazione vivace, intelligente, elettronica e "veloce" che "vivendo in burrasca" rischia di precipitare nel baratro dell'indifferenza o, nel peggiore delle ipotesi ,dell'intolleranza, dell 'aggressività pericolosa e ignorante.
Questi stessi giovani ,invece, meritano di essere salvati, meritano una cultura in grado di coniugare pathos e logos,una cultura che percepisca l 'uomo come fine e non come mezzo, che consideri l '"altro da sè "una risorsa importante giammai una minaccia .
Nell'età delle interconnessioni non c 'è niente di più assurdamente anacronistico dei muri e dei silenzi colpevoli. È solo nelle DIVERSITÀ che si può cogliere il vero senso della BELLEZZA e l'essenza di un impegno costruttivo che non è mai discriminante ma sempre inclusivo, totalizzante e interdipendente.
Non è neanche questione di destra o di sinistra , di rosso o nero ma il problema è , soprattutto ,di carattere culturale.La vera emergenza è quella di costruire un argine contro ogni forma di populismo, contro la xenofobia, contro i nuovi razzismi in nome di una società civile che riparta dall'UOMO, non prima dall 'uomo Italiano , nè come in passato ,prima dall'uomo della Padania ma dall'UOMO in quanto umanità È necessario che in ogni campo sia politico che economico, culturale e sociale non si perda mai di vista l'uomo , la sua dignità, il suo inestimabile valore e ,al di là di ogni faglia e filo spinato ,lo si consideri il fine ultimo di ogni progetto.
INTELLETTUALI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI, c 'è molto da fare, a partire dalla formazione scolastica . Se uniti si costituirà una forza inarrestabile, la forza della cultura, la sola che possa costituire un argine autentico contro la deriva pericolosa del populismo e della miseria ,principalmente di quella della mente e dello spirito.
Antonella Botti, docente .(ricevuto via whatsapp da Lina Grossi)
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“Ce l'avete messa tutta, quest'estate. Avete seminato odio e raccolto tempesta. Cos'è, volete rendere difficile il nostro lavoro? Ma il nostro lavoro è sempre difficile. E di bulli ne abbiamo già visti. Certo, ora la situazione è più complicata, ve ne rendo il merito. Noi passiamo nove mesi, il tempo di mettere al mondo un essere umano, a mostrare come si sta tutti insieme, a biasimare chi insulta, a reprimere chi discrimina, a punire chi esagera e poi arrivate voi e voilà, si può tutto. Vi do una notizia sconvolgente: a scuola non si può. Perchè ci sarà sempre uno di noi a dire che non si fa, a spiegare perchè non si può e non si deve, a fornire un'alternativa, a proporre un altro punto di vista. E sì, certo, potete mandarci affanculo, ma non tutti e non tutti insieme.
Mentre voi provate a calpestare i diritti delle persone, noi spieghiamo la costituzione.
Mentre voi giocate a chi urla più forte, noi chiediamo il silenzio e leggiamo poesie.
Mentre vi divertite a preparare un futuro preoccupante, noi raccontiamo il passato perchè è l'unica cosa che ci permette di capire il presente.
Spieghiamo e discutiamo, buttiamo nel cestino la lezione preparata per parlare della notizia del giorno che accende gli studenti come gli ultrà di una tifoseria, perchè è l'unico modo in cui pensano si debba discutere, finchè qualcuno non mostra loro un'opzione diversa.
Siamo il corpo speciale più addestrato e più temibile, siamo l'esercito di Silente, siamo la cavalleria che arriva suonando la tromba, siamo i buoni ma facciamo un lavoro sporco, anche se qualcuno lo deve pur fare e poi a noi piace.
Insegniamo a pensare.
Paura, eh?
Siamo il corpo docente e stiamo tornando.
E' finita la pacchia.
(Dalla pagina fb "Portami Il Diario")
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02.09 |
Aggiornamento della Nota del 29.08 e si è svolta una iniziativa pubblica del Sindaco Orlando, presentata così: |
31.08 | Ermanno Morello, La scuola al tempo delle frammentazioni, "insegnare", 31 agosto 2018. Un interessante contributo per sollecitare il confronto... |
30.08 |
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Marina Boscaino, La scuola riscopra il suo ruolo istituzionale, da "La pagina dei blog di MicroMega", 30 agosto 2018. | |
29.08 |
Maurizio Muraglia, qualche tempo fa scrisse a "insegnare" una lettera aperta che sollecitava la scuola e il Cidi a prendere posizione in un momento di crisi della tenuta democratica dentro e fuori la scuola. Si tratta di un tema assai delicato e complesso, che merita certamente di essere approfondito. |
Gianna Di Caro, Scuola e globalizzazione: diritto e appartenenza, testo del 2002. Scarica qui il testo integrale, a suo tempo pubblicato dal sito del Cidi Torino. "Un'educazione alla cittadinanza dunque intesa in modo attivo, non come puro adeguamento all'esistente, dove gli stessi diritti fondamentali sono un catalogo aperto, suscettibile di arricchimento da parte di ogni generazione che fa valere nuovi bisogni sociali, secondo una visione progressiva e storica dell'emancipazione umana. Nel difficile equilibrio tra diritti individuali e appartenenza Condorcet puntava sui diritti come elemento dinamico del progresso, secondo una visione senza dubbio ottimistica della storia. |
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26.08 |
Dal sito nazionale del Cidi, riproponiamo l'intervento di Emma Colonna, dal titolo "Perché la scuola non può stare a guardare". Non si può fare finta di niente. La scuola è e deve essere un luogo di libertà, il posto in cui ci si sente liberi di essere se stessi e dove si impara ad ascoltare e a ragionare, a interloquire tra pari, a interpretare la realtà. A scuola si impara a rispettare gli altri, e che siamo tutti uguali. |
24.08 |
Il post pubblicato sulla pagina fb di insegnare dopo il crollo del ponte Morandi di Genova. Nel giorno del dolore e del compianto, tutti ci dobbiamo interrogare sulle nostre responsabilità individuali e collettive per le condizioni in cui vive, e talvolta muore, il Paese. Troppo facile e ipocrita pensare e illudersi che la responsabilità e la colpa stiano sempre da un’altra parte. |
24.08 |
La lettera inviata da Giancarlo Cavinato e Giuseppe Bagni in risposta all'invito rivolto dal Senato a MCE e CIDI Il M.C.E. (Movimento di cooperazione educativa) e il C.I.D.I. (Centro di Iniziativa democratica degli insegnanti) ringraziano per l’invito al convegno del 19 luglio sul “Programma di educazione alla consapevolezza globale di sé e degli altri, per la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, con particolare attenzione ai giovani disagiati e a rischio”. Come associazioni operiamo per una scuola cooperativa, laica, democratica, inclusiva: una scuola che garantisca benessere a TUTTI gli esseri umani. Da sempre siamo impegnati nella costruzione di contesti cooperativi e per la sensibilità e cura di sé, degli altri, del mondo introducendo tecniche e strumenti per la valorizzazione delle differenze, la condivisione di un’etica pubblica, l’assunzione di responsabilità verso l’ambiente e verso il pianeta. Concordiamo sulla necessità di un'educazione che rispecchi tali finalità alla luce del paradigma della complessità. Non possiamo però non rilevare la contraddizione fra tale proposta di riflessione e alcuni episodi cui assistiamo in questo periodo e che vanno in senso nettamente opposto.
Chiediamo agli organizzatori del convegno, senz’altro mossi da intenti condivisibili, come si compongono tali finalità (‘il benessere dell’intero sistema scuola’) con decisioni e proposte discriminatorie nei confronti dei minori più fragili e indifesi, in contrasto con l'art. 3 della Costituzione; e di farsi portavoci, presso le opportune sedi istituzionali, dello sdegno e della protesta del mondo dell’associazionismo professionale, della cultura, della ricerca. Come associazioni offriamo la nostra disponibilità al confronto e alla collaborazione nella direzione di operare per l’accoglienza, la protezione e la qualità delle proposte formative per tutti i soggetti. Giancarlo Cavinato (segretario nazionale M.C.E.) |