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22/10/2025

Le norme nella professione docente: una consapevolezza imprescindibile

a cura di redazione

Con questo contributo a più mani si apre sulla rivista uno spazio di confronto sulla legislazione e la normativa scolastica a sostegno della riflessione sui cambiamenti in atto nel vigente sistema educativo. Il gruppo è nato nel Novembre 2024, durante il coordinamento nazionale del CIDI svoltosi a Vico Equense.

È nostra convinzione che nessun provvedimento possa essere analizzato se non in rapporto al contesto in cui prende forma, particolarmente necessario in questa fase in cui sembrano mancare spazi e tempi di lettura condivisi e di interpretazione delle norme. Vorremmo provare ad accompagnare e sostenere, da insegnanti fra gli insegnanti, le scelte culturali e metodologico – didattiche delle istituzioni scolastiche a cui tutti i provvedimenti legislativi fanno riferimento.

Siamo in una fase particolarmente delicata di cambiamento, caratterizzata da una frenetica e capillare iniziativa legislativa, che mette in discussione i principi su cui il nostro sistema educativo si fonda, anzitutto la libertà di insegnamento e il diritto all’apprendimento e la scuola come luogo di costruzione della società giusta. Riteniamo, infatti, che la consapevolezza rispetto al sistema normativo e ai singoli provvedimenti, in vigore o da emanare, sia necessaria per tutta la comunità professionale impegnata a costruire percorsi di insegnamento – apprendimento significativi, giacché l’insegnante è una figura di intellettuale in azione, con una responsabilità civile altissima e non può trascurare il sistema di norme che regola il suo operato.

Nella prospettiva della scuola democratica, le norme vanno interpretate e ricondotte a scelte professionali coerenti con quell’idea di scuola per l’apprendimento e la cittadinanza, soprattutto quando esse introducono nella prassi didattica novità di rilievo, in controtendenza rispetto cultura e alla storia della scuola democratica.

Il glossario che segue, che non pretende di essere esaustivo e che arricchiremo periodicamente, intende proporre a chi vorrà utilizzarlo nelle sedi di confronto deputate (collegio docenti, consigli di classe, dipartimenti disciplinari, gruppi di lavoro), o anche nelle scelte professionali individuali, un primo elenco di temi rilevanti nell’insegnare e nell’apprendere.  

I provvedimenti legislativi esaminati si succedono in ordine cronologico, da quelli già emanati a quelli solo annunciati, e riguardano l’intero percorso educativo e scolastico dalla nascita all’età adulta.

  1. L’Orientamento scolastico è Il tema prescelto per avviare questa riflessione. Il riferimento normativo è il D.M. n. 328/22, emanato dall’attuale Ministro dell’Istruzione e del merito (missione 4 del PNRR), che ha introdotto novità di rilievo in materia rispetto a quello vigente in precedenza (Direttiva n. 487/97).  Esso riconduce l’orientamento ai momenti in cui gli studenti compiono scelte di studio, senza evidenziare il valore formativo prospettico delle discipline; nel provvedimento prevale il principio della personalizzazione con riferimento alle eccellenze e ai talenti; si introducono le figure del tutor e dell’orientatore al fine di agevolare il passaggio da un ciclo all’altro in ragione delle loro caratteristiche individuali.
    La scelta di cui sopra ci sembra sottragga al consiglio di classe la funzione formativa delle attività curricolari ed extracurricolari in materia di orientamento. Esse assumono un carattere prevalentemente informativo, ripristinando il consiglio di orientamento a conclusione della secondaria di primo grado, quasi a sostenere che la scelta dei percorsi di studio successivi sia definitiva. A ciò si aggiunge, per completare il quadro, l’introduzione del “portfolio” e del “capolavoro”, evidentemente funzionali essenzialmente al mercato del lavoro e non allo sviluppo generale di ciascuna persona.
    Noi pensiamo che nell’età dell’adolescenza, dove si compiono le prime scelte andrebbero sostenute tutte le attività connesse all’orientarsi, rintracciabili nel curricolo di scuola piuttosto che quelle destinate all’orientare precocemente e in modo definitivo a 14 anni. L’orientamento a scuola non è una mera attività informativa, soprattutto se svuota le istanze culturali che hanno portato l’obbligo di istruzione a 16 anni. Tutte le attività del primo biennio della scuola superiore vanno ricondotte alla possibilità di rivedere le scelte che, come è noto, proprio nel primo biennio della scuola superiore, in ragione dell’età degli studenti, andrebbero confermate. Emerge, di fatto, una scelta orientativa che si propone di selezionare, diversificare, dividere gli studenti fin dai 14 anni di età.
  2. “Disagio” ci sembra la parola più adeguata  per sostenere le nostre osservazioni in  riferimento a tutta la normativa che, negli ultimi tre anni, ha incrementato il modello securitario, per affrontare la questione dei comportamenti nei contesti scolastici:  dal cosiddetto decreto Caivano all’introduzione del voto di comportamento, dalla L. n 80/25 alle modifiche recenti allo Statuto delle studentesse e degli studenti. Norme che sono alimentate dalla convinzione che il rigore come criterio universale, l’umiliazione, come si è malamente espresso il ministro Valditara all’inizio del suo mandato, sia generatori di “buona educazione”. I minori sono stati spesso definiti untori, soprattutto quelli che vivono nelle periferie urbane, in aree a rischio educativo.
    Il riferimento a rigide norme di comportamento è presente anche nelle Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica, campo disciplinare sottratto all’idea originaria di formazione dell’uomo e del cittadino; una impostazione in cui è evidente una visione dell’adolescenza colpevole perché potenzialmente trasgressiva, sottoposta alla riparazione delle proprie mancanze con un elaborato di ravvedimento o certificando proprie attività di cittadinanza solidale. Scelte che non corrispondono a una reale presa in carico dei divari strutturali e culturali che emergono dai dati di contesto e dai fatti di cronaca né da una reale attenzione alle fragilità e alla plasticità tipiche dell’età dell’adolescenza.
  3. Che ne è dell’Ordinamento scolastico?  La revisione degli ordinamenti avviata con la legge che ha introdotto la filiera formativa tecnologico - professionale (L. n. 121/24), proseguita con gli interventi sul liceo socioeconomico con un rafforzamento del Made in Italy e del ruolo imprescindibile del mondo economico e produttivo, indipendentemente dal contesto territoriale, regolata con la proposta di riduzione di un anno del percorso scolastico superiore (il modello 4+2). Tutti i provvedimenti introdotti insistono sulla personalizzazione e sui talenti, sul mercato del lavoro con una curvatura che vede la presenza a scuola di figure professionali provenienti dal mondo delle imprese, fin nella fase della progettazione curricolare.  Abbiamo fondate ragioni di credere che tali provvedimenti, unitamente a quelli che hanno introdotto i percorsi di formazione - lavoro e quelli che orientano gli interventi educativi sulle competenze non cognitive, possano determinare una ulteriore separazione fra i percorsi liceali e quelli tecnico - professionali, già vistosamente distinti nelle finalità e nei Profili di uscita, a suo tempo definiti dal ministro Gelmini e impoveriti nel tempo scuola in nome del contenimento della spesa pubblica. Una problematica che va ricondotta, a parere del nostro gruppo, a una riflessione complessiva sui percorsi di istruzione superiore anche analizzando la ricaduta del riconoscimento dei percorsi quadriennali di istruzione – formazione professionale in capo alle Regioni, una alternativa ai percorsi di istruzione a scuola, prevalentemente scelti dagli studenti più deboli.
  4. La riscrittura dei Curricoli scolastici coerente con il modello culturale prescelto a cui fanno riferimento gli esperti consultati dall’attuale ministro impone una riflessione complessiva sul sapere della scuola alla luce dei cambiamenti proposti. Il cammino intrapreso sul finire degli anni ‘90, a far data dall’attribuzione dell’autonomia alle istituzioni scolastiche, interrotto con l’introduzione di Piani di studio personalizzati e poi ripreso con le Indicazioni nazionali del 2007 e del 2012 rischia di essere ancora una volta interrotto con le Nuove Indicazioni 2025 mentre già si annunciano quelle per il secondo ciclo.
  5. Con riferimento alle Indicazioni Nazionali per il Primo Ciclo del 2025, in attesa dei chiarimenti richiesti dal Consiglio di Stato, che ha sospeso il parere sul regolamento intervenendo nel merito sulla legittimità del provvedimento, rimandiamo alla raccolta di posizionamenti fortemente critici argomentati a cura di associazioni, società scientifiche, singoli esperti o esperte, presente su questa rivista.
  6. È in atto un ridimensionamento delle Linee pedagogiche 0-6 emanate nel 2021 in attuazione del Dlgs. n. 65/17, particolarmente rilevanti sul piano pedagogico e istituzionale. Le nuove Indicazioni fanno solo cenno a questa prospettiva riprendendo termini desueti che tradiscono l’impianto culturale complessivo di chi ha pensato ai servizi educativi per la prima infanzia come a una occasione di sviluppo nella relazione fra pari e con adulti. Né sembra irrilevante nel caso della primaria, fin dal primo biennio, la legittimazione del voto in ciascuna disciplina con evidenti rischi di secondarizzazione e di selezione.

Rosanna Angelelli  - CIDI Roma

Viviana Conti  - CIDI Palermo

Mariella Ficocelli – CIDI Pescara

Maria Gagliano  - CIDI Torino

Ivana Galli – CIDI Cosenza

Caterina Gammaldi  - CIDI Cosenza

Sara Giammarino – CIDI Pescara

Maria La Verghetta – CIDI Milano

Rosamaria Maggio – CIDI Cagliari 

Antonio Maiorano – CIDI Napoli

Valentina Mennuni – CIDI Rimini

Franca Rossi  - CIDI Perugia

Cristina Scaperrotta – CIDI Napoli