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una recensioneoltre la lavagna

17/02/2024

“Crescere senza voti” di Vincenzo Arte

di M. Gloria Calì

“Sette e mezzo”; “cinque meno”; “nove”… e poi, le pagelle. Valutare, nella scuola secondaria, è questo? Numeri? Che cosa significano? “Eccellenze” o “lacune”; “ciò che manca” o “bravura”. Praticamente, nulla.

Il voto è un numero, e un numero serve per misurare, con l’implicito l’assurdo concettuale che un sapere disciplinare di un alunna/o possa essere quantificato. E per questo alunno/a? Che cosa significa “essere valutato”? Se il docente usa il verbo in forma attiva, nella vita scolastica ordinaria, il destinatario di questi numeri è passivo.

La valutazione, così interpretata, è una delle maggiori zone grigie nella scuola italiana, poiché nella stragrande parte dei docenti manca non solo una formazione adeguata, ma, soprattutto, una consapevolezza culturale sulla profonda incoerenza del sistema valutativo numerico con un impianto epistemologico e pedagogico delle discipline interpretate come chiavi di conoscenza e partecipazione attiva alla vita sociale. Con una venefica ritorsione contro il sapere stesso, il significato trasformativo ed emancipante delle discipline scolastiche è profondamente debilitato dalla valutazione misurativa.

Vincenzo Arte, nel suo libro pieno di rispetto per la scuola, affronta il tema della valutazione dal punto di vista di chi, da insegnante, ha visto alunne e alunni sopraffatti da quella passività di cui dicevamo, sofferenti per un sistema scolastico che non lascia loro spazio di movimento dentro le conoscenze, in un’alleanza disastrosa con una società, anche familiare, che li opprime ciecamente.

Con l’inquietudine di chi non si rassegna al “sistema”, se il sistema penalizza proprio coloro che dovrebbe curare, l’autore parte dal problema “voto” per costruire, con pazienza e perseveranza, un mondo didattico “altro”, in cui c’è il sapere costruito con attenzione, l’espressione libera e il libero errore, la ricerca comune di consapevolezza. E’ chiaro, infatti, che il voto sta benissimo nel sistema lineare “docente-centrico” fatto di 1.spiegazione 2.esercitazione 3.verifica e valutazione; se si vuole mettere realmente l’alunno al centro, invece, bisogna rompere questa catena, che consente solo spazi di crescita ristretti e poco significativi.
Arte non solo limita l’uso del voto numerico al minimo indispensabile per garantire l’avanzamento da un anno scolastico al successivo, ma sperimenta una didattica diversa, fatta di costruzione condivisa, di relazione, di consapevolezza. Già, perché non usare il voto non significa certo non valutare: non si può avere apprendimento significativo se non si riflette su quanto è stato fatto. Alla misurazione, nella sperimentazione si sostituisce l’autovalutazione, il confronto, l’osservazione e la descrizione, che serve a ricostruire un percorso, e, soprattutto, a progettare la continuazione.

Il progetto didattico raccontato è quello realizzato nel liceo “Morgagni” di Roma; in una prosa semplice e colloquiale, il testo ci fa comprendere la tenace ricerca per costruire la Scuola delle Relazioni e della Responsabilità, ma non nasconde i dubbi, gli ostacoli, le fatiche affrontate per realizzare quest’avventura culturale.

La difficoltà maggiore è stata, almeno all’inizio, coinvolgere altri colleghi, ma, si sa, per formare un consiglio di classe basta una piccola minoranza, e con quella Arte avvia la sperimentazione.

E l’altro grande problema, i genitori? La chiave, anche qui, è il coinvolgimento, la consapevolezza e la condivisione: riunioni periodiche aperte a tutti, per comunicare i processi, i risultati, le difficoltà e la ricerca costante di soluzioni.

Una delle pagine più vere del libro è quella in cui leggiamo del collegio docenti in cui lui espone il progetto e si assume la responsabilità non facile di sostenere il dibattito che ne consegue. Alla fine… “Si parte!”

Dopo i primi cinque anni di lavoro, gli “obiettivi centrati” dal consiglio di classe: “abbiamo liberato i nostri alunni dal timore del giudizio quotidiano incombente da parte degli adulti che si avvicendano in classe […]. Li abbiamo abituati a venire a scuola con il cervello settato sull’apprendimento e non sulla paura del voto; […] ; li abbiamo motivati ad essere concentrati e attivi in un forte impegno mattutino e con leggerezza pomeridiana; li abbiamo resi autonomi e responsabili del proprio apprendimento”.

Crescere senza voti? Sicuramente è scuola vera.

Parole chiave: valutazione, voti

Scrive...

M. Gloria Calì Insegnante di lettere alla media da oltre 20 anni, si occupa di curricolo, discipline, trasversalità, con particolare attenzione alle questioni della didattica del paesaggio. Direttrice di "insegnare".

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