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lettere a insegnareoltre la lavagna

01/04/2014

Uno squarcio nella memoria...

di m.a.

Questa non è una lettera ricevuta in redazione, ma inviata dal Direttore a tre collabotarici della rivista...

Care Isa,  Margherita e… Domiziana,

vi scrivo questa lettera che potrebbe essere privata, ma voglio invece condividere con i nostri lettori, certo di suscitare anche in loro qualche ricordo… e magari qualche riflessione che potrebbero inviarci...

Il cenno che nell’ultimo articolo della tua rubrica, Margherita, hai fatto sulle difficoltà che incontri oggi a far vedere il Galileo della Cavani (1968) ai tuoi allievi di quarta superiore mi ha infatti aperto uno squarcio nella memoria.

Nel 1968 io avevo 17 - più o meno la tua età, Domiziana - e frequentavo la classe quarta per Periti elettronici all’istituto tecnico G. Peano di Torino. Non pensavo ancora, allora, di iscrivermi alla facoltà di Lettere. Lo decisi un anno dopo, grazie all’incontro con uno di quegli insegnanti che cambiano la tua vita, spesso senza volerlo, talvolta portando invece la consapevolezza di quanto si possa contare nelle scelte e nei destini  degli allievi.
Ma, durante quella classe quarta, non lo immaginavo neppure lontanamente. Mi maceravo in un rapporto difficile e irrisolto con l’elettronica, i suoi circuiti, i suoi componenti, i fasti di una tecnologica che muoveva allora i primi passi e che se fosse dipeso da me non sarebbe andata molto lontano…

Ebbene, un giorno di quello stesso anno scolastico, doveva essere aprile o maggio del 1969, entrò in classe una giovane supplente di italiano, che aveva allora una manciata d’anni più di noi, quei pochi che le erano serviti per essersi da poco laureata, e dal centro della pedana ci disse: “Dopodomani andiamo al cinema”.
Noi entravamo in quell’istituto alle otto del mattino e ne uscivamo poco prima delle cinque del pomeriggio.  Per un totale di 36 ore settimanali. L’idea di uscire per “andare al cinema” ci lasciò senza parole.

Non ricordo se quella giovane insegnante ci presentò il film, che cosa ci disse della Cavani e sorrido a leggere che tu, Margherita,  giustamente dici che ora bisognerebbe spiegare ai ragazzi che il film è del 1968. E che cosa sono stati quegli anni.
Inevitabilmente ripenso al fatto che quando andammo a vedere Galileo della Cavani li stavamo vivendo quegli anni e ancora non ce ne eravamo resi conto.
Il nostro “maggio” di periti elettronici in libera uscita fu anche andare a vedere il
Galileo della  Cavani, infrazione di non poche regole e consuetudini di quell’Istituto. E delle nostre vite. Sia detto per inciso non si andava  allora in gita scolastica e quella fu la prima volta in cui uscimmo in visita didattica. La prima volta che la classe faceva qualcosa insieme che non fosse seguire le lezioni. O partecipare al torneo di calcio interno (cosa comunque di non poco conto!). Conoscemmo così il Cinema Centrale d’Essai, un budello lungo e stretto che per anni avrebbe accompagnato il nostro rapporto con il cinema d’autore.

Credo che il film ci colpì certamente, anche se non ricordo che cosa e come ne affrontammo l’analisi e il commento. E forse non lo ricorda neppure quell’allora giovane insegnante che oggi ci parla di film da vedere con gli allievi  nella rubrica Lo specchio di Alice. E che di classi ne ha poi accompagnate molte, dopo quella che penso fu la prima.
E anch’io lo feci, negli anni a venire. E in particolare ricordo l’emozione intensa delle visioni del Molière della Ariane Mnouchkine, di cui, Isa, ci parli indirettamente nel tuo ultimo articolo, con i miei allievi operai e casalinghe delle 150 ore nei primi anni ‘80. Forse anche per questo, l’incrocio di questi titoli ha innescato la fiumana dei ricordi..

Una curiosità: Isa, ha ragione Margherita a ricordare che il film venne vietato ai minori di 18 anni per il suo contenuto fortemente anticlericale. Ebbene, ho fatto un po’ di conti. In quella primavera del 1969, io e alcuni dei miei compagni, non li avevamo ancora compiuti. E quindi fra le infrazioni alle consuetudini di quella “uscita” ci fu anche questa?

In ogni caso, cara Domiziana, come dicevo,  di lì a poco, preso il diploma e anche in virtù della liberalizzazione degli accessi universitari tipico frutto di quegli anni, mi iscrissi a lettere, ma non avevo certamente l’acume interpretativo e la qualità di scrittura della tua recensione.

E allora, se vuoi vedere quel Galileo e respirare l’aria di quegli anni, e magari scrivere che cosa ne può ricavare una diciottenne di oggi ... lo trovi qui:

 

Il Direttore

Rubrica di corrispondenza con la rivista. L'indirizzo mail è redazioneinsegnare2010@gmail.com 

Immagine: un fotogramma del Il postino (1994) con Massimo Troisi