Nell’ambito delle iniziative editoriali legate ai 40 anni delle Dieci Tesi per l’Educazione linguistica democratica, insegnare riproporrà alcuni articoli apparsi sui quotidiani fra il 1974 e il 1975.
Iniziamo con un articolo assai interessante, apparso sull’Unità il 3 aprile 1974, in cui si contesta l’uso del “tema” come forma unica di componimento scritto e si formulano una serie di proposte alternative. Il testo appare oggi come un “classico” del rinnovamento culturale, pedagogico e didattico dell’italiano. L’articolo, che apparve anonimo, come frutto del lavoro collettivo di un Gruppo di studio del Cidi di Roma e alla cui elaborazione non è certamente estraneo il pensiero di Tullio De Mauro e Raffaele Simone, testimonia ampiamente dell’atmosfera e degli orientamenti che portarono di lì a un anno alla formulazione delle “Dieci Tesi”.
Oggi, in tempi di proliferare di proposte (o di assilli) legate alla necessità di individuare “compiti di realtà” funzionali alla verifica e certificazione di competenze complesse, la lettura di questo articolo può suggerire una interessante prospettiva d'indagine e di progettazione educativa. L'energica proposta di sostituire la scrittura artificiosa e decontestualizzata del tema con modalità di scrittura reali e presenti nella comunicazione contemporanea è certamente dovuta all'esigenza di un più efficace rapporto dell’agire educativo con la realtà, ma non risponde alla necessità di imitare situazioni e contesti extrascolastici, bensì di rifondare la pedagogia linguistica in funzione di quello che è l'uso sociale della comunicazione. Non è differenza da poco poiché pone e affronta un problema di ridefinizione epistemologica della disciplina scolastica e non di semplice imitazione di ciò che sta fuori della scuola o, peggio, di adattamento alla realtà esterna.
Piuttosto vale la pena osservare che tale elenco di scritture alternative al tema è un esplicito invito a praticare quella “trasversalità” dei processi di insegnamento/apprendimento della lingua (e del linguaggio) che sono ben lungi dall’essersi radicati nelle pratiche didattiche. (m.a.)
Ci sono giunte numerose richieste dei documenti prodotti dal (Centro di iniziativa democratica degli insegnanti) di Roma. Fra i vari «materiali per la discussione» elaborati dall'organismo degli insegnanti romani, questo, dedicato alle «proposte alternative al tema di italiano» ci è sembrato di notevole interesse per tutti coloro che, eletti nei Consigli a livello di classe e di scuola, portano avanti una linea di rinnovamento e di sperimentazione didattica.
«Va precisato innanzitutto che non esiste alcuna legge o disposizione che faccia obbligo di considerare come unica prova scritta di italiano il tema in classe. È previsto che vengano eseguite dagli allievi delle prove scritte di italiano, in classe, valide per la assegnazione dei voti in italiano scritto: la pratica della limitazione della suddetta prova al solo "tema" deriva probabilmente dal modello costituito dagli esami di stato che da tempo immemorabile si basano per la prova scritta di italiano sul tema, ma non costituisce affatto un obbligo di legge. Se quindi da una parte, almeno fintanto che le prove degli esami di stato saranno basate sul "tema", appare opportuno che gli insegnanti delle superiori non trascurino di preparare gli allievi a questo tipo di prova, è d'altro canto consigliabile la adozione accanto al "tema” di altre, più moderne ed efficaci esercitazioni e prove di italiano scritto, tali da addestrare gli allievi ad un uso scritto della lingua più duttile e meglio motivato del cosiddetto tema.
Da molte parti — e da molto tempo — il tema-incubo (tale finisce per essere per moltissimi allievi il tema in classe) è discusso e criticato, fino a mettere in dubbio, da parte di numerosi colleghi e da pedagogisti e linguisti di valore, perfino che questo tipo di prova scritta abbia una qualsiasi validità: mentre non pochi lo considerano addirittura come un fatto negativo e dannoso ai fini della formazione culturale, della acquisizione di una buona padronanza dell'uso scritto della lingua da parte dei ragazzi.
Anche senza voler arrivare a conclusioni precise sulla negatività del tema, appaiono opportune una riflessione sugli argomenti principali del sostenitori di questa tesi, e la ricerca di altri tipi di prove scritte, da praticare in alternativa.
1) Sembra opportuno osservare, innanzitutto, che la pratica del tema ha come presupposto teorico la esistenza di un astratto "modello" di "bello scrivere" o quanto meno di "scrittura corretta". In realtà invece, e specialmente dentro società ad articolazione complessa quali sono le moderne società industriali, esistono numerosi e diversi "stili", "linguaggi speciali" o "varietà" (letteraria, scientifica, tecnica, burocratica, giuridica, giornalistica ecc. ecc.) del linguaggio, che appare cosi come un fatto "complesso" e non riducibile a un "modello unico" di bello scrivere: ora il "tema" risponde alla logica del "devi dire così" — risponde cioè alla pedagogia linguistica dell'imitazione (che trovava nel "ben parlare" e "scrivere bene" ossia secondo modelli univoci e determinanti il suo obbiettivo e nello svolgimento del tema il suo strumento). Le società di oggi e le scienze del linguaggio suggeriscono la opportunità di un'altra logica, di un'altra pedagogia: la logica e la pedagogia del "puoi dire così o così, e ancora in quest’altro modo, a seconda dei casi e delle occasioni”: e ciascun modo ha il suo proprio raggio di opportunità e utilizzabilità". Si tratta cioè, riteniamo, di aiutare i giovani a rendersi padroni dei "diversi" usi possibili del linguaggio — la pratica esclusiva del " tema" come strumento pedagogico e di verifica, comporta educazione ad un uso retorico della lingua, e cioè diseduca dallo scrivere in modo semplice e chiaro.
2) Il "componimento" è infatti qualcosa di fittizio, che non serve a dire in modo reale cose reali: mai più, finita la scuola, nessuno avrà occasione e motivo di "scrivere un tema". Nello svolgere il tema gli allievi si rendono conto di non comunicare, in quanto non hanno un interlocutore e sentono di svolgere una attività "socialmente inutile" — una pura "esercitazione scolastica" nel senso deteriore dell'espressione: può capitare così che l'insegnante, a sua volta irretito nella vacuità dell'esercitazione retorica che fa svolgere, venga a perdere il senso della diversità tra i vari registri linguistici e finisca per correggere "sempre" casi come "fare i compiti" con "eseguire i compiti" e "passare le vacanze” con "trascorrere il periodo delle vacanze natalizie".
3) Molto spesso stando così le cose gli allievi sono spinti ad essere insinceri (ad esempio nello svolgimento dei "temi confessione" che invitano a parlare della propria famiglia, di persone con le quali si è in contatto, dei propri sentimenti ecc.), a "trascurare la osservazione della realtà facendo lavorare l'immaginazione" (nei cosiddetti "temi di fantasia") di modo che non volendo, si mette in pratica anche da parte del docenti meno intenzionati "una sostanziale educazione alla ipocrisia".
4) Il tema non appare sufficientemente giustificato nemmeno quando viene dato su argomenti politici e sociali o su altri argomenti , che interessano gruppi consistenti di allievi (argomenti sportivi, di intrattenimento musicale ecc. ecc.). In questi casi sì verifica un distacco tra forme e contenuti: si propone intatti di discutere contenuti validi con un mezzo linguistico che non esiste nella vita reale. In questi, e in casi analoghi, appare piuttosto opportuno, per motivare la prova, eliminare il nome stesso di "tema" ed usare i nomi corrispondenti alla realtà linguistica della vita sociale: articolo, saggio, editoriale, lettera al direttore di un giornale: ciò porterà gli allievi a svolgere la prova con la coscienza di compiere o prepararsi a compiere una attività che corrisponde ad un preciso uso sociale del linguaggio, caratterizzato da un certo stile e da finalità e interlocutori ben determinai. Fa in un certo senso eccezione il "tema" in quanto "saggio" (storico, letterario ecc.) che ovviamente si può proporre però soltanto a livelli avanzati di apprendimento, pena la esecuzione di "compitini", assurdi, vacui quanto imitativi.
Per ciò che riguarda le prove da sostituire al tema di italiano nell'ambito delle esercitazioni alla "produzione" della lingua scritta, il criterio fondamentale di scelta è quindi la "loro corrispondenza a momenti dell'uso reale del linguaggio". L'osservazione delle varie forme e stili della lingua scritta nella vita sodale suggerirà una serie di modelli di esercitazioni da far eseguire in classe: oltre i già citati (articoli, saggi, editoriali, lettere al direttore) si possono fare numerosi esempi, tra i quali:
- lettere: formali e informali, con particolare attenzione alle variazioni di stile a seconda dell'interlocutore e degli scopi che ci si propongono; lettera a un amico o a un parente, ad una persona con cui non si è in rapporti dì familiarità; lettera di reclamo alla società telefonica, all’ENEL, ecc.; lettera al direttore di un giornale (su un argomento che l'allievo trova interessante trattare, oppure di commento a un articolo di un quotidiano) e così via:
- inchieste giornalistiche (di quartiere, o relative a qualsiasi altra comunità delimitata: per esempio la stessa comunità scolastica, o altra, su un argomento specifico o su una batteria di questioni);
- telegrammi (di auguri, di protesta, di richiesta o di via di ecc. ccc ); domande di lavoro; istruzioni (o richiesta di istruzioni) per l'uso di una macchina; istruzioni per la esecuzione di un lavoro, di un gioco ecc; preparazione di un questionario;
- verbale di una riunione; relazione di una assemblea (consigliando eventualmente di prendere appunti durante lo svolgimento); relazione su una lezione ascoltata, su un lavoro svolto, su un esperimento fatto in laboratorio o nel gabinetto di Fisica o di Chimica; descrizione e resoconto dall'esperimento, eventualmente con riferimento ai presupposti e alle implicazioni teoriche dello stesso; redazione di avvisi, manifesti, volantini, ordini dei giorno: sviluppo e riordinamento degli appunti da una lezione, da una conversazione, ecc.
La esecuzione di ciascuna delle prove suddette dovrebbe naturalmente essere preceduta da un periodo di addestra mento sulla varietà linguistica e sullo stile che comporta.
È ovvio infine che sarà sempre opportuno trovare dei momenti della vita scolastica in cui gli allievi siano lasciati liberi di esprimersi, sia oralmente sia per iscritto, con le forme e nei modi che meglio corrispondono alle loro esigenze e al livello di maturazione inerente all'età raggiunta: si tratterà però sempre, pensiamo, di non pretendere di fare eseguire "a comando" prove di scrittura che esigono per essere valide, appunto una libera scelta di momento e di argomento».